LA SCOMMESSA DELLA “DECRESCITA FELICE”
di Paolo Abbate | BlogNel castello medioevale di Pollica Serge Latouche ha illustrato la sua tesi della decrecita, ovvero della necessità ormai irrinunciabile ad aspirare a una migliore qualità della vita..
Pensare infatti che il benessere dell’uomo e della natura sia la crescita dei consumi – che ha purtroppo radici lontane – si è rilevato una follia, che ci ha precipitato nell’insoddisfazione del consumare sempre di più e nella distruzione della Natura, la casa di tutti.
L’80% dei beni immessi sul mercato – afferma Latouche – sono utilizzati una sola volta prima di finire nel secchio della spazzatura. Oggi i paesi ricchi producono 4 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno che avvelenano l’aria, l’acqua, la terra e… l’anima.
Chi ci ridarà la bellezza delle città e dei paesaggi, la purezza delle falde freatiche che ci forniscono l’acqua potabile, i fiumi trasparenti e oceani puliti, l’aria buona da respirare, il sapore degli alimenti che mangiamo? A l’ umanità, naturalmente, ma anche a tutti gli esseri viventi.
Nel ‘700 si tagliava la testa ai re e ai tiranni che toglievano il benessere e la libertà ai loro sudditi per soddisfare i propri. Ma adesso a chi tagliare la testa? Alle banche, ai mercati?
L’idea di decrescita nasce dunque dalla consapevolezza della crisi ecologica sia dalla critica della tecnica e dello sviluppo. D’altronde è ormai una necessità, non una moda. O cambiamo oppure ci teniamo – cosa impensabile – il cambiamento climatico, la fine della biodiversità, l’inquinamento e altro ancora.
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