Perdita di biodiversità, Il Codacons diffida il parco nazionale
di Paolo Abbate | BlogQuel lungo tratto di costa che si apre dal promontorio di Palinuro fino a Marina di Camerata è ricca di cale, di grotte preistoriche, di spiagge con boschi di pini d’Aleppo, di dune sabbiose.
Siamo naturalmente nel parco nazionale del Cilento, patrimonio dell’Umanità, dove si trovano Siti di importanza comunitaria, ricchi di biodiversità.
La Cala del Cefalo ad esempio presenta un’area dunale con più di 56 specie vegetali, tipiche della sabbia, alcune delle quali endemiche.
Ebbene lo sfruttamento sconsiderato del turismo balneare ha compromesso questa area, tanto che fu richiesto un procedimento d’infrazione alla Commissione europea. Infrazione poi riconosciuta e l’Italia ne fu pesantemente penalizzata.
Il Piano di gestione della Cala del Cefalo permise in seguito una tutela del Sic, con la costruzione di recinzioni, in parte distrutte, e passerelle in legno sulla duna. Tuttavia si assiste da qualche tempo a perdita di biodiversità sebbene il D.P.R istitutivo del Parco nazionale del Cilento e V.D. fa preciso divieto “di introdurre in ambiente naturale specie, razze e popolazioni estranee alla flora spontanea e alla fauna autoctona”.
La biodiversità è infatti minacciata in tutti i paesi dall’introduzione da parte dell’uomo di specie aliene, che alterano gli equilibri degli ecosistemi naturali, evolutisi in migliaia di anni. Per questo si è appena concluso l’Anno della Biodiversità in tutto il pianeta, per celebrare, e sensibilizzare, l’importanza del problema.
Dove se non in un Parco naturale si deve tutelare costantemente il patrimonio di habitat naturali e di specie autoctone come quello esistente nella Cala?
Tuttavia, si riscontra purtroppo un aumento consistente di piante non autoctone di una varietà gigante di mimosa su la duna protetta della Cala del Cefalo, area Sic e Zps, nel Parco nazionale.
Partita sicuramente dal “giardino” sotto la rupe (area Sic) della discoteca Ciclope, ricavata in una grotto preistorica di 400.000 anni fa e distante poco più di 50 metri dalla duna, sta velocemente infestando l’area cespugliata e boscata della Cala, e tende a soppiantare o soffocare la flora di essenze spontanee caratteristica delle dune, composta da specie antiche anche di 100 e più anni.

Il “giardino” della discoteca il Ciclope
La mimosa, con le sue numerose specie, proviene dal continente americano ed è considerata a tutti gli effetti una pianta ornamentale. Pur tuttavia è stata introdotta nel suddetto giardino con altre specie aliene come l’eucalipto, la bouganville , la palma, l’oleandro, e velocemente diffusasi sulla duna, grazie alla sua capacità invasiva.
L’importanza della protezione della biodiversità della Cala è largamente pubblicizzata anche su i numerosi tabelloni del Parco collocati sui “sentieri natura”, previsti dal Piano di gestione, costato per ora più di 150.000 euro - e in parte già sottoposto in vari punti ad atti vandalici.
L’Ente parco avvertito del danno ambientale rispondeva a una preoccupata segnalazione di impegnarsi al più presto a difendere la biodiversità con una nota ufficiale (aprile 2011) che riportiamo di seguito.
“Il problema dell’invasione di specie aliene riguarda anche la spiaggia di Cala del Cefalo, ricadente nel SIC “Scoglio del Mingardo e Spiaggia di Cala del Cefalo”, e oggetto di interventi di protezione degli habitat dunali tramite il progetto LIFE Natura “Cilento in Rete”, che si è concluso a dicembre 2010. Gli habitat dunali sono fra quelli più rari e a rischio di estinzione nel Parco a causa delle attività antropiche. Gli interventi realizzati con il progetto LIFE erano finalizzati a consentire una fruizione turistica sostenibile dell’area senza comprometterne gli elevati valori naturalistici.
Sulla duna di Cala del Cefalo sono presenti vari nuclei di mimosa, albero ornamentale originario dell’Australia e introdotto in Europa quasi due secoli fa, la cui espansione mette a rischi i fragili habitat dunali, soprattutto quelli retrodunali.
Per contrastare il problema, l’Ente Parco, a seguito di vari sopralluoghi effettuati dai suoi tecnici, ha avuto la disponibilità della Comunità Montana Bussento-Lambro e Mingardo, per collaborare alla soluzione del problema. Le operazioni di eliminazione delle mimose verranno effettuate in modo tale da non danneggiare la flora dunale presente.”
Ebbene, è passato un anno, sono stati avanzati esposti e segnalazioni, gli alberi di mimosa presentano già i primi accenni di fioritura e l’Ente parco non si è ancora attivato.
Pertanto il Codacons regionale ha inviato una diffida al Parco.

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