MERRY CRISIS AND HAPPY NEW FEAR
di Paolo Abbate | Blog(Libera traduzione: ben venuta questa crisi di sistema con i suoi sacrifici se ci costringe al cambiamento)
Clima impazzito, inquinamento del pianeta, dipendenza dal petrolio. Un disastro ecologico che tutti ormai percepiamo, viviamo, temiamo, ne parliamo, ma non sappiamo come uscirne, come salvarci.
Un momento: forse quella grossa scritta di sconosciuto sul muro del municipio di Sapri ci dà lo spunto necessario. Non sapeva di scrivere qualcosa che sarebbe divenuta attuale, ovvero che spinti dalla paura di soccombere si ricorre a una decrescita felice da realizzare in un 'ecovillaggio', dove si potrà “creare una collettività autosufficiente dal punto di vista energetico, idrico ed alimentare, basata sui principi del 'mutuo soccorso' fra gli eco-abitanti e la condivisione di beni e servizi per ridurre il costo della vita”.
Un'azione concreta, dunque, in risposta alla crisi economica, culturale ed ambientale che caratterizza i nostri tempi.
Questo tipo di risposta si sta creando un po’ dovunque, ma il progetto che si sta realizzando nel comune di Subbiano (AR) è veramente interessante.

“Un eco-villaggio sorgerà su una vallata di 34 ettari, a 470 mt. s.l.m., e potrebbe ospitare fino a 30/40 nuclei familiari. Si tratta di una vallata protetta situata proprio al centro di un 'ferro di cavallo protettivo' che vede gli appennini a nord con il parco nazionale delle foreste casentinesi, l'alpe di Catenaia ad est, il Pratomagno ad ovest.
Dunque è un progetto di 'ecovillaggio di transizione' basato sui principi della permacultura, del cohousing e della decrescita felice.
“Per cohousing (da più di 50 anni collaudato in tutta Europa e recentemente di grande diffusione anche in Italia), si intende una modalità abitativa improntata alla solidarietà, al risparmio delle risorse, all’attitudine all’autosufficienza, al rispetto della natura e alla condivisione. La permacultura invece unisce la creazione di insediamenti umani sostenibili ad un sistema di riferimento etico-filosofico ed un approccio pratico alla vita quotidiana”.
Per Transizione si intende traghettare la società dall’attuale modello economico responsabile di un consumo incontrollato delle risorse, a un “nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza”.
E quando se non ora abbiamo bisogno di resilienza? Termine, questo, preso in prestito dall’ecologia che significa “capacità di un sistema di adattarsi e sopravvivere a eventi esterni anche di tipo fortemente traumatico come la indiisponibilità di energia e di risorse”.
Una nuova Arca sembra proprio che sia in costruzione per i giusti. Tutti gli altri, che imperversano a distruggere il pianeta, giustamente periranno.
Paolo Abbate
fonte il Cambiamento 25 nov 2011
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