Gelo polare e riscaldamento globale
di Paolo Abbate | BlogLe alluvioni distruggono paesi , colline franano, muoiono uomini e animali. Il tutto grazie alla cementificazione selvaggia. La lezione però è stata capita così bene che continuiamo a costruire senza freno ancora sui monti, sui margini dei fiumi o sopra di essi, tagliamo boschi.
Adesso arriva il grande freddo, un inverno polare. Città paralizzate, paese isolati, morti congelati che investe anche i paesi meridionali. Amici di Torino e addirittura di Monaco di Baviera mi invidiavano. Beato tu che stai al Sud, con quegli inverni tiepidi – dicevano. Adesso però si sono ricreduti, guardando la televisione.
Gli amministratori, poi, delle città più colpite si palleggiano le responsabilità con la Protezione Civile per i mancati interventi per le , secondo loro, emergenze imprevedibili. Ma ormai non si possono considerare più tali.
Sembra un paradosso, ma secondo uno studio tedesco “l'inasprimento del gelo invernale sarebbe provocato proprio dallo scioglimento dei ghiacci artici”. Infatti lo scioglimento estivo della calotta del polo Nord modifica la circolazione atmosferica artica.
Un abbondante ritiro dei ghiacci sul Polo Nord, come avvenuto negli ultimi anni, provoca due effetti importanti. ”In primo luogo il ritiro dei ghiacci mette in luce l’acqua oceanica. Quest'ultima è molto più scura dei ghiacci e anche per questo assorbe molto più calore riscaldandosi così maggiormente. Inoltre, a causa della ridotta estensione dei ghiacci, il calore presente nell'oceano viene rilasciato nell'atmosfera, in particolare in autunno e in inverno. L’aria riscaldata tende a salire rendendo instabile la colonna atmosferica e alterando i meccanismi che regolano la pressione e la circolazione dell’aria”.
Inoltre “la differenza di pressione – secondo i calcoli degli esperti - con la minore estensione dei ghiacci durante l’estate artica è indebolita durante l’inverno seguente, dando così modo all’aria fredda artica di spingersi fino alle medie latitudini “. Italia compresa.
Ma ancora. In uno studio di un gruppo di ricercatori americani pubblicato su Environmental Research Letters, si sostiene l'esistenza di un legame tra il raffreddamento invernale e lo scioglimento record della calotta artica marina.
“il crollo delle temperature invernali è da mettere in relazione con il forte riscaldamento cui sono state sottoposte le regioni artiche nei mesi di luglio, agosto e settembre (riscaldamento poi proseguito anche in autunno) e che ha causato lo scioglimento record”.
Catastrofisti? Maledette Cassandre anche loro? Crediamo proprio di no anche se la stampa, la televisione non ne fanno cenno. A loro interessa solo la cronaca dei fatti catastrofici e forse temono, sotto dettatura, di non spargere la paura e la decrescita dei consumi. E soprattutto “quel flusso di energia e materia che quotidianamente entra ed esce dagli agglomerati urbani.”

Fonte Ansa.it (11- 2-12) - il Cambiamento
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