“I governanti regionali, impegnati a sistemare i conti disastrati della sanità, promettevano in campagna elettorale di “non mettere le mani nelle tasche dei cittadini campani”.
Sono stati di parola: non hanno aumentato le tasse, né hanno aumentato l’accise sui carburanti (vedi precedenti amministratori) ma più cortesemente hanno introdotto i
ticket sanitari così che il cittadino campano potesse dare il proprio contributo al risanamento della sanità.
Persone anziane, disabili, invalide si sono ritrovate, insieme a tutti gli altri, a pagare il ticket per l’assistenza farmaceutica, termale, specialistica ma anche per il pronto soccorso ospedaliero. Situazione paradossale poiché non accompagnata da una reale riforma strutturale del welfare e della
sanità campana.
Il governatore della Campania, Stefano Caldoro, a proposito dei ticket il 21 dicembre 2011 dichiarava: «Va rivisto il sistema di pagamento del ticket sanitario e va fatto a tutela dei più deboli, quei cittadini che non possono pagare. Occorre rivedere meglio le fasce di reddito perchè deve pagare chi ha di più, verificare quanti familiari e anziani ci sono a carico».
Puntuale il 31 dicembre con il decreto commissariale 90 – a firma del Commissario ad Acta – venivano prorogate le misure di compartecipazione alla spesa previsti dai decreti 50, 51, 52 e 53 del 27 settembre 2010. Non è tutto, si prospettano, infatti,
ulteriori rincari dei ticket.
L’aumento potrebbe essere pari al
20 per cento: per le visite specialistiche si pagherebbero tra 66 e 70 euro; per i codici bianchi del pronto soccorso si passerebbe da 50 a 60 euro; la ricetta per le cure termali salirebbe a 12 euro mentre tra ricetta e farmaco si spenderebbero in media circa 4 euro contro i 3,50 di oggi. La nostra preoccupazione è che i cittadini campani si vedano costretti a lesinare sui beni primari e dover scegliere tra salute, pagamento delle utenze, dei mutui, assicurazione auto, IMU, TARSU e chi più ne ha più ne metta. Quando il cittadino è costretto a fare scelte del genere vuol dire che chi governa, chi amministra dovrebbe riflettere e porsi molti interrogativi. Se andate al Comune vi diranno che la colpa è della Regione, alla Regione che è del Governo centrale, al Governo dell’Unione Europea …. Io considero tutto questo si chiama scaricabarile e attribuire le colpe ad altri non ci solleva dalle nostre responsabilità. In questo contesto si innesta la criticità sollevata dal decreto 77 e non certo risolta dalla Delibera di Giunta n. 50 del 28 febbraio 2012.Delibera che se mai ce ne fosse bisogno, attesta la miopia dell’azione regionale. Complicare le procedure, costringere i comuni a dotarsi di un ulteriore ufficio semplicemente per operare una partita di giro è assurdo ma non quanto sperare di fare cassa con le persone disabili e disagiate. La regione chiede la compartecipazione alla spesa delle prestazioni sociosanitarie ad anziani non autosufficienti e a persone gravemente handicappate dimenticando che il reddito delle loro famiglie è mediamente più basso proprio per il costo assistenziale che si devono assumere. Nella stessa delibera la regione in riferimento alle modalità di compartecipazione prevede modalità diverse per il biennio 2010 – 2011, l’anno in corso e l’anno che verrà. Delle tre solo la prima modalità: “la regione rimette direttamente alle ASL la quota dovuta dai comuni” è chiara.
In seguito a tutto ciò si è costituito un movimento culturale “Comitato Decreto 77” che auspico possa non soltanto rafforzarsi ma diventare un punto di riferimento permanente per coloro i quali operano direttamente o indirettamente nel settore socio-assistenziale”.
C.Stampa - Salvatore Parisi, Coordinatore regionale dell’Anffas (Associazione nazionale di famiglie di disabili intellettivi e relazionali di Salerno)