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MA CHE C’E’ VERAMENTE NELLA SCATOLETTA DI TONNO?

📅 martedì 20 marzo 2012 · 📰 AmbienteCilento

scatoletta di tonno generica
Credits Foto OpEd

foto autoredi Paolo Abbate | Blog

165 scatolette di tonno, provenienti da 12 Paesi, europei e non, tra cui l’Italia sono state analizzate in laboratorio da Greenpeace. Le scatolette analizzate appartengono tutte a marche molto popolari sul mercato mondiale. Tra le altre Nostromo, Mare Aperto STAR, Riomare e Carrefour . In Italia se ne consumano 140 mila tonnellate l’anno.

Inoltre volontari della ONG sono entrati in 173 punti vendita italiani, analizzando più di 2000 scatolette di tonno in mostra sugli scaffali. Il risultato è che solo il 7% di queste fornisce indicazioni precise sull'area di pesca. Nel 97% dei casi il metodo di pesca non è indicato. Il nome della compagnia, poi, che ha inscatolato il tonno è presente nel 39% dei casi e il Paese dove la lavorazione è avvenuta nel 59%.


Una scatoletta su tre contiene specie differenti di tonno mescolate insieme o diverse da quanto indicato in etichetta o che possono variare a seconda del lotto di provenienza. Mescolare due specie diverse di tonno nella stessa scatoletta è una pratica illegale in Europa.
Perché il metodo di pesca è dichiarato solo sul 3% delle scatolette, mentre su nessuna è indicata la data di cattura? Semplice, perché è diffuso il ricorso a metodi di pesca distruttivi come i FAD, oggetti galleggianti che permettono la cattura di esemplari giovani di tonno ma anche tartarughe, squali e altre specie in via di estinzione.
L'utilizzo dei FAD sta distruggendo l'ecosistema marino conducendo gli stock di tonno verso il collasso
Alcuni Paesi stanno cercando di migliorare questa situazione. In Inghilterra, ad esempio, tutti i più importanti marchi di tonno e delle maggiori catene di supermercati hanno deciso di utilizzare solo tonno pescato con amo e lenza e senza metodi di pesca insostenibili come i FAD.
Perché l’Italia non può fare altrettanto? Fornire i dati in etichetta è possibile anche in Italia, se vi è la volontà dell'azienda ad essere trasparente.


Greenpeace sostiene che l’industria del tonno e le grandi catene di distribuzione debbano garantire subito la piena tracciabilità e trasparenza ai propri consumatori e ripulire i prodotti da specie a rischio, impegnandosi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile. Solo così si potranno realizzare cambiamenti positivi anche in mare.
Greenpeace ha pubblicato la terza edizione di Rompiscatole, la classifica sulla sostenibilità che prende in considerazione 14 aziende italiane rappresentative dell’80% del mercato nazionale. Anche questa volta, al primo posto si colloca Asdomar.
Agli ultimi posti della classifica si trovano il tonno Nostromo, MareAperto STAR e Maruzzella che, ad oggi, non hanno adottato nessun criterio che garantisce ai consumatori che il tonno non arrivi da una pesca distruttiva.
Insomma, non comprando ad occhi chiusi ma consultando sempre l’etichetta possiamo sapere cosa si mangia e soprattutto si contribuisce in modo determinante a non distruggere le risorse del pianeta.

Notizie e dati estratti da Il Cambiamento – 19 marzo 12

Paolo abbate

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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