Resti bruciati di tre barconi sul ciglio di torrente

Proprio sul ciglio di un torrentello che scende dal Bulgheria, il Pantana-Ceraso, esistono ancora dopo 11 anni i resti di tre barconi incendiati sul porto di Scario.

Siamo nel 2002 quando la cittadina balneare “si svegliò con un acre odore di bruciato e con la sorpresa delle tre barche della ditta Le Caravelle in fiamme”. La cosa creò molto scalpore perché subito si pensò a una classica faida di comune, perché a Scario esistevano due ditte adibite al trasporto di turisti con grossi barconi alle cale della Masseta.

Seguirono indagini, processi, richieste di condanne, assoluzioni per mancanza di prove e una sommossa popolare per “la preoccupazione che i resti incendiati potessero creare danni alla salute”.

Proprio in seguito della protesta questi pericolosi resti abbruciacchiati di lana di vetro, ferro, lamiere furono trasportati dove ora si trovano, come che su questo ciglio di ruscelletto non fossero dannosi per la salute e per la natura.



Questa località denominata Gianpaolo un tempo ricca di macchia mediterranea e affacciata sul golfo di Policastro, “da oltre dieci anni viene sventrata da scavi e deturpata da incendi e rifiuti di ogni genere”, si legge in un articoli del 2007 di Mario Fortunato. Proprio dopo le denunce degli organi d’informazione scattarono le indagini e i sequestri per bloccare gli scempi ambientali.

Purtroppo ancora il degrado è evidente su tutta la zona. E forse per questo il ciglio del ruscelletto è stato scelto da ignoti (ma non troppo) vandali come discarica delle tre “caravelle” incendiate di cui i cittadini e villeggianti di Scario se ne liberarono prontamente.

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