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Erosione della costa cilentana: che fare?

📅 sabato 5 maggio 2012 · 📰 AmbienteCilento

erosione costiera cala cefalo abbate 02
Credits Foto OpEd

foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Tempo fa, prima della costituzione del Parco nazionale, da una zona di duna di Cala del Cefalo si cavava sabbia in grande quantità, tanto che si è formato un esteso avvallamento dove , per la vicinanza alla falda acquifera dolce, sono nate anche essenze non tipiche delle zone sabbiose, come l’acero . Invece la presenza d un habitat con numerose specie psammofile sul resto della duna, ha reso possibile istituire un sito d’importanza comunitaria, quindi un ecosistema naturale a protezione integrale.
Ma adesso si assiste alla presenza di numerose piante completamente secche, lungo tutto il fronte della pineta e nella conca citata, tra cui pini d’Aleppo. Alberi che sopportano la siccità, ma certamente non di affondare le radici nell’acqua salmastra. Infatti, secondo il nostro modesto avviso, con l’arretramento della linea di costa dovuta all’erosione della stessa, la falda salmastra , sulla quale galleggia la falda dolce, ha raggiunto non solo il fronte dunale ma anche questa zona avvallata della duna. Risultato: la morte degli alberi che affondano le radici nel terreno sabbioso.
Qualcuno tuttavia si è consolato e sfrutta a suo tornaconto il degrado dell’ecosistema naturale tagliando gli alberi secchi per farne legna da ardere. L’inverno passato, si sa, è stato piuttosto freddo.


erosione costiera parco


Ma cosa fare per contrastare il fenomeno dell’erosione della spiaggia, che ha portato via diversi metri di arenile, di duna e di pineta della cala? E’ noto che il moto ondoso asporta e deposita i sedimenti sull’arenile e che l’azione del vento accumula sabbia asciutta sui materiali organici portati dal mare, formando così le dune. L’apparato dunale è utilissimo per restituire alla spiaggia il materiale eroso, oltre che ospitare una ricca biodiversità vegetale e animale.
Quindi, quando si rompe questo equilibrio e la quantità d i sedimenti asportati è superiore a quella depositata, la linea di costa arretra. Lo sanno anche i bambini. Adesso associazioni di lidi balneari o semplici cittadini raccolgono firme per spingere la autorità ad intervenite per risolvere il problema. Barriere sommerse lungo la costa come quella di Capitello, “pennelli “ verticali alla costa, ripascimento con sabbia di riporto, barriere di massi frangi frutto? Insomma qualcosa che scongiuri questa maledizione che distrugge la crescita economica.
Ma, a ben vedere, quale la causa di questo fenomeno che a tanti appare come naturale ? Gira e rigira – sempre a nostro modesto avviso - c’è sempre lo zampino dell’Homo sapiens. Il pennello di Capitello ha determinato deposito di sabbia sulla destra e erosione violenta per mancato deposito sulla sua sinistra fino a distruggere la strada statale. I numerosi porti turistici hanno deviato le correnti marine, e per finire l’estrazione di sedimenti per l’edilizia dai fiumi ha determinato un mancato apporto dei medesimi al mare.
Se poi andiamo alla nostra Cala del Cefalo, si osservano diversi fattori antropici che hanno scatenato l’erosione, fino a mangiarsi la scarpata della strada provinciale. Il fronte dunale viene sistematicamente compromesso dall’istallazione di lidi amovibili ( veri e propri appartamenti) lungo l’arenile; i sedimenti organici asportati e bruciati sul posto : quei sedimenti cioè che servono per ricostruire la duna e la sua vegetazione psammofila ad opera del vento invernale e autunnale.
E per finire, il corso del fiume Mingardo, che sfocia sotto l’Arco naturale, è stato ripetutamente saccheggiato di sabbia da ditte private e da qualche anno viene sistematicamente sbarrato alla foce per tre quarti da una spiaggia artificiale ad uso privato.
Se queste cause sono attendibili, come crediamo, la soluzione è a monte. Riduciamole fino ad eliminarle, e l’equilibrio compromesso verrà restituito. Altrimenti rassegnamoci a vedere questa baia , tanto decantata, scomparire a poco a poco.

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