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Quel famigerato art. 20

📅 sabato 7 luglio 2012 · 📰 AmbienteCilento

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Credits Foto OpEd

foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Mi riferisco al Piano del Parco nazionale del Cilento e V.D., (d’ora innanzi PP) approvato e quindi funzionante dal 24 dicembre del 2009.

Non è cosa da poco conto, perché strumento essenziale che regola la vita del parco nazionale più grande d’Italia, patrimonio Unesco, Geoparco ecc ecc.


Insomma il PP è “strumento d’attuazione delle finalità del Parco” definite dalla legge quadro 394 del 1991 e dal DPR del giugno 1995. Sante leggi queste che prevedono sia la conservazione e tutela della Natura in tutte le sue forme e singolarità, sia la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici paesaggistici, nonché la promozione di attività di educazione e di ricerca scientifica. Insomma una sapiente “integrazione tra uomo e ambiente naturale”, considerato che il parco è estremamente antropizzato. Ahinoi! Ma questo è solo una mia esternazione preoccupata.

Ebbene, il PP insiste molto nei vari articoli su l’importanza della difesa del suolo, del paesaggio, su la conservazione delle risorse naturali, della biocenosi, ma anche della riqualificazione di ambienti degradati.






Ma ecco l’articolo 20. Parafrasando il poeta, si potrebbe dire: “galeotto fu l’articolo e chi lo scrisse”. Certamente – ci si può mettere la mano sul fuoco – è stato suggerito voluto scritto dai consiglieri del Parco la cui (quasi) maggioranza, 5 su 12, è costituita dai rappresentanti dei Comuni del parco. Vi sono tuttavia anche due rappresentanti delle associazioni ambientaliste (CAI e VAS) che potevano sollevare qualche perplessità, ma ci dicono che da tempo non rappresentino molto le istanze della natura.



Ma cos’è, cosa dice questo articolo 20? Parafrasando qualcuno, è una autentica “porcata” perché si gioca tutto sulla introduzione della deroga.

“In deroga a quanto previsto dai precedenti articoli , per le opere pubbliche e per le infrastrutture ed i servizi di pubblica utilità non altrove localizzabili, sono consentiti gli interventi di nuove costruzioni, di completamento, ampliamento, ristrutturazione e manutenzione strettamente necessari…” Naturalmente basta che siano “compatibili con le esigenze generali di tutela del Parco e delle sue risorse”. Il Parco, naturalmente, “potrà disporre al riguardo le verifiche di compatibilità e le valutazioni d’impatto ritenute necessarie”.

Dunque, è come si dicesse che gli articoli stabiliti in precedenza - questo significa derogare – erano soltanto buoni propositi: ma adesso si fanno i fatti.

Praticamente se si vuole edificare su una spiaggia, tagliare un bosco, navigare un fiume, fare un buco nella montagna e altro ancora occorre riferirsi all’articolo 20 che può permettere tutto questo basta che sia di utilità pubblica. Il Parco “potrà” (potrebbe) richiedere l’Impatto ambientale, la Valutazione d’incidenza. Ma se ha autorizzato il Centro studi migrazione uccelli, ecomostro su la rupe del Mingardo, l’ostello della gioventù a 5 piani, tutto arancione, nella valle, l’aggressione ai Sic su la foce del fiume, l’attuale Centro addestramento velico sul Porto del Fico a Pioppi!


Ma la lista delle offese al paesaggio, al consumo di suolo, alla spesa di denaro pubblico (fondi UE) non è certo finita. E l’Ente parco dov’era? Perché non si è accorto del grave impatto su l’ambiente?
Le amministrazioni locali si sono rese conto della pacchia arrivata. Fino adesso minacciavano di uscire dal Parco per i troppi “lacci e laccioli” che strozzavano secondo loro la crescita economica. Ma ora accortesi dello strumento a disposizione si stanno sfrenando con delibere , votate a maggioranza (vedi Centola , Ascea) volte a realizzare “interventi in itinere, in corso di realizzazione e da realizzare, di nuova costruzione per attività turistiche ricettive, presenti e da realizzarsi e non altrove localizzabili, quali: alberghi, motels, villaggi-albergo, residenze turistico-alberghiere, campeggi, villaggi turistici, alloggi agro-turistici, case ed appartamenti per vacanze ed
ostelli per la gioventù”.

Proprio come prevede il famigerato articolo 20.
“Finché la dura!” recita la nota storiella del signore che vede un serpente affamato che si mangia la coda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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