ROMA, 30 OTTOBRE 2013 – “Legge di stabilità? “Destabilizza” il comparto dei lavoratori statali! Tagliare i costi in maniera lineare, senza rendersi conto delle conseguenze a medio e lungo termine diventa un limite. Sul piatto della bilancia ci sono, da un lato i 1.5 miliardi di euro che il pacchetto delle norme sul lavoro degli statale dovrebbe far entrare nelle casse dello Stato fino al 2018, dall'altra una scure rappresentata da un blocco del turn over indiscriminato e da una serie di disposizioni che vanno a svalutare il lavoro dei dipendenti pubblici. A farne le spese saranno in primis le Autonomie locali e i cittadini, specialmente di piccola entità che con il blocco del turn over e delle risorse per la contrattazione, avranno seri problemi a garantire ai cittadini i normali servizi ma, soprattutto, migliaia di lavoratori vedranno modificate in peggio le loro condizioni di lavoro. Oltre al blocco delle assunzioni si parla anche del taglio del 10% degli straordinari e il prolungamento del pagamento delle liquidazioni o della cancellazione dell’indennità di vacanza per il biennio 2013/2014, così come perdurerà il blocco dell’avvicendamento tra vecchi e nuovi lavoratori, fino al 2018. Occorre trovare delle soluzioni che non facciano pesare solo sui dipendenti della PA l’onore di sgravare il comparto pubblico da spese che, in questo caso, non sono né superflui né inutili. Lavorare per la PA non può diventare un discrimine, per cui diventa lecito andare a togliere, in caso di esigenza, non dei privilegi ma dei diritti acquisiti. Senza ombra di dubbio, sarà necessario rivedere alcune di queste disposizioni, perché il punto non è togliere ad uno per dare all’altro ma garantire certezze e diritti ad ogni lavoratore indistintamente, che esso sia pubblico o privato”.