Oltre 2.000 iscritti su facebook per chiedere la chiusura del canile di Cicerale
Facebook sta davvero spopolando. Sono milioni gli iscritti a quello che è diventato il più popolare social network mondiale il quale, sta ormai diventa sempre più di frequente anche teatro per l'organizzazione di movimenti e battaglie a difesa di interessi più o meno importanti per la comunità.
Proprio su facebook è nato ad esempio il gruppo “Salviamo l'Ospedale di Agropoli” fondato dall'avv. Giovanni Basile e al quale sono ormai iscritti centinaia di utenti. Negli ultimi giorni, un altro gruppo sta riscuotendo grande successo, quello intitolato “Facciamo chiudere il canile La città del cane di Cicerale”. Sono finora tanti gli utenti che hanno deciso di condividere questa causa, sostenuta anche dall'Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali). E proprio dell'Oipa il messaggio che è ben visibile sul gruppo sopra citato e che evidenzia lo stato del canile di Cicerale.
E' dal 1980 che il canile Oasi San Leo “Canie Ciceralensis” costruito in Contrada San Leo (SA), sulle montagne di Cicerale del Cilento, vicino Agropoli continua a far mobilitare le associazioni animaliste di tutta Italia. Gli animalisti conoscono e denunciano il posto. Isolato sulle montagne, irraggiungibile. Conoscono e denunciano come si comportano le amministrazioni locali. I cani vengono raccolti nei comuni della Provincia di Salerno e di Avellino quasi sempre da personale non idoneo e non autorizzato. Non sono mai microchippati al momento dell’uscita dal comune di appartenenza, come richiesto dalla legge. Sono registrati con descrizione sommaria, trasportati in un furgone non idoneo e spesso insieme a corpi di cani morti. Portati in una struttura che somiglia ad un girone dell’Inferno dantesco, da dove ne escono solo sotto forma di polvere e cenere dai forni crematori. I comuni pagano spesso solo un fisso annuale semplicemente per la raccolta dei cani randagi (anche se docili, mansueti ed accuditi da qualche persona generosa) e non effettuano mai controlli sul posto, il che la dice lunga sul fatto che non c'e' alcuna possibilità che i cani vengano accuditi in questo lager. E' l'orrore degli orrori. Pagato con soldi pubblici. Il volontariato non esiste, le adozioni neanche, l’apertura al pubblico è preclusa, la pratica di aggiornare le schede sanitarie da parte della ASL è solo una utopia scritta su di un testo di legge. I registri di movimentazione (ingressi, uscite in adozione, decessi) e i sistemi di riconoscimento dei cani nei box, se anche esistono, non sono resi pubblici. Circa duemila animali sono stipati in recinti più o meno grandi, completamente abbandonati a loro stessi, coperti di parassiti, annientati dalle malattie. Lo stesso ingresso in canile è osteggiato dal proprietario e dall’unico operaio regolare in servizio. Il cancello della struttura non viene aperto neanche di fronte a proprietari che vengono a reclamare un proprio cane di famiglia catturato per errore. Le norme più elementari indicate dalle leggi vengono regolarmente disattese: mancano le aree contumaciali che dovrebbero ospitare gli animali malati, maschi interi sono mischiati nei branchi con femmine non sterilizzate, cuccioli insieme ad esemplari adulti, esemplari dominanti o aggressivi insieme a cani anziani, malati, remissivi. Da ricordare che a tutela degli animali vaganti esistono la Legge 281/91 (Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo), la legge regionale della Regione Campania n° 16/01 “Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo”, la Circolare numero 5 del Ministero della Sanità del maggio del 2001 di attuazione della citata legge nazionale, e la nuova legge contro il maltrattamento degli animali (Legge 189 del 2004). Già negli anni ’80, un servizio di “Striscia la Notizia” denunciò le gravi irregolarità. E sono anni che dalla Provincia di Salerno prima e poi da tutta Italia, semplici cittadini ed associazioni animaliste locali e nazionali denunciano il caso. Esposti alla autorità giudiziaria, e-mail di informazione, lettere aperte pubblicate sui giornali e sui principali siti Internet animalisti. Unico risultato all’attivismo degli animalisti è l’indifferenza totale, soprattutto da parte delle istituzioni. Sconosciuti i motivi di tale indifferenza ed insensibilità. Diverse le ipotesi avanzate in questi anni a giustificare l’immobilità pachidermica delle istituzioni sollecitate ad intervenire: dai legami ad organizzazioni malavitose locali, alla presenza di “talpe” nelle sedi istituzionali preposte alla ricezione delle denuncie. E così le denunce alla Magistratura e le regolari lettere alle autorità preposte ai controlli e alla vigilanza sono rimaste “lettere morte”. Come morti continuano ad essere i cani che per disgrazia cadono nelle reti di questi “commercianti”>>.
La situazione critica in cui versa, seconda l'Oipa il canile di Cicerale, di recente tornato alla ribalta della cronaca per un servizio di Striscia La Notizia, sta a cuore a tantissimi utenti (al 14 Gennaio 2.185) che non hanno esitato ad iscriversi e a lasciare i loro messaggi.
“Fuori i cani dai lager” grida qualcuno, e la parola lager si ripete in più occasioni nei messaggi degli utenti che sottolineano “meglio randagi ma liberi e felici...fuori da quel lager inumano”. Intanto anche la magistratura indaga sul canile.
Ma probabilmente spetterà ora ai giudici decidere quale sorte spetterà al Canile di Cicerale, ma soprattutto a tutti quei cani che al suo interno vivono.







