TEGGIANO - INAUGURATA SABATO SCORSO LA MOSTRA SUI “FATTI DI TRIESTE DEL 1953”
Una forte commozione, sabato scorso, ha pervaso gli animi dei partecipanti al convegno dal titolo "Teggiano, un secolo di storia italiana da Giovanni Matina a Giuseppe Morello", quando si è rievocato il sacrificio di Norma Cossetto e del teggianese Giuseppe Morello. La manifestazione ha ripercorso le radici dell'identità nazionale dall'epopea risorgimentale, attraverso la figura del "mazziniano impenitente" Giovanni Matina, fino alla restituzione di Trieste all'Italia, rievocando le figure della giovane Norma Cossetto, violentata e uccisa dai partigiani slavi, e dell'agente di polizia Giuseppe Morello, anche egli vittima delle foibe. Il convegno, moderato dal giornalista Silvano Olmi, ricercatore storico del Comitato 10 Febbraio, dopo il saluto di Michele Di Candia, Sindaco di Teggiano, ha visto una serie d'interventi. Commovente è stata la lettura da parte dell'attrice e autrice teatrale Maria Gabriella Macini dell'opera intitolata "Foibe. Monologo su Norma Cossetto". Il presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio Michele Pigliucci, ha ricordato che gli incidenti per Trieste italiana del novembre 1953 scoppiarono a seguito del divieto, da parte delle autorità militari inglesi, di esporre il tricolore sulla facciata del palazzo comunale. Questo gesto scatenò le proteste dei triestini, che scesero in piazza reclamando il ritorno della città all'Italia. L'avvocato Conantonio D'Elia, presidente del Circolo Sociale di Teggiano, ha ricordato la splendida figura e le importanti gesta del patriota teggianese Giovanni Matina, e il suo impegno per l'unità d'Italia. Il professor Carmine Pinto, docente di storia contemporanea all'Università di Salerno, ha evidenziato come, nel secolo passato, la violenza era un elemento della politica e della vita quotidiana e ha esortato i giovani ad accedere direttamente alle fonti storiche utilizzando i moderni media. Il giornalista Gianluca Squaccio ha ripercorso il dramma delle foibe e l'esodo degli istriani e dei dalmati dalle loro terre d'origine. Particolarmente commovente l'intervento di Giuseppe Morello, nipote dell'omonimo teggianese infoibato. "Mio zio è uno dei tanti eroi silenziosi - ha ricordato - era l'ultimo di otto figli e rimase orfano del padre all'età di due anni. Si arruolò, come tanti figli del Sud, nella Pubblica Sicurezza. Prima fu inviato a Milano e nel 1944 assegnato a Monfalcone. Della sua scomparsa la mia famiglia lo seppe da una lettera, ricevuta nell'estate del 1945, scritta da una ragazza con la quale mio zio aveva una relazione sentimentale. Era stato prelevato da militari jugoslavi e di lui si erano perse le tracce. Mia nonna Rosa non perse la speranza di riabbracciare il figlio e fino al 1967 mantenne intatta la sua parte di eredità. Nel 2006 - prosegue Giuseppe Morello - effettuando una ricerca su internet, venni in possesso di un elenco, consegnato alla Prefettura di Gorizia dalle autorità della repubblica slovena, contenente oltre mille nomi di italiani arrestati e gettati nelle foibe. In quell'elenco c'era anche il nome di mio zio. Finalmente - ha concluso Morello tra le lacrime - nel 2009, la repubblica italiana ha concesso una medaglia in ricordo del sacrificio di mio zio, un eroe silenzioso, un umile servitore dello stato". Anche il senatore Antonio Innamorato, cugino dello scomparso, è intervenuto ringraziando gli organizzatori e i relatori della manifestazione. Al convegno è seguita l'inaugurazione della mostra dal titolo "Trieste 1953. Gli ultimi martiri del risorgimento" che rimarrà aperta fino a venerdì 7 marzo 2014 , con orario 9.30-13.30 e 15-18, presso il complesso monumentale della Santissima Pietà di Teggiano (SA). Il taglio del nastro è stato effettuato dalla signora Monica Cimmino, moglie dell'avvocato Giuseppe Paladino, tragicamente scomparso l'11 agosto 2013 dopo aver salvato alcuni bagnanti in pericolo di vita. L'esposizione fotografica, realizzata dalla Lega Nazionale, intende ricordare le manifestazioni popolari del novembre 1953 dove persero la vita sei nostri connazionali che manifestavano per chiedere il ritorno all'Italia della città di Trieste.
C.STAMPA Comitato 10 Febbraio.





