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“Il clima è ingovernabile, anzi: ci governa”

19032015 art abbate 01
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giovedì 19 marzo 2015
foto autoredi | Blog
CilentoNotizie su GNews

Ero proprio a Firenze quando nella notte tra il 4 e 5 marzo scorsi nella riserva naturale di Vallombrosa si è abbattuta una tempesta di vento che è durata ore, abbattendo migliaia di alberi secolari. “Dal centro forestale si parla di 15.000, forse anche 20.000 alberi abbattuti compresi abeti ultracentenari sradicati, sollevati e mandati a terra da raffiche che hanno raggiunto i 150, 160 chilometri orari”. Anche a Firenze qualche danno si è verificato. Ma a Vallombrosa la foresta è stata devastata.

In questa foresta, su un monte “aspro e scoglioso”, si erge il monastero francescano della Verna, eretto proprio dove il Santo d’Assisi si recava per pregare e fare penitenza. Qui, nel settembre del 1224, San Francesco ricevette le Stimmate.

Nell'estate del 1224, infatti, San Francesco si ritirò sul monte della Verna per i suoi consueti periodi di silenzio e preghiera. Durante la sua permanenza “chiese a Dio di poter partecipare con tutto il suo essere alla Passione di Cristo, mistero di amore e dolore. Il Signore lo ascoltò e gli apparve sotto forma di serafino crocifisso lasciandogli in dono i sigilli della sua passione. Francesco divenne così anche esteriormente immagine di Cristo al quale già con il cuore e la vita tanto assomigliava”.

Non per niente il santo, patrono della natura, è così caro a gli ecologisti! Nella foresta vi erano numerosi alberi al tempo di Francesco, che i monaci hanno contribuito a far crescere e a moltiplicarsi. Adesso si trovano, o meglio si trovavano, “abeti bianchi di oltre duecento anni di età, alti più di trenta metri, faggi dai tronchi imponenti ricoperti di muschio, aceri montani, tigli, frassini, castagni, oltre a conifere piantate circa sessanta anni fa per produrre legname di pregio. Questo polmone verde è importante anche per molte specie animali, tra cui il picchio nero, l’astore, il falco pecchiaiolo, il lupo, l’istrice”.

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Ebbene, la foresta millenaria non ha retto all’uragano e la numerosa fauna selvatica ne è rimasta sconvolta. Qualcuno forse ancora crede che tutto ciò potrebbe anche essere considerato normale. Gli eventi catastrofici eccezionali il nostro pianeta li ha sempre visti, anche quelli di portata eccezionale, come questo. Ma ormai questi eventi si ripetono e si diffondono in modo incredibile.

La causa ormai è evidente: è l’aumento dell’effetto-serra, ma gran parte della gente sembra non accorgersene. “I segni inequivocabili dello squilibrio naturale e delle sue conseguenze ci circondano, ma continuiamo ad ignorarli come se niente fosse. Eppure negli ultimi tempi inizia a serpeggiare in una parte della popolazione una certa inquietudine. Un’inquietudine che è più evidente e marcata in chi vive a contatto della natura, tra i contadini, nei piccoli paesi, nelle montagne, dove le conseguenze del cataclisma sono più evidenti e tangibili” .

Questi fenomeni distruttivi avvengono dovunque nel mondo, anzi si moltiplicano enormemente devastando le praterie, i fiumi del centro Europa, i boschi italiani e spagnoli: nessuno è al riparo”.

Ogni mese si assiste a “eventi apocalittici come grandinate spaventose, venti da uragano, alluvioni, siccità devastanti, nevicate e gelate improvvise che si spingono fino a zone tropicali sterminando interamente la vegetazione e la fauna, non adattati a tali temperature.

Questi danni rendono fragili gli ecosistemi; le piante, indebolite dagli stress climatici e dall’inquinamento, contraggono malattie che si espandono a macchia d’olio, i parassiti si moltiplicano e la catena alimentare si altera”.

Avviene tutto ciò a causa nostra, ma sordi a questo “campanone da cattedrale che rimbomba”, ci tappiamo le orecchie e andiamo avanti dicendo “qualcuno dovrebbe fare qualche cosa”, come se quel qualcuno non fossimo noi.

(da Il Cambiamento - di Martino Danielli - 18 Marzo 2015)

p.a 18 marzo 2015

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