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OLIO DI PALMA SI’, OLIO DI PALMA NO

📅 sabato 25 giugno 2016 · 📰 AmbienteSalerno

25062016 foreste
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foto autoredi Paolo Abbate | Blog

“Le foreste dell’Indonesia ospitano 38 mila specie vegetali e oltre 2000 specie di uccelli e di mammiferi, gareggiando con l’Amazzonia in termini di biodiversità. Le isole indonesiane da questo punto di vista sono al secondo posto nel mondo”. Ma l’ingordigia di guadagno dell’uomo sta bruciando ogni ora una superficie di foreste pluviali equivalente a 300 campi da calcio per fare spazio alle piantagioni di olio di palma. Le isole indonesiane continuano a bruciare e sono circondate da dense nubi di fumo. Secondo il Wwf infatti 12 milioni di ettari di foreste indonesiane sono stati trasformati in coltivazioni di olio di palma. Continuando di questo passo entro il 2020 le foreste indonesiane spariranno, perchè la sete di ricchezza dell’uomo giorno dopo giorno “sta distruggendo un patrimonio naturale e ambientale inestimabile. Qui si trovano alcune delle più antiche foreste del mondo, tra i pochi ecosistemi che vedono convivere oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti in un unico luogo” (GreenMe 8 giugno 2016).

Gli oli di palma costituiscono attualmente un diffuso ingrediente dell'industria alimentare: sono andati infatti a sostituire per il basso costo altri grassi utilizzati storicamente e tradizionalmente nei paesi a clima temperato quali Europa e Nord America, rappresentando il 32% della produzione mondiale di oli e grassi.

Questa corsa al profitto provoca ingenti danni non solo alla biodiversità ma anche alle popolazioni di Indonesia, Malesia e Singapore che sono costrette a respirare aria inquinata a livelli record perché una spessa coltre di smog ricopre vaste aree del loro territorio. Che dire poi della sicurezza alimentare? Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha segnalato che la raffinazione ad alte temperature determina lo sviluppo «di composti genotossici e cancerogeni», in grado di modificare il Dna ed essere trasmessi alla progenie. Anche Altroconsumo, la maggiore associazione di consumatori italiana, ha fatto sentire la sua voce. Dopo aver portato in laboratorio alcuni prodotti finiti come latte artificiale, biscotti, snack e patatine (destinati all’infanzia) ha denunciato la presenza di olio di palma oltre i valori consentiti dalla legge.

L’associazione ha pertanto lanciato una petizione insieme a Great Italian Food Trade raccogliendo più di 176mila firmatari, costringendo molte industrie a non usare più olio di palme nei loro prodotti.

Ma molte industrie non sono naturalmente disponibili a rinunciare ai loro facili guadagni. In Italia è stata creata l’Unione per l’Olio di Palma Sostenibile, un network costituito da multinazionali che utilizzano l’olio di palma nei loro alimenti (Ferrero, Unilever, Nestlé, Unigra) e da alcune associazioni di categoria di Confindustria (Aidepi, Assitol, Aiipa). I loro spot pubblicitari hanno inondato insistentemente carta stampata e televisione, attaccando altresì Altroconsumo, non avendo altri argomenti, come fuorviante e allarmista.
Si tratta di una vera e propria catastrofe internazionale che minaccia ambiente, persone e animali. I consumatori consapevoli e intelligenti sono pertanto chiamati a prendere posizione contro i danni provocati al patrimonio di tutti a causa di interessi individuali.

foreste olio palma

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