“pugno duro contro chi appicca incendi”
di Paolo Abbate | BlogTorna l’estate – questo è stato l’anno più caldo finora registrato – e tornano gli incendi devastanti.
Tutta la biodiversità di cespugli, alberi e animali che vi vivono sono spariti con loro. I giornali in questi giorni si sprecano a riportare le notizie allarmanti del fenomeno sicuramente attribuibile alla mano dell’uomo.
Ricordo che nel 2004, anno terribilis, si parlava di incendi appiccati per fertilizzare i pascoli, antica pratica oggi ancora in uso,o addirittura alla raccolta degli asparagi. La raccolta di questo prodotto infatti è particolarmente diffusa nel Cilento ed esiste una microeconomia attorno a questa pianta. Ma adesso “gli scopi di incendio elencati vanno dalla piromania ai fini di guadagno dalla riforestazione, dalla speculazione edilizia alle proteste contro l’attivazione di aree protette e contro la loro gestione. È inutile altresì sottolineare l’ingente danno economico degli incendi nel nostro territorio in termini di operazioni antincendio, manutenzione e ripristino boschivo e il danno ambientale per ettari persi e impatto sull’ecosistema e la stabilità idro-geologica del terreno”.
Ricordo ancora che dopo il 2004 come associazione ambientalista fu redatto un censimento dei comuni del parco che avevano applicato la legge n.353 del 21 nov. 2000. Legge molto chiara che dice: “ I comuni provvedono, entro novanta giorni dalla data di approvazione del piano regionale di cui al comma 1 dell’articolo 3, a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente”. Ebbene, dopo quattro anni solo il 10% dei comuni cilentani aveva applicato la norma, che prevedeva tra l’altro anche un piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, “entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge”.
Il business dei roghi sembra oramai chiaro. Il divieto di non modificabilità della destinazione d’uso per almeno 15 anni nei pascoli percorsi dal fuoco, e quello che vieta la costruzione per i successivi 10 anni, previsti nella legge del 2000, “rischiano di rivelarsi alle lunghe un arma spuntata in territori dove i piani urbanistici registrano tempi biblici” ( M. Carpinelli – La Città, 14 agosto 2016).
Dietro questi crimini ambientali dunque sembra oramai assodato “che c’è molto spesso la mano di professionisti assoldati da terzi”. Ma il Presidente Pellegrino si sente sconcertato davanti questi delinquenti dalle menti malate e dichiara che “nel parco la macchina dei soccorsi ha funzionato: ogni volta che c’é un incendio c’è un dispiegamento di uomini e mezzi significativo.” Infatti i sindaci dei paesi così duramente colpiti nel loro patrimonio naturale insostituibile hanno dato una mano improvvisandosi pompieri.
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