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📅 lunedì 3 ottobre 2016 · 📰 AmbienteSalerno

03102016 galleria commerciale napoli
Credits Foto

foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Ogni volta che torno a Napoli, la mia città d’adozione, mi devo per forza imbattere nel magnifico spettacolo, chiamiamolo così, dei tralicci in acciaio che sorreggono sovrastanti vele trasparenti alla luce, opera di ingegneria meccanica ultra moderna. Opera questa che è stata realizzata al posto della grande piazza dove posteggiavano pullman ed auto e in fondo la statua di Garibaldi. Ma lo spettacolare progetto prosegue al di sotto con quella selva di tralicci medesimi ingentiliti da enormi lumache colorate giganti che si arrampicano sui piloni metallici: nota di naturalità realizzata da un gruppo di artisti e voluta dagli ingegneri e architetti.

Nell’atrio ampio come l’antica piazza smantellata si aprono negozi di abbigliamento per uomo, donna e bambini, bar e altro ancora, per attirare turisti e napoletani. Infatti quella galleria commerciale è stata sicuramente realizzata allo scopo, a dir loro, di rilanciare l’economia cittadina e l’occupazione, specialmente giovanile. Non parliamo poi delle linee metropolitane che partono dal’atrio scendendo decine di metri sottoterra, con scale mobili che salgono e scendono. Si parla di 108 scale mobili illuminate a giorno. Il tutto costato centinaia di milioni di fondi pubblici. “La città partenopea ricollocata all’ultimo posto nella classifica sulla qualità della vita – si dice proprio così da più parti - si riscatta con questa mirabile opera, proclamata, dai numerosi visitatori e architetti, la metropolitana più bella d’Europa”.

Questo progetto realizzato dell’architetto Dominique Perrault è stato possibile perché voluto dalle varie amministrazioni cittadine, non solo per rilanciare l’economia e l’occupazione, a fare di Napoli una città europea, anzi mondiale, ma soprattutto per passare alla storia. Meno male però che ai lati di questa meraviglia moderna continua a sussistere il bazar colorato di sempre, l’immondizia e gli odori delle strade adiacenti, difficili a sradicare.

Ma quello che mi chiedo non è tanto se il progetto ha effettivamente risolto il problema della crescita economica e dato un aspetto europeo alla città. E ancora, se servono veramente queste opere faraoniche? Se infine la città partenopea ne ha tratto profitto sia economicamente che d’immagine? I turisti, non c’è dubbio, sono triplicati: ormai migliaia di stranieri e italiani visitano Napoli e quando se ne tornano a casa loro dichiarano di essere stati conquistati sicuramente da Napoli. Ed hanno ragione, se si pensa alle opere d’arte, archeologiche, storiche, culturali ed ai luoghi magici del territorio. Ma la moderna stazione se la ricorderanno?
Penso proprio di no, e che sia servita soltanto ad architetti e ingegneri a fare il loro mestiere di consumare suolo, ed ai politici di voler passare alla storia. Come passerà alla storia colui che realizzerà, speriamo di no!, il ponte sullo stretto. Ritorno d’immagine dunque per i pochi. Poca utilità per i molti. Ma le piramidi d’Egitto, si dirà? Non sono state realizzate per la gloria dei faraoni, e richiamano miglia di turisti ancora adesso, con indubbio vantaggio economico? Sicuramente lo furono, ma allora non esistevano i gravi problemi ambientali dei giorni nostri. Non esistevano i problemi dell’esaurimento delle risorse naturali, del cambiamento climatico, dell’inquinamento dilagante che affliggono gli umani moderni. Problemi che non avevano i faraoni d’Egitto (a parte le 10 “piaghe”).

Mi chiedo pertanto se era meglio che con spesa molto minore ( e utilità maggiore per Napoli) fosse stato realizzato nella grande piazza Garibaldi (360 per 165 metri) un altrettanto ampio parco verde (ad essere precisi il progetto prevede sul lato nord anche uno spazio di verde ), polmone del quale la città ha grande bisogno, lasciando tuttavia intorno una strada che porta alla stazione ferroviaria. Adesso, infatti, necessitano scelte completamente diverse ed alternative. Ovvero occorre utilizzare i fondi pubblici per i bisogni reali della gente e dell’ambiente malato e non per il ritorno d’immagine dei politici di turno.
Chissà se quel genio di architetto incaricato dagli amministratori locali di ogni ordine e grado hanno pensato a questa possibilità? (foto da internet e da Il Mattino del 21 nov 2015).

art abbate


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