I furbetti della moda Bio
di Paolo Abbate | BlogConstatato che sempre più i consumatori si stanno preoccupando, giustamente, di quello che mangiano, visto l’inquinamento prodotto nell’ambiente, le ditte di prodotti alimentari si sono precipitati ad adottare il biologico. Ma esiste sempre il furbetto, e non sono pochi, che lo mette sulle confezioni anche se di biologico esiste poco o niente. Si aprono dovunque anche attività commerciali sempre più numerose, specializzate nella vendita di prodotti biologici.
“La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.
Ma ancora. L’agricoltura biologica è un metodo di produzione agricola che esclude l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi, che si integra nei processi naturali in modo compatibile e rispetta l’ambiente (il terreno, l’acqua, l’aria), la salute degli agricoltori e quella dei consumatori. Infine, fatto oltremodo importante, pone elevata attenzione alla salvaguardia dei sistemi e dei cicli naturali, al benessere e al rispetto delle esigenze etologice degli animali e all'equilibrio tra essi.
Dal 1 luglio 2010 il logo “Euro-leaf” (nella foto di copertina), nuovo marchio per il biologico Ue, deve essere apposto su tutte le confezioni di alimenti biologici prodotti in UE. Accanto ad esso (opzionale per i prodotti importati), sarà consentito riprodurre altri loghi privati, locali o nazionali.

Ebbene, si potrebbe allora considerare furbetto chi produce e commercia una confezione di grissini, “Fagolosi Kamut”, ponendo ben visibile la dicitura in verde “Bio” sulla confezione, ma dimenticando il logo Euro - leaf obbligatorio per legge.
I grissini “Bon” riportano anche la scritta Kamut, che è un marchio registrato, di proprietà dell'azienda americana Kamut, fondata nel Montana da Bob Quinn, dottore in patologia vegetale e agricoltore. La farina Kamut viene prodotta dal grano Khorasan, un antenato del grano duro moderno, prodotto esclusivamente mediante agricoltura biologica.
Tuttavia i grissini, si badi bene, contengono olio di palma, considerato ormai tossico da l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare). Difatti i glicidil esteri degli acidi grassi (GE), che si formano soprattutto negli oli di origine vegetali, ad alte temperature diventano appunto tossici (leggi potenzialmente cancerogeni). La Coop, la più grande catena di distribuzione italiana, ha infatti eliminato l’olio di palma in tutti i suoi prodotti a marchio Coop.
Si può allora considerare biologico un prodotto solo per la presenza di farina Kamut e trascurare volutamente gli altri ingredienti come ad esempio l’olio di palma? E’ forse rispettosa dell’ambiente, della salvaguardia delle risorse, dei sistemi naturali, della biodiversità e infine della salute dei consumatori una agricoltura basata sulla distruzione delle foreste pluviali tropicali, dell’uccisione della fauna selvatica protetta e di popolazioni che vi vivono da secoli?
La dicitura BIO sulla confezione di grissini si potrebbe, credo proprio, considerare una “pubblicità ingannevole”, e proporla pertanto all’attenzione della Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. E’ un pensierino da prendere seriamente in considerazione.
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