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L’ITALIA DIMENTICATA. Nel Cilento muri a secco (patrimonio mondiale dell'umanità) devastati dai cinghiali

Nel Cilento Parco Nazionale, “i muri a secco” candidati a patrimonio mondiale dell’umanità, sono devastati dalla furia dei cinghiali non autoctoni, qui insediatisi da “padroni” unici dei territori.

📅 sabato 8 luglio 2017 · 📰 AttualitàCilento

08072017 danni muri a secco
Credits Foto andreapagliantiniword.files.wordpress.com

foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

L’Italia dimenticata è sempre più, quella parte del Paese, meglio conosciuta come SUD.
Come SUD disumanamente abbandonato a se stesso; come SUD senza lavoro e con la gente, soprattutto i giovani, che se ne vanno con tanta tristezza nel cuore.
La gente del Sud se ne va con il suo carico prezioso di risorsa umana che viene a mancare ai territori, sempre più sedotti ed abbandonati, con le tante braccia e cervelli in fuga, non potendo vivere, pensando al futuro, nella Terra dei padri che, così muore tristemente di abbandoni.

Muore di indifferenza umana, causa crescente di grave e diffusa sofferenza territoriale; per le condizioni di abbandoni diffusi, cresce il degrado, cresce la solitudine, cresce, tra l’altro, disumanamente, il “non c’è niente da fare”.
Scenari tristi, dove è sempre più difficile vivere!
Quest’Italia dimenticata, Sud del Sud si chiama Cilento Parco Nazionale, area protetta e patrimonio mondiale UNESCO dell’Umanità.
Vorrei a fondo capire il senso vero della protezione! È forse solo un semplice optional formale?
È forse, nel solo vincolo nominale di Patrimonio Unesco dell’umanità? Se è questo, è tutto normale. Ma se è altro, come dovrebbe essere, c’è da manifestare il proprio dissenso per come vanno concretamente le cose cilentane.
Un’area protetta dovrebbe essere, prima di tutto, opportunità di vita umana. Tanto, nel rispetto dei luoghi. Dovrebbe essere, tra l’altro, opportunità di sviluppo territoriale, con occasioni di vita possibile proiettata nel futuro per i nostri giovani che, sempre più numerosi, vanno via, disperatamente abbandonati a se stessi.
Perché il Cilento non cammina, guardando avanti? Perché non fa dei suoi territori un Progetto CILENTO DI SVILUPPO POSSIBILE, partendo dalle sue eccellenze territoriali e di quello che c’è di naturalmente bello sui territori, sempre più abbandonati a se stessi e … soprattutto ai cinghiali che distruggono con furia devastatrice tutto, trasformando il “bello territoriale”, in territori senza identità, tristemente cancellati al futuro? Tanto, con tutto quello che il “saggio passato” aveva costruito con tanta, tanta fatica, affidandolo ad un presente poco attento e poco rispettoso della Terra dei padri, sempre più desertificata, sempre più abbandonata a se stessa.
E così le colline cilentane, con i loro terreni terrazzati, tornano alla natura arida e selvaggia che, grazie alla furia devastatrice dei cinghiali, va cancellando tutto e così trasformata, da “area protetta”, in territori devastati.
Su questi territori terrazzati ed olivetati, con grande saggezza ed ingegno, il mondo contadino cilentano, dissodando la Terra arida, aveva realizzato un miracolo di natura - uomo, con la Terra terrazzata, alberata e protetta dallo scivolamento a valle, dai “muri a secco”, una geniale preziosità dei nostri territori che stanno morendo, nel crescente degrado ed abbandono umano per “cause animalesche” che si aggravano di giorno in giorno; tanto, per effetto degli animali prevalenti e dominanti sull’uomo costretto, disarmato com’è, a subire la “cacciata” gravemente dannosa, oltre che per l’economia agricola, anche per il paesaggio e la natura che va così perdendo le sue belle caratteristiche umane di natura terrazzata con la protezione dei “muri a secco” ed alberata soprattutto ad uliveti argentati.
Tanto con un “bello naturale” da vivere e da conservare al futuro, essendo responsabili custodi di una conservazione che deve essere assolutamente garantita, avendo su di sé, oltre al vincolo paesaggistico di area protetta, anche l’importante riconoscimento di PATRIMONIO DELL’UMANITÀ DELL’UNESCO.
Nonostante tutto questo, il degrado, con grave danno paesaggistico, continua; tanto e soprattutto, per la cacciata dell’uomo assolutamente non protetto e sempre più, nell’indifferenza istituzionale, abbandonato a se stesso.
Quantum abutere?
Non è oltre, assolutamente possibile e tanto meno sopportabile il subire, ancora oltre, un grave degrado umano e territoriale ed un abbandono che fa male al CILENTO NATURA e ad un paesaggio che, senza più l’uomo, saggio guardiano dei territori e con una forte naturale empatia nei confronti della Madre Terra, coltivata con amore e voluta bene per la sua attenta disponibilità a soddisfare le esigenze di vita, va inesorabilmente verso una grave catastrofe.
Bisogna riconsiderarsi e riconsiderare quanto sia importante un saggio rapporto Uomo/Terra.
Un rapporto di rispetto e di amore senza se e senza ma che deve restituire anche al Cilento le buone condizioni per vivere di Cilento, ridando per questo, la saggia e sicura disponibilità della Terra e le altrettanto sagge e sicure condizioni di vita, con tutto quanto serve all’Uomo cilentano per vivere in sicurezza e con dignità, cancellando le tante negatività che fanno male a tutti e rendono tristi le condizioni di degrado e di abbandono che, di giorno in giorno, crescono sempre più.
Mentre andavo pensando al mio Cilento ammalato e sofferente nel suo prezioso mondo umano e naturale, mi viene sotto mano, una notizia riportata dal quotidiano “La Repubblica”.
Una notizia in sé bella da leggere e da commentare, ma che mi lascia e lascia tanto amaro in bocca per i nuovi riconoscimenti reali o virtuali che siano, per il paesaggio e la natura italiana e soprattutto per quei suoi preziosi prodotti realizzati sul suolo italiano, dalla creatività umana e dalle mani esperte di uomini legati da forte, grande amore per la Terra e tutto quello che ha dato ed ha rappresentato per l’uomo soprattutto nelle sue realtà difficili da vivere. In quelle realtà di mondi sempre più lontani da NOI e di cui si parla senza di fatto sapere che cosa sono e che cosa rappresentano, tra l’altro, per il futuro del mondo.
I muri di pietra hanno una lunga storia; sono, tra l’altro, resistenti alle scosse sismiche, così come dimostrato dagli esperimenti di laboratorio.
Con la loro saggia e suggestiva bellezza, espressione e simbolo dell’Italia terrazzata, rappresentano il “bello d’Italia”; rappresentano quel “bello d’Italia” da conservare al futuro, in quanto testimonianza di un passato che non deve scomparire; che non deve assolutamente morire e tanto meno essere cancellato al futuro sena confini territoriali.
I muri in pietra a secco, dell’Italia tristemente abbandonata, stanno per avere un riconoscimento di patrimonio dell’Umanità Territoriali.
Per effetto della loro suggestiva “bellezza”, della loro funzionalità territoriale e dell’uso intelligente della pietra lavorata a secco, stanno per diventare “patrimonio dell’umanità”; tanto, per effetto di quella saggia memoria antica e di quell’umanità eccellente che, nel passato, ha fatto bella l’Italia, conservandola al futuro, con opere di un’ arte spontanea dell’anima che sta sempre più scomparendo, senza lasciarne tracce.
La bella notizia dei “muri di pietra” patrimonio italiano diffuso di un’Italia minore sempre più indifferente ai più, viene dalle pagine del giornale “La Repubblica”.
L’UNESCO sta per rendere concreto il riconoscimento di patrimonio dell’umanità, i “muri in pietra” d’Italia, da sempre apprezzati e conservati con rispetto e cura.
Una testimonianza dell’arte dell’anima che, mi inorgoglisce come italiano e mi fa altrettanto arrabbiare come cilentano d’Italia dove dal 1991 esiste il PARCO NAZIONALE con la sua vincolistica funzionale alla conservazione protetta e dove tutto il suo vasto territorio, gode del riconoscimento UNESCO, di patrimonio dell’umanità.
Un riconoscimento che non produce gli effetti di una saggia conservazione del territorio che, purtroppo, tragicamente abbandonato a se stesso, per molti suoi aspetti malamente conservati, sta catastroficamente morendo di Parco; tanto, con crescente degrado; tanto, con indifferenti abbandoni; tanto, con crescente assenza di una presenza umana, sempre più cacciata dalle condizioni di avversità diffusa in cui versano i territori che, prima della vincolistica, per essere concretamente conservati al futuro, hanno bisogno di una saggia presenza umana, con uomini coltivatori, nel saggio ruolo di guardiani e di custodi dei loro amati luoghi di vita, un ruolo importante che è il frutto di un grande atto d’amore, verso la propria amata Terra.
La rabbia-gioia, è nella notizia dell’importante riconoscimento italiano dei “muri in pietra”, un monumento senza tempo, il frutto di un mondo antropologicamente scomparso, oggi riconosciuto per le sue testimonianze di impegno, dall’UNESCO, patrimonio dell’umanità.
Fin qui la gioia, la grande gioia per quel nuovo territoriale italiano che deve saggiamente saper fare tesoro del suo passato.
Da qui la positività delle riflessioni sulla notizia letta sulle pagine del giornale “La Repubblica”.
La rabbia ed il senso dello sconforto mi viene invece dal fatto che c’è un’Italia dimenticata e di quest’Italia fa parte il Cilento, un’importantissima Terra dei saperi antichi, dove è diffusamente presente il paesaggio agricolo dei suoi territori collinari terrazzati, protetti dallo scivolamento a valle dai suoi muri in pietra, saggi monumenti della memoria di un mondo umano che non c’è più e che rischia, per indifferenza umana, di essere cancellato al futuro sempre più negato.
Questi “muri in pietra”, già protetti e riconosciuti patrimonio dell’umanità sono abbandonati a se stessi nell’indifferenza più assoluta e, cosa più grave, vengono quotidianamente minacciati e distrutti dai cinghiali che, tutto scavano e rovinano, compreso i “muri in pietra” che, pur essendo, patrimonio dell’umanità, come Parco Nazionale, sono sempre più abbandonati a se stessi e nell’indifferenza, rischiano sempre più di scomparire, minacciati e distrutti dai cinghiali che, tutto scavano e rovinano, compresi i muri a secco.
Tanto, con un grave danno territoriale sia economico che ambientale. Tanto, con indifferenza per quel territorio patrimonio dell’umanità non protetto, ma sempre più abbandonato a se stesso e quindi cancellato.
Così, non va! Così proprio non va! Con la dovuta e necessaria urgenza, bisogna saggiamente recuperare quell’attenzione fin qui gravemente mancata.
Un’attenzione necessaria per fare prima di tutto, il dovuto dovere di conservatori del proprio patrimonio territoriale; un patrimonio in cui, anche le pietre parlano.
Un patrimonio, in cui le pietre, i tanti muri a secco garantiscono il terrazzamento ed il prezioso paesaggio, prevalentemente olivetato, il frutto di un mondo agricolo ormai scomparso che amava la Terra; che sapeva amare la Terra e conservarla, con il bello delle testimonianze, saggiamente realizzate e da conservare al futuro.
Purtroppo tutto questo rischia di scomparire e di essere cancellato dalla memoria, nonostante il già, da tempo acquisito, riconoscimento UNESCO di “patrimonio dell’umanità”.
Tutto questo è grave. Tutto questo offende il Cilento ed i cilentani che si sentono defraudati di un ricco patrimonio che viene da lontano e che, negato al futuro, rischia di scomparire.
Voglio sottolinearne l’importanza attraverso l’episodio di vita vissuta di un architetto in cammino per le “Terre cilentane”.
Osservando con attenzione dei muri a secco in pietra, con convinta professionalità, nel riconoscerne la bellezza, ebbe anche a precisare che si trattava di opere del passato, realizzate dai latini e conservate fino ai giorni nostri.
La buona fede storica del professionista per niente cagionevole al suo buon fare professionale, è un’utile testimonianza di quanto siano importanti i “muri a secco” della terrazzata collina cilentana.
Muri artisticamente realizzati da un saggio mondo contadino che lavorava la Terra e la migliorava, sottraendola alle sue tradizionali condizioni di “incolto ed abbandonato”, per conservarla al futuro, regalandola alle giovani generazioni come Terre del buon cibo e del “bello vivere”, in un saggio rapporto uomo/natura.
Concludendo, in attesa che, ben venga il riconoscimento UNESCO dei “Muri a secco”, importante patrimonio italiano, c’è da suggerire per il Cilento un forte impegno di conservazione, con al centro l’Uomo protagonista, in quanto essenziale risorsa umana per un obiettivo di futuro che, oltre la territorialità cilentana o italiana è oggi da umanità universale ed in quanto tale, di valore umano/tecnologico da conservare e così tramandare al futuro, con e nelle caratteristiche di PATRIMONIO DELL’UMANITA’. Un mondo umano con le sue forti radici nell’ESSERE e nei valori dell’ESSERE così come vissuti dalle Terre del Sud, Terre dei saperi e di grande e saggia capacità umana di coltivazioni con “cibo sano” e di saggia conservazione per il futuro; per quel futuro italiano della grande bellezza italiana che tutti devono amare, con la forza di un grande percorso culturale, il solo che può farne una saggia risorsa anche per quelli che verranno.

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