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LA STORIA IN PILLOLE. LE TANTE VERITA’ DI UN SUD RIMASTO INDIETRO, NEGANDOSI ALLA STORIA

INIZIARE, PER NON MORIRE - NUOVI PERCORSI DI VITA

📅 lunedì 7 agosto 2017 · 📰 AttualitàCilento

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Perché il Sud ha mancato il suo appuntamento con la storia?
L’Italia, ma soprattutto il Sud, ha assolutamente bisogno di cominciare a fare.
Tanto, come inizio di un’era nuova. Occorre, per cambiare, una grande forza del fare.

Un Paese è grande se il suo popolo partecipa alla sua storia.
Un Paese è ricco se il suo benessere, anche se modesto, è proprietà di tutti i cittadini.

Il Sud italiano ha, purtroppo, mancato il suo appuntamento con la Storia, negandosi, così facendo, al futuro. Non ha saputo, per il bene comune, fare azioni di un insieme condiviso.
Tanto, per quel suo maledetto familismo che ne ha condizionato i percorsi umani, territoriali e soprattutto, di sviluppo sostenibile.
Tanto, per non avere capito l’importanza del protagonismo di insieme ed il principio fondante dello sviluppo sostenibile che vuole un Paese ricco, se il suo benessere, anche se modesto, è proprietà comune di tutti i suoi cittadini.
Al Sud è mancata questa saggia visione delle cose di interesse comune, purtroppo, indifferente ai più, per cui, nell’indifferenza diffusa, è rimasto indietro, negandosi al futuro; tanto, per un insieme non insieme, egoisticamente segnato da un’indifferenza devastante a tutto e per tutti.
Per cambiare concretamente le tristi condizioni del Sud, ieri come oggi, occorre il protagonismo della gente che deve sentirsi partecipe e così dare il primo, valido ed insostituibile contributo che è quello umano, il primo oro del mondo.
È questo un contributo fondamentale ancora oggi per cambiare il Sud e le condizioni tristi della sua gente e così portare finalmente a soluzioni un incancrenito problema meridionale che tanto male ha fatto e fa alla gente del Sud e dell’Italia più in generale che, così disunita, non cambierà mai.
Non cambiando il Sud, non cambierà l’Italia! L’Italia non si svilupperà, se non si sviluppa il Sud!
Uno sviluppo, purtroppo, da sempre negato per colpa di una frattura profonda tra potere e popolo. Tra il potere che, non ha mai voluto favorire il risveglio del popolo meridionale ed il popolo suddito, indifferente alla rinascita delle regioni del Sud; tanto, per colpa di un vuoto di crescita e di un giusto rapporto con gli altri, in quanto esseri umani.
Il Sud, l’”amaro” e “triste” Sud italiano, è rimasto indietro, prima di tutto, per gli egoismi meridionali della sua classe dominante, tutta attenta alla saggia conservazione per sé, dei poteri e dei privilegi, con indifferenza assoluta per il popolo, non sovrano, ma gravemente sottomesso, cancellando, così facendo, la buona democrazia italiana ed un corretto rapporto elettori/eletti, dominanti/dominati, governanti/governati.
Tanto, con un grave danno per tutti e soprattutto per il Sud italiano rimasto indietro, cancellandosi sempre più al futuro e così mancando tristemente il suo appuntamento con lo sviluppo possibile e con la crescita umana e sociale della sua gente, purtroppo, da sempre, sedotta ed abbandonata.
Una vera e propria maledizione storica ha tenuto il Sud sottomesso; tanto, non facendolo sviluppare a causa, tra l’altro, di un grave vuoto di cultura (l’unica cultura dominante era quella orale) che non ha permesso al Sud di crescere umanamente e socialmente e così, con l’attivo protagonismo della gente, liberarsi di lunghi secoli di servitù e di malgoverno.
Servitù e malgoverno che, nonostante i tempi cambiati, ancora insistono e persistono facendo tanto male alla gente del Sud, costretta, come sempre, ad emigrare con il suo ricco bagaglio di braccia e di cervelli, indifferenti alle terre di origine, per essere terre culturalmente e socialmente depresse e diffusamente mancanti dell’educazione del cittadino che, in una con la cultura, rappresenta in sé, una grande ed insostituibile leva di sviluppo.
Occorreva al Sud infrangere la sua opprimente barriera di una mentalità dannatamente chiusa ed assolutamente incapace di allargarsi a maggiori possibilità di insieme e di comprensione, partendo, prima di tutto, da se stessi; partendo, dal proprio ESSERE in divenire, con in sé un IO che, proprio non ha mai saputo e tanto meno voluto, diventare NOI.
Questa umanamente sofferta condizione di ieri, come prima e per molti aspetti, ancora di più oggi, è una condizione umana caratterizzante il Sud anche oggi; tanto, con il potere ed i privilegi di sempre da parte dei dominanti ed il silenzio complice e sottomesso dei dominati che tardano a svegliarsi ed a sentirsi attivamente protagonisti di se stessi, al fine di un bene comune di cui il Sud non sa capirne la “dolce” e “saggia” importanza.
Tanto, negandosi umanamente e dimostrando socialmente indifferenza per il futuro; per il proprio futuro di insieme, universalmente inteso.
Tutto questo ed altro ancora, sono in sé il triste bagaglio antropologico da conoscere a fondo, per capire le cause profonde del Sud, rimasto indietro; del Sud incapace di crescere, facendo tesoro del suo appuntamento con la storia e con quello “sviluppo possibile”, ostinatamente tenuto lontano dalla sua gente, evitando tristemente di farla crescere.
Il sentire comune, dettato da un altrettanto comune atteggiamento, era quello di un Sud negato a tutto; di un Sud dove non era possibile fare nulla perché i contadini, da “indifferenti” non si interessavano a nulla, se non a coltivare la Terra. Se non ai raccolti; l’unica ricchezza-risorsa di vita per la famiglia. Se non a tenere in piedi, facendosi male, le eterne ed assolutamente inutili e dannose, liti familiari che non permettevano la necessaria diffusione di quell’insieme solidale, utile collaborazione umana tra i cittadini dello stesso Paese. Tra le diversità umane dello stesso territorio, purtroppo, ammalate di ignoranza, nel senso comune di un’assolutamente nulla e/o scarsa conoscenza, con le radici nei saperi del mondo che, ovunque, arricchiscono l’uomo, proponendolo al cambiamento possibile e necessario, dovuto soprattutto e prima di tutto, al possesso della chiave magica del sapere e della conoscenza che apre saggiamente la porta dei mondi sconosciuti.
Al Sud, nonostante le tante opportunità possibili, la gente ha ostinatamente rifiutato l’uso intelligente di quella chiave magica necessaria per aprire la porta di un mondo sconosciuto, per così diventare “protagonisti” di attiva conoscenza.
Non è bastato al Sud la diffusa conoscenza dell’alfabeto, un importante primo strumento di conoscenza. Purtroppo, pur essendo uno strumento umanamente utile, è rimasto funzionale a se stesso, senza mai diventare, nel mondo popolare e contadino del Sud, alfabeto maggiore nella vita; nella vita di insieme, nel lavoro ed oltre ancora, nella società, da rendere condivisa ed aperta, al fine del bene comune che può nascere solo se, alla base, c’è la “solidarietà di insieme” ed una profonda trasformazione del livello culturale, da cui dipende ogni cambiamento possibile, con tutto il bagaglio dei problemi umani da risolvere discutendo e coinvolgendo per questo fine, anche i più sfiduciati ed i più indifferenti.
La causa prima del mancato sviluppo del Sud, è stata la mancanza dello slancio di un movimento di estensione; di un coinvolgente e diffuso movimento di estensione, con la gente protagonista, attivamente coinvolta e partecipe.
Al Sud è mancato e purtroppo ancora manca, il vero senso dell’alfabeto come strumento di cultura; come strumento di un saggio sapere che deve avere il suo naturale compimento prima di tutto e soprattutto, nella vita, nel lavoro, nella società.
Si è trattato di un grave, gravissimo vuoto; di un vuoto che ha rappresentato ed ancora rappresenta la prima, sofferta causa del suo “rimanere indietro”; del suo mancato sviluppo umano e sociale e della sua diffusa crescita territoriale ostinatamente negata.
L’acquisizione dell’alfabeto, una grande risorsa per il Sud e per tutti i Sud del mondo, deve varcare i confini dell’inizio della conoscenza che, partendo dalle radici della Terra, permette a ciascuno di aprirsi al saggio respiro di una nuova interpretazione della realtà da cambiare, come progetto e volontà d’insieme; tanto, per un mondo nuovo da costruire insieme, partendo dall’idea di utili centri di interesse comuni e comunemente condivisi.
I Paesi del Sud, nella loro umanità d’insieme, purtroppo, facendosi male, sono ancora immersi nella nebbia di una rassegnazione che viene da lontano; da tanto lontano, con le radici nel gioco delle carte o ancora peggio, nella noia del non fare nulla, mancando così ad ogni utile appuntamento con la storia che, soprattutto al Sud, non ha saputo insegnare alle persone a fare da sole per quella necessaria trasformazione del lavoro umano, da maledizione e disonore di fronte al galantuomo che non ha mai fatto nulla, a lavoro come cultura e quindi come saggia espressione di creatività e di capacità a trasformare le idee in percorsi di vita applicata per il proprio bene condiviso, al bene comune.
Purtroppo, come ci insegna la storia, al Sud è mancato il protagonismo creativo ed educativo della gente, saggiamente attenta a se stessa ed al bene comune, una via obbligata per cambiare tutti insieme.
Il Sud, non sviluppato, non cresciuto umanamente e socialmente, è rimasto indietro per il lavoro che non c’è e per le sue diffuse condizioni di grave sfruttamento umano, costringendo disumanamente la gente alla fame e/o alla fuga disperata dalla Terra dei padri, da tanti, ancora considerata Terra maledetta e senza futuro, nel suo fluido marasma di ricchezza e di povertà; di confusione e di diseducazione che spinge tanti ad una provvisorietà di vita, con alla base la tragica arte dell’arrangiarsi e così cercare di sopravvivere restando indietro e/o di darsi una via di fuga per un mondo nuovo altrove.
Le miserie umane del Sud hanno le loro profonde radici nella mancata partecipazione dell’uomo meridionale alla vita della società; è questo, un saggio indicatore di insieme umano che segna tra l’altro, la misura del rapporto democratico esistente al suo interno ed il ruolo di ciascuno, nel reciproco rispetto dell’uno per l’altro. È un indicatore della sofferta condizione antropica del Sud, rimasto indietro.
Il dramma del Sud, ieri come oggi, è dovuto soprattutto alla mancata possibilità di poter partecipare concretamente ad attività di insieme per affrontare saggiamente insieme i problemi fondamentali della loro vita, del loro lavoro, del loro modo di vivere, gravemente negato al futuro.
Sono mancate e mancano al Sud, con grave danno per tutta la gente meridionale, le occasioni di partecipare attivamente alla vita della società.
Uno dei gravi mali del Sud è dato, tra l’altro, dalla presenza di una piccola e fortemente invadente borghesia intellettuale, molto opportunamente condannata da Salvemini.
Fra i “galantuomini” ed i “cafoni” meridionali ancora persistono in modo profondo e non solo formale, le differenze che ne fanno mondi separati.
Al Sud non c’è stata e non c’è quell’unità di tempo il cui presente è al tempo stesso un presente che è stato un passato ed è già un futuro.
Proprio non c’è! È anche questo un grave danno per il Sud, senza tempo e senza sviluppo umano e territoriale.
Al Sud è da sempre mancata la capacità di insieme. Nel suo insieme umano e sociale c’è un diffuso spirito di sopraffazione dell’altro; c’è la non volontà di insegnare ed imparare dall’altro; c’è un’egoistica competizione che non diventa mai una saggia collaborazione.
Manca, purtroppo, il senso del cercare insieme; di lavorare insieme e di godere insieme di un bene comune.
Al Sud sono ancora troppi e sempre più, coloro che si avvalgono della propria istruzione e del proprio maledetto potere, per sopraffare l’altro.
Anche l’educazione ha avuto, molto inopportunamente, un corso deviato, diventando nei suoi percorsi, sempre più e solo istruzione. Non c’è stata mai un’educazione creatrice con alla base la libertà come metodo di vita.
Oggi anche il Sud, in quanto crescente mondo dell’apparire, è sempre meno se stesso; tanto, con una crescente e diffusa crisi dell’indifferente posizione umana di fronte ai problemi universali, non sapendo, così facendo, cercare con occhi nuovi, l’orizzonte di una nuova civiltà.
Il Sud deve cambiare; deve, prima di tutto, cambiare nella sua umanità, facendo ben capire anche ai “silenziosi” meridionali che, la Storia, così come da sempre intesa, non è solo la storia degli altri.
Occorre un nuovo protagonismo dell’uomo del Sud; occorre strappare l’isolato uomo meridionale alla sua devastante solitudine.
Tanto, per non morire di Sud, in un silenzio devastante e chiuso che, apparentemente non appartiene a nessuno, ma che pesa sul tetto del mondo in cui vive l’umanità meridionale, cancellando i liberi sogni, senza mai comprendere le voci degli uomini.
Ho scritto questo mio percorso di pensieri meridionali in pillole, per permetterne un attraversamento di idee condivise, finalmente utili ad unire quell’insieme italiano, purtroppo mai unito e con una sua forte caratterizzazione Nord - Sud, gravemente dannosa all’Italia unita ed al suo insieme umano che, ritrovando finalmente la saggia via del dialogo, del confronto, delle idee condivise, deve capire l’importante funzione dell’Italia unica ed indivisibile, nel tempo nuovo del Terzo Millennio, un tempo universale in cui ciascuno è utile all’altro; in cui ciascuno serve all’altro per un mondo nuovo, possibile se, partendo da NOI, si pensa a costruirlo con la forza di insieme per l’UOMO e non contro l’UOMO della Terra.

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