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Agropoli, i pescatori portano in tribunale la provincia e chiedono 4 milioni di danni

📅 mercoledì 30 settembre 2009 · 📰 AttualitàAgropoli

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SALERNO - I pescatori cilentani sul piede di guerra. Legale. Quattro milioni di euro. È quanto chiedono i pescatori di Agropoli alla Provincia di Salerno per i danni subiti dal «progetto Pegaso», nato come deterrente contro il fenomeno della pesca a strascico. Realizzato dall'ente nel 2006, il programma finanziato con i fondi Por Campania, coinvolse l’area marina antistante le coste comprese tra i comuni di Sapri e Salerno.

I TRIPODI «AMMAZZA-RETE» - Al centro del progetto, la collocazione sul fondale marino di «tripodi», ovvero blocchi di cemento «antistrascico», in grado di strappare le reti illegali. Ora, secondo la Nuova Cooperativa Pescatori Agropolesi, i tripodi di forma esagonale sarebbero stati depositati sul fondo marino antistante le coste della cittadina cilentana senza alcun criterio, anzi finendo per impedire non la pesca a strascico, ma quella con «reti da posta», consentita dalla legge.

L'AVVOCATO - «I tripodi scaricati nel mare di Agropoli non solo si sono dimostrati del tutto inadatti all’uso - ha spiegato Tommaso Battaglini, legale della cooperativa - ma addirittura dannosi per le reti da posta, le uniche utilizzate dai pescatori agropolesi. In tre anni, i miei assistiti hanno dovuto non solo riparare più volte le reti danneggiate ed acquistarne di nuove, ma sono stati costretti ad effettuare la pesca in condizioni che ledono il proprio diritto al lavoro e al giusto guadagno». L’avvocato Battaglini ha, quindi, annunciato di aver diffidato la Provincia di Salerno e il presidente Edmondo Cirielli a contattare il suo studio legale entro quindici giorni per un componimento bonario della vicenda. «I danni materiali, morali ed esistenziali accumulati dai pescatori agropolesi in tre anni ammontano a quattro milioni e centocinquantamila euro. Ci attendiamo una risposta entro i termini da parte della Provincia, ma se così non fosse ci rivolgeremo all’autorità giudiziaria».
R. W.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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