FUOCHI D’ARTIFICIO, UN MODO ORIGINALE DI INQUINARE
di Paolo Abbate | BlogSuccede a Vibonati per le feste dei santi, soprattutto del Patrono S.Antonio del 17 gennaio.
Il così detto “gruppo di fuoco” utilizza un’area, nella contrada Sorba, dove allignano alberi di corbezzolo e sughere e dove sono collocate diverse arnie, alcune delle quali sono state danneggiate dai fuochi.
I resti in plastica dello scoppio rimangono sparpagliati dappertutto, trascinati dal vento, nella macchia e nel bosco; tuttavia i responsabili dello spettacolo pirotecnico raccolgono solo in parte questi resti, i più grossi. Essendoci plastica si sprigiona quindi diossina.
Pertanto quelli che possono sembrare solo distratti gesti d'inciviltà, contribuiscono in qualche modo all'inquinamento di acqua, terra e aria.


Ci si chiede, detto tra parentesi, se i vigili del fuoco e la forestale siano stati mai avvisati delle manifestazioni pirotecniche, che si ripetono da decenni.
Per meglio comprendere gli effetti prodotti sull'ambiente che ci circonda dall'incauto abbandono dei rifiuti, basterebbe considerare i tempi in cui si degradano, sporcando e contaminando, alcuni oggetti d'uso comune:
• Una gomma da masticare (5 anni)
• Una lattina d'alluminio per bibite (10 -100 anni)
• Un contenitore di polistirolo (oltre 1000 anni)
• Schede telefoniche, ricariche e simili (oltre 100 anni)
• Un mozzicone di sigaretta (1-2 anni)
Ma la plastica è un materiale che primeggia come nemico della natura, perché anche se il tempo per degradarsi va da 100 a 1000 anni, non sparisce si potrebbe dire mai in quanto si sminuzza in particelle piccolissime e indistruttibili.


Il sindaco di Vibonati, di cui gli ambientalisti hanno chiesto l’interessamento, ha proposto un protocollo d’intesa fra le parti interessate, cioè il proprietario del terreno dove insistono le arnie e i fuochisti, affinché siano poste protezioni efficienti a difesa delle api e si bonifichi il territorio.
Paolo Abbate
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