“E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE”
di Paolo Abbate | BlogLo canta Dante Alighieri quando entrato nell’Inferno da “una selva oscura” ne usciva attraverso uno “pertugio” ritornando a contemplare il cielo stellato, dalla cui vista era stato escluso nel lungo viaggio agli Inferi.
Allora i paesini si presentavano modesti, adagiati sulle pendici del massiccio del Monte Bulgheria. Era 30 o 40 anni fa e di notte si potevano riconoscere dalle loro luci fioche ben distanti l’uno dall’altro. Sembrava un presepe.
Adesso non è più così. I borghi sulle pendici del monte si sono sviluppati enormemente formando di notte una ininterrotta teoria luminosa di luci bianche e arancioni che offusca le stelle. Il silenzio e il colore della notte non sono più quelli: il brusio e l’inquinamento luminoso stempera tutto, stravolgendo l’antico presepe.
Qualche spirito nostalgico, un ecologista probabilmente, pensò anche di scrivere una lettera aperta ai sindaci dei paesi, chiedendo di poter tornare a riveder le stelle.
La lettera cominciava così:
egregio signor sindaco
Ebbene, sarebbe utile e lodevole promuovere anche nel Parco nazionale del Cilento e V.D., secondo in Italia per estensione e Patrimonio dell’Unesco, un simile risparmio di energia nonché una decrescità dell’inquinamento luminoso che, purtroppo, colpisce anche il territorio del parco.
Basta poco sacrificio, ma che senz’altro avrebbe un valore altamente simbolico. Mostrerebbe infatti che la rinuncia a qualche luce superflua non comporterebbe un danno così pesante per la collettività, ma anzi, come tutti sappiamo, inciderebbe sui bilanci delle amministrazioni e sulla salute dell’Ambiente.
Tutti i paesi del Parco, così caratteristici e di antica storia, hanno un patrimonio storico-artistico di chiese, palazzi, mura, monasteri, castelli: “gioielli di famiglia” che ognuno desidera mostrare e valorizzare. Ebbene, questi monumenti sono spesso illuminati con fari e luci di vario tipo per lungo tempo: iniziativa che comporta un dispendio di energia non di poco conto.
Risparmiando energia, comporterebbe altresì di raggiungere un altro obiettivo importante: abbattere quell’inquinamento luminoso che non solo disturba la vita notturna di tante specie animali e vegetali, ma permetterebbe a noi umani di tornare a “riveder le stelle”.
Nessuno di quei sindaci rispose, sebbene l’iniziativa rappresentasse una simbolica rinuncia di un’ora alle luci, non solo sui monumenti ma anche delle strade periferiche, contro lo spreco energetico e l’inquinamento luminoso.
Siamo adesso precipitati in una crisi profonda, economica, sociale, ambientale e quella lettera potrebbe tornare di attualità.
Potrebbe sembrare un paradosso, ma questa crisi sembra proprio arrivata a proposito per fermare lo spreco inutile e dannoso di un consumismo incontrollato. Ben venga dunque quella politica ecologica della “Decrescita felice”, teorizzata dall’eco-economista Serge.Latouche per un nuovo modello di vita, che abbatta gli sprechi ma salvi, per carità, le pensioni medio basse.
Sembra proprio che colui o colei che scrisse tempo fa, in tempi non sospetti, sul muro di quell’orribile edificio che ospita il comune di Sapri , la frase premonitrice “merry crisis and happy new fear!” avesse la sfera di cristallo.

Paolo Abbate
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