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LA RABBIA GIOVANILE, TRADITI E MAZZIATI

📅 lunedì 5 novembre 2012 · 📰 AttualitàSalerno

05112012 i giovani e la crisi
Credits Foto controcampus.it

foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

In più parti d’Italia va esplodendo la protesta dei giovani contro l’inefficienza della Scuola e del sistema Italia sempre più ladro di futuro.


Quella di ieri 5 ottobre 2012 è una giornata storica per la società italiana sempre meno dai sonni tranquilli e fortemente in subbuglio dal Nord al Sud, per effetto di una situazione rivendicazionista di tutti e di tutte le diverse generazioni.

Ieri è esplosa la rabbia giovanile contro il caro scuola, contro i ritardi e le inefficienze scolastiche, contro il sistema educativo, formativo e conoscitivo che, di educativo, formativo e conoscitivo ha, purtroppo, sempre meno.

L’Italia è ormai al capolinea; la politica ladrona, a cui non crede più nessuno, ci sta lasciando questa bella eredità che non è solo di corruzione, ma anche di assoluta inefficienza e di un distacco umano e sociale abissale tra le diverse realtà del Paese ormai ripiegato su se stesso.

L’Italia in cui viviamo oggi regala tradimenti a tutti tranne alla casta che continua a godere ancora dei privilegi; dei tanti privilegi assolutamente inopportuni ed offensivi considerati i tempi difficili in cui viviamo.

Traditi sono i lavoratori che non hanno lavoro; tradito è il mondo industriale che è costretto a chiudere le fabbriche per le tante difficoltà di stare e di competere sui mercati sempre più globali e per effetto di una crisi recessiva che ha ridotto i consumi all’osso; traditi sono i giovani che vivono disperatamente la loro condizione giovanile in una dimensione di assoluta inefficienza formativa ed educativa e senza alcuna prospettiva certa per il proprio futuro.

Traditi sono anche e soprattutto i valori, l’etica e quell’insieme solidale che fa la differenza umana tra una condizione esistenziale e l’altra.
Tradita è la cultura e soprattutto i saperi importanti, ormai relegati al ruolo di “cenerentola” d’Italia.
Quanti tradimenti! Quante delusioni! Quante speranza tradite e cancellate!

Ma il tradimento più grave è quello dei potenti che ancora governano sgovernando il nostro Paese e pensano di poter recuperare il terreno perduto, affidandosi addirittura alla forza, alla violenza contro chi osa disturbarli.

Quella di ieri è stata una giornata veramente triste per la democrazia, la pace sociale e le prospettive di un futuro possibile, per chi, anche se giovane, ormai spogliato di tutto, “re nudo”, prende coscienza e consapevolezza del futuro che lo attende; purtroppo, si tratta di un futuro tradito senza alcuna speranza.

In questo clima, di incantesimo ormai infranto, anche i “bamboccioni” capiscono del tradimento subito e da “indignati”, al silenzio complice, preferiscono la piazza per manifestare pacificamente il proprio dissenso, la propria giustificata rabbia contro quei ladri di futuro che, nonostante gli inutili imbellettamenti, si son mangiato tutto, ma proprio tutto del nostro Paese.

Che desolazione! Che tristezza!

Ieri, giornata nera per la nostra democrazia; il mondo giovanile è sceso in piazza per difendere il proprio futuro, partendo dalla difesa della Scuola come palestra di saperi; ma a contrastarlo ha trovato una resistenza forte, inopportuna ed imprevista da parte dei poteri forti; pugno duro contro le manifestazioni pacificamente organizzate.

Che significa tutto questo? Forse dobbiamo incominciarci a preoccupare della tenuta della nostra democrazia? Come si può massacrare di botte un popolo di giovani che scende in piazza solo per difendere la propria dignità di uomini ed il loro futuro tradito?
Forse neanche questo è più possibile nel nostro Paese, dove i ladri di futuro oltre ad essere in debito nei confronti dei giovani per i tanti tradimenti fatti, pensano di togliere anche dell’altro?

Quando i manganelli si abbattono con tanta e tale violenza su di un popolo inerme di giovani contestatori, c’è veramente di che allarmarsi; c’è da essere preoccupati per la libertà individuale e collettiva e per la civile e democratica convivenza del Paese.
A questo punto le garanzie costituzionali italiane non sono più fermamente salde; la democrazia comincia a scricchiolare e le libertà della persona e dell’insieme sociale cominciano ad essere libertà condizionate e violate o violabili dalla già nota forza bruta delle manganellate che rappresentano in sé la volontà diffusa degli uni contro gli altri o ancora peggio dei forti contro i deboli.

Io, seguace convinto della nonviolenza, gandhianamente dico no alla violenza in tutte le sue forme ed espressioni; dico no soprattutto alla violenza tra le generazioni.
Non è possibile pensare di dialogare con il mondo dei giovani, usando la forza, abbassando i manganelli sulle loro schiene di giovani indifesi che non vogliono subire più oltre e pronamente le ottuse volontà di chi li ha da sempre traditi.
Dopo i manganelli, che altro ci sarà nelle piazze italiane se i giovani osano protestare?

Forse, forse avremo anche nel nostro Paese una condizione cinese come quella di Tienanmen, dove furono falciate tante vite umane colpevoli solo di aver osato manifestare e quindi sfidare i poteri forti cinesi, poteri che, per quello che rappresentano, si somigliano sempre ed ovunque nel mondo ed hanno come solo denominatore comune, la violenza, il sangue degli innocenti.
Ma l’Italia, nonostante i suo tanti mali, sono convinto che saprà usare sempre e comunque il dialogo, il linguaggio, il solo linguaggio della nonviolenza, come primo presupposto per quella pace sociale, un anello importante che serve a legare una generazione all’altra e può garantire a tutti democrazia e sviluppo di cui è tanto desideroso l’intero mondo globale, dove la vicinanza umana è in cerca di pace e non di guerra, di confronto e di dialogo e non di violenza e manganelli, da sempre usati ed abusati da chi alla ragione preferisce la forza, la violenza ed in situazioni estreme l’eliminazione dell’altro visto come un nemico da abbattere, perché di ostacolo al proprio fare violento, al proprio desiderio di dominio sugli altri, inteso come potere imposto.

Il mondo giovanile italiano consapevole delle difficoltà a cui deve andare incontro, vuole gridare fortemente la propria rabbia e dire basta ai tanti tradimenti; basta con la rassegnazione e con la inopportuna e silenziosa sopportazione di quei tanti ladri di futuro che hanno rotto l’incantesimo del legame generazionale, lasciando i giovani privi di protezioni e di prospettive certe per la propria vita futura.

Al primo posto della protesta giovanile di questo infuocato mese di ottobre 2012, c’è la rabbia contro il sistema dei “ladri di futuro”, a cui si rivolge con forza la domanda di futuro, sempre più negato da un presente che non si preoccupa minimamente del futuro di quelli che verranno.
Nella protesta giovanile ci sono le tante attese, le tante ragioni di futuro, ragioni purtroppo sempre più negate, sempre più dimenticate da quelli della casta e dei poteri forti che governando questo nostro malcapitato Paese, pensano di poter risolvere tutto con la forza e di poter mettere a tacere il dissenso compreso quello del “tradito” mondo giovanile, usando il pugno di ferro e/o in casi estremi anche la violenza che va oltre le manganellate.
I giovani il 5 ottobre 2012, hanno protestato contro i mali della scuola, ma non solo per quelli; l’obiettivo primo della protesta sono soprattutto quelli del proprio disagio, della cancellazione sempre più profonda del proprio domani.
Che bel capolavoro è stato costruito nel nostro Paese! Altro che solidarietà intergenerazionale!
Purtroppo siamo alla condizione amara e preoccupante di giovani senza domani; di giovani senza futuro; una condizione che unisce il Paese dal Nord al Sud.

La protesta giovanile ha interessato tutta l’Italia con feriti e contusi soprattutto tra i giovani violentemente manganellati, per avere osato protestare contro gli intoccabili che, per troppo lungo tempo, hanno fatto tanto male all’Italia che i più sentono ormai come un Paese dal futuro negato.

Alla base delle proteste, come primo forte segnale gridato in tutte le manifestazioni, c’erano le “ragioni del futuro”; per questo con tanta rabbia dentro, hanno gridato tutto il loro sdegno contro la classe dirigente che egoisticamente, tradendoli, ha remato contro i loro figli, provocando il male, tanto maledetto male per le generazioni dal futuro negato.
I giovani, sono in tanti che sognano di cambiare il mondo; sognano un mondo nuovo per cui sono assolutamente contro i tanti ladri di futuro che, con un fare assolutamente disonesto, pensano solo ai propri privilegi, anche al costo di alti sacrifici per la gente sempre più vittima di un sistema assolutamente infame che ha provocato danni gravi al Paese attraverso l’attuale grave crisi economica e la violenta devastazione morale che ha colpito l’insieme italiano in tutte le sue parti.
I giovani non vanno mai traditi. Ai tanti giovani traditi del nostro Paese, bisogna ridare e presto la speranza di un futuro possibile; se non si fa questo e subito, le nuove generazioni del nostro Paese, saranno, purtroppo, generazioni dal futuro negato con conseguenze catastroficamente inimmaginabili.
A questo punto in cui siamo, l’Italia deve necessariamente rinsavire; c’è bisogno di invertire la tendenza in atto che determina sconforto misto a rassegnazione, con tanta rabbia pronta ad esplodere da un momento all’altro, essendoci ormai in giro tra la gente, condizioni assolutamente disumane, con disperazione diffusa per le crescenti difficoltà a campare e per una solitudine che uccide tutto di tutti, compresa la speranza.

Oggi l’Italia deve dare segnali forti; sono i segnali che tanti italiani si attendono, nonostante tutto ancora fiduciosi in un futuro possibile, essendo il presente anche se problematico non nelle condizioni estreme e senza ritorno del “tutto è perduto”.
Monti è l’uomo della provvidenza?
Non sembra e soprattutto non sembra a tanti italiani che avevano sperato nel miracolo possibile e fiduciosi avevano creduto nel provvidenziale montismo, per salvarsi e salvare l’Italia.
Ma così non è stato; il Paese, in forte crisi, in grave recessione, avvitato su se stesso, ha visto crescere i suoi tanti mali, con il benservito bocconiano di tecnici che solo per propria opportuna comodità, si autodefiniscono non politici.
Ancora una volta il vizietto italiano di affidarsi all’uomo della provvidenza, un vizietto patrimonio comune del DNA nazionale, non ha assolutamente dato i frutti sperati.

La provvidenza non ha fatto l’atteso miracolo; oltre al mancato miracolo si è oltretutto portata via la speranza.
E così i mali d’Italia anziché vederseli azzerati così come promesso, sono cresciuti e non poco.
Purtroppo siamo ancora in condizioni assolutamente gravi; non è servito a niente, ma proprio a niente, affidarsi all’uomo della provvidenza.
Il miracolo non c’è stato, perché proprio non ci poteva essere.
Che Paese strano è il nostro! Che strana è la razza italiana; non riesce proprio a vivere una vita democraticamente normale, senza pensare all’uomo della provvidenza, attrezzato a risolvere i problemi della gente che non sa credere prima di tutto in se stessa ed ingenuamente si affida sempre agli altri.
Ma così non è; nessun uomo ha o può avere virtù taumaturgiche né essere un toccasana per salvare miracolosamente la gente; l’insieme sociale di un Paese complesso come il nostro.
Chi dice di essere dotato di virtù che vanno oltre l’umano, dice bugie; è un falso parolaio; è un falso incantatore che, a parole e solo a parole, pensa e fa pensare anche agli altri, di poter risolvere i problemi di tutti, per i quali c’è bisogno di altro e non solo di parole, parole, parole.

Che bell’Italia, è l’Italia che viviamo oggi!
Un grande Paese come il nostro, oltre ai poeti, ai santi, ai navigatori, ha innalzato agli onori degli altari anche gli uomini della provvidenza.
Mario Monti, l’uomo della provvidenza dei nostri giorni, è il primo ed il più importante santo aureolato oggi e diffusamente venerato dal fanatismo estremo di tanti italiani che credono nella provvidenza.
Speriamo di cuore che ce la facciamo ad ottenere il miracolo, restituendo, come prima cosa, le condizioni di normalità al nostro Paese; è attraverso questa via che si può uscire dalla crisi in atto e liberare la gente dalle sofferenze quotidiane che non richiedono soluzioni miracolistiche e salvifiche, ma azioni umane serie e responsabili.
Nonostante i santi a cui ci si affida tutti i giorni ed in tutte le ore, l’Italia è purtroppo, fortemente alla deriva, per cui difficile da salvarsi.
A non salvarsi con la gente comune c’è anche la classe politica tutta da rifondare ed i partiti che hanno mancato di etica condivisa e non hanno saputo fare il proprio dovere, che doveva essere quello del buon governo d’Italia nell’interesse di tutti.
Stando così le cose, l’Italia ha perduto anche la speranza; non crede più a niente e con rassegnazione vive alla giornata, indifferente del proprio futuro.
I più coinvolti e senza alcuna speranza di un futuro possibile sono i giovani.
Traditi e mazziati, come è successo in questi giorni in diverse città italiane, per aver osato manifestare la propria rabbia contro i ladri di futuro che oggi non riescono più a far funzionare niente, ma proprio niente, a partire dalla Scuola, un inutile parcheggio giovanile che non sa dare né cultura, né educazione e tantomeno formazione per prospettive certe di un lavoro certo, com’è naturale che sia per chi, uscendo dall’età adolescenziale, deve entrare di diritto nel mondo del lavoro.
Così dovrebbe essere, ma così non è nel nostro Paese che non riesce a dare un lavoro a milioni di giovani che vivono disperatamente la loro condizione giovanile senza alcuna speranza di futuro.
Come e che cosa si deve fare per riportare l’Italia nelle condizioni di Paese normale? Come si può superare la rottura fortemente traumatica tra il mondo adulto ed il mondo giovanile tradito dai ladri di futuro che appartengono alle generazioni dei loro padri?
L’Italia deve cambiare; deve saper dare il peso che merita alla condizione giovanile.
Per fare questo, è necessario prima di tutto far funzionare la democrazia; è necessario moralizzare il Paese azzerando le ruberie e gli sprechi; è necessario liberarsi di chi ruba e di chi rema contro i diritti legittimi della gente normale, giovani compresi.
È necessario restituire un clima di legalità; è necessario cancellare i diritti negati, primo tra tutti, il diritto al lavoro.
Per tutto questo è necessario cambiare; l’Italia deve sapersi mettere all’ascolto; deve saper dialogare; deve sapersi rapportare agli altri.
Deve essere, tra l’altro, ridotto il peso invadente dello Stato sovrano e del potere, forza ammorbante, generatrice come sempre di soli privilegi per pochi a tutto danno dei diritti negati per la gente comune.
Come può continuare il mondo adulto con i suoi arroganti poteri di cazzo a tradire i giovani, ancora pazienti e silenziosi in attesa che le cose cambino, restituendo loro quel futuro tradito con inganni generazionali che, in un Paese civile, non dovrebbero assolutamente esistere?
Dal mondo dello studio al mondo del lavoro viene un letamaio di tradimenti per cui è assolutamente legittima la ribellione dei nostri giovani, vittime innocenti dei tanti ladri di futuro.
Comportamenti ingannevoli vengono dai tanti diritti negati; prima tra tutti il diritto al sapere, un diritto ormai cancellato; altro diritto negato appartiene alla disoccupazione garantita, per cui il lavoro non è più un valore ed una giusta attesa di vita per tutti.
I giovani demotivati, non se la sentono più di rimanere indifferenti di fronte al loro grave dramma generazionale con all’orizzonte la cancellazione delle prospettive per il futuro giovanile italiano.
La società italiana è ormai avvitata su se stessa; avendo smarrito la strada giusta, fa sempre più fatica a ritrovarla; la mancanza di rispetto nei confronti dei giovani è la peggiore cosa che poteva mai capitare; esprime al massimo la forte crisi della nostra società che non ha di meglio da fare che agire contro i giovani, attivandosi perversamente come ladri di un futuro negato.
Forse non è legittima la ribellione che tra l’altro, viene accolta a manganellate?
È assolutamente naturale che le giovani generazione decidano di difendersi e difendere i propri diritti dai tanti ladri di futuro; bene fanno quindi ad affollare le piazze e da “indignati” manifestare, protestare ed essere protagonisti di tempi nuovi su quei cambiamenti umani e sociali di cui ha tanto bisogno il nostro Paese.
Contro i manganelli dello Stato padrone, ben vengano le carote e la rabbia fortemente gridata da un mondo giovanile disperato che si organizza per difendersi contro i diritti negati, a generazioni ormai senza futuro, a cui giorno dopo giorno si cancella, uccidendola, anche la speranza.

Giuseppe Lembo

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