Teatro La Provvidenza - Taxi a due piazze - la bigamia stressa
di Giovanni Mautone | BlogEntrate, uscite, battute veloci e repentini passaggi vocali; un palcoscenico diviso in due dove tutto si sdoppia e raddoppia e dove anche l’impegno degli attori, nonché del pubblico, richiede un doppio sforzo. Ma è lo spettacolo che vuole questo, è il testo originale di Ray Cooney che mette a dura prova le compagnie che vogliano affrontare questa sfida. Una sfida accolta e ben affrontata dagli Eureka, la compagnia amatoriale più conosciuta nel nostro territorio, quella che intrattiene il suo pubblico in scena e nelle piazze. Quella che dopo 11 anni di esperienza stenteresti anche a chiamare amatoriale, vista la competenza e la sicurezza con cui calca il palcoscenico del Teatro che da anni la ospita e la supporta, La Provvidenza di Vallo della Lucania. Quella stessa compagnia che dopo averti intrattenuto per una serata ti fa pensare: peccato non esserci venuto prima! Ma tutto ciò non semplifica né riduce il doppio sforzo che gli attori hanno dovuto sostenere per portare in scena “Taxi a due piazze”, un testo che si è prestato a svariate riletture e adattamenti, uno dei quali è stato scelto e ulteriormente adattato per il pubblico cilentano.
Gag esilaranti quando la telefonata tra Mario e Barbara resta aperta costringendo Lucia a spacciarsi per una contadina impicciona, facendo credere al tempo stesso a Carla di avere a che fare con un paziente piuttosto particolare pur di coprire le magagne del suo amico. O ancora quando Carla compone il numero di casa di Barbara credendo di essere in linea con il Comando di Polizia, venendo invece accolta dai rantoli di Mario, improbabile maniaco sessuale che confonde le idee alla moglie, condotta al limite della pazzia (e spacciata come tale) da tutto quello che le accade intorno. Una trama troppo intricata per poterla racchiudere in queste poche righe, che stimola risate e mantiene alta l’attenzione sino al groviglio finale, in cui solo un taglio netto del filo potrebbe portare allo scioglimento di una situazione ormai divenuta incontrollabile. Un plauso alla capacità degli attori di mantenere vivo l’interesse del pubblico, estremamente esposto al rischio di un’emicrania fulminante per via del castello di bugie che si crea battuta dopo battuta; ma soprattutto un ‘bravo’ alla concentrazione dimostrata da tutti nell’ultima scena, pervasa da un clima di fraintesi e bugie a copertura di altre bugie, che oltre a scatenare ilarità azzera qualsiasi previsione su quale possa essere la soluzione finale. Facile pensare che dopo tutto questa baraonda, e dopo che entrambi i matrimoni di Mario siano andati a finire ‘in malora’, il sentimento tra lui e Lucia sbocci come un tenero e romantico fiore a corollario di tutta la vicenda. Su questo ‘frainteso sottinteso’ gioca la chiusura, dove un abbraccio tra i due viene letto come l’ennesima presa in giro a due mogli che, compagne di sventura, si alleano per rincorrere i due protagonisti fino ai saluti finali.
E se ancora non sia chiara, la morale della favola stavolta è che anche la bigamia presenta dei difetti: se una donna può diventare stressante, figuriamoci due!
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