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DUE PARCHI NAZIONALI, GRAN SASSO E CILENTO. CHE DIFFERENZA!

📅 giovedì 23 giugno 2016 · 📰 AmbienteCilento

23062016 parco gran sasso
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foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Ambedue i parchi nazionali sono stati istituiti nel 1995 con la legge Quadro 394 del 1991, con l’obiettivo di realizzare quell’equilibrio indissolubile tra capolavori di cultura e capolavori della natura. Nei due parchi nazionali infatti sono presenti caratteristici paesi medioevali posti su alture ma, mentre nel Parco del Gran Sasso che conta 150 mila ettari i paesi sono entrati con tutto il loro territorio nel parco, per il Parco del Cilento con i suoi 181. 975 mila ettari non si può dire la stessa cosa. Il fenomeno della cementificazione infatti si espande di solito molto più a valle. Si potrebbe dire paradossalmente che il consumo di suolo si è accelerato in questo parco dopo il 1995, distruggendo il paesaggio con il suo valore culturale e naturale.

Che dire poi della ricchezza di biodiversità presente nei due parchi? Il Parco del Gran Sasso viene definito uno “scrigno di biodiversità”. Non a caso la flora presenta 2400 specie censite (tra cui 12 endemiche del Parco), prima area protetta in Europa per biodiversità vegetale, mentre il patrimonio faunistico conta specie importanti: oltre il Lupo, il Cervo e il Capriolo sono presenti la Martora, il Gatto selvatico, il Tasso, la Faina, la Puzzola,l’Istrice, l’Avicola delle nevi. Che dire poi del Camoscio appenninico che a 100 anni dall’estinzione è stato reintrodotto e tornato a ricolonizzare le montagne con circa 500 individui. Anche l’avifauna è numerosa nel parco presentando rapaci rari come l’Aquila reale, l’Astore, il Falco pellegrino, il Lanario e il Gufo reale. Citiamo ancora per brevità la Vipera di Orsini con la sua più consistente popolazione italiana e le migliaia di uccelli acquatici che popolano il lago di Campotosto.


Tale ricchezza di biodiversità deve essere naturalmente censita e studiata da Centri specializzati. Con l’amica Daniela, esperta di piante, sono andato quindi a visitare il “Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino”, struttura nata nel 2002 nel monastero francescano di Barisciano. Il Centro, cofinanziato dall’Unione europea, nasce in collaborazione con l’Università di Camerino. Presenta un ricco orto botanico, una foresteria, un erbario con 45 mila esemplari, un laboratorio in cui lavora la dottoressa Tinti. La biologa non è tuttavia la sola studiosa del parco perché è attivo un ufficio scientifico con diversi sedi e biologi.

Ben diversa è la situazione nel Parco del Cilento e V.D., Patrimonio dell’Umanità e Geoparco, che presenta, ahinoi!, solo il “Centro studi sulla biodiversità” fuori di Vallo della Lucania e il “Centro di studio della fauna migratrice” arroccato sulla rupe del Mingardo : l’uno solo sulla carta e l’altro con una fine ingloriosa . Ancora non finito subito vandalizzato e poi sequestrato, dissequestrato e rifinanziato dalla Regione, infine dimenticato: monumento allo sperpero di denaro pubblico. Eppure anche il parco del Cilento presenta una ricca fauna selvatica e più di 1800 specie di flora autoctona selvatica. Alcune specie, come la Primula palinuri, sono addirittura endemiche.

Due parchi naturali così estesi e ricchi di biodiversità hanno sicuramente bisogno di un centro di recupero della fauna selvatica in difficoltà. Nel Cilento, nel febbraio del 2011, fu costruito a Sessa Cilento un centro costato 9 milioni di euro. Inaugurato in gran pompa, non è ancora in funzione: si ha notizia di una recente determina per la fornitura della energia elettrica del 15 febbraio 2016, poi nient’altro. Ben altra situazione presenta il Parco del Gran Sasso che può contare su due centri vicini (a Pescasseroli e a Pescara) gestiti dalla Forestale e dalla Lipu, molto efficienti ed attrezzati, pertanto molto visitati. Turisti e scuole possono scegliere tra 13 musei e centri visite come, per citarne qualcuno, il Museo del Camoscio, dell’Acqua, del Legno, del Lupo, del Fiore, delle Fortificazioni.

Ebbene, concludendo, se mettiamo a confronto due parchi nazionali nati nello stesso anno, ambedue ricchi di biodiversità e di storia, primo e terzo per estensione, che richiedono infine capacità e lungimiranza di gestione e programmazione, non si può che preferire il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, nel quale si torna con piacere scoprendo sempre nuove sorprese. Escluso il mare con le sue bandiere blu, naturalmente.

foto parchi


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