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SPARIRA’ PER SEMPRE LA DUNA DELLA CALA?

📅 giovedì 18 agosto 2016 · 📰 AmbienteCilento

18082016 art cala del cefalo 1
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foto autoredi Paolo Abbate | Blog

La spiaggia della Cala del cefalo, Sic e Zps delParco nazionale del Cilento e V.D., era indicata nei tabelloni posti dal Parco lungo le passerelle che l’attraversano come “sistema dunale integro e completo”. 56 specie i piante psammofile censite infatti dall’Università Federico II di Napoli (alcune purtroppo estinte).

I diversi fattori negativi che si sono succeduti da qualche decina di anni fa, ne hanno determinato un veloce,forse irreversibile, deterioramento. Si può affermare che quasi contemporaneamento si sono succeduti un erosione profonda (quasi 70 metri) della spiaggia della Cala, determinata dal mancato apporto, per cause antropiche, di sedimenti del fiume Mingardo; pertanto l’arretramento della spiaggia ha alzato la falda salmastra , così che molte piante della zona cespugliosa e boscata si sono seccate.


Contemporaneamente però l’installazione di lidi balneari a ridosso della duna - all’inizio proprio sulla duna stessa per guadagnare spazio per le proprie strutture - hanno impedito alle piante pioniere di crescere e di riprodursi. I semi di molte di queste infatti ( Salsola Kali, calcatreppola, Sparto pungente eccetera) vengono trasportati insieme al materiale organico , costituito da canne, rami, arbusti, radici, depositato dalle mareggiate invernali. Materiali che vengono purtroppo rastrellati a primavera, addirittura con mezzi pesanti, dai gestori dei lidi balneari, i quali pretendono la spiaggia in concessione pulita e spianata con cura.
Non a caso nel Piano di gestione del parco “Natura 2000” del 2007, redatto dopo il procedimento d’infrazione europeo, veniva specificato chiaramente l’importanza e la conservazione di questi materiali organici che trattengono altresì la sabbia trasportata dal vento in modo tale che la duna possa accrescersi e con essa la flora psammofila, senza la quale la duna non può mantenersi. Avvertimenti ignorati (volutamente ?) dai gestori, dal comune e dal Parco stesso che doveva vigilare.

Il ripascimento, auspicato da geologi e ingegneri ambientali, poteva essere realizzato con i sedimenti prelevati nei pressi della foce del Mingardo dopo la disastrosa esondazione del febbraio 2015. Tale procedimento essenziale e necessario per la ricostruzione della spiaggia vicina è stato, è doveroso ripeterlo, ignorato dalle autorità preposte. Al proposito, che fine hanno fatto quelle tonnellate di sabbia prelevate e trasportate ad un deposito nei pressi del fiume?

Concludendo, se la nuova dirigenza del Parco non cambia urgentemente indirizzo, intervenendo lungo l’asta fluviale del Mingardo, mettendo in opera le indicazione degli esperti, e non si pretende con decisione di rispettare le indicazioni contenute nel Piano “Natura 2000” , intervenendo e sorvegliando (sono in campo 5 polizie giudiziare che possono essere utilizzate), il sistema dunale più “integro e completo” del Parco nazionale patrimonio dell’Umanità, è destinato velocemente a scomparire.

foto p abbate cala del cefalo


foto p abbate cala del cefalo


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