BULLISMO. FERMATE IL MOSTRO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
di Giuseppe Lembo | BlogIl mondo dei giovani italiani e soprattutto meridionale, quando era prevalentemente un mondo contadino e non solo, era un mondo umanamente eccellente ed attento a crescere con il protagonismo dei cittadini rispettosi delle istituzioni ed impegnati con saggezza a costruirsi il futuro, cercando di crescere umanamente, culturalmente, socialmente, nel ruolo delle professioni e del lavoro più in generale.
Questa condizione umanamente saggia e giusta ha manifestato il suo virtuoso cammino fino alla fine degli anni ottanta, con percorsi di studio e di impegno finalizzato a migliorare le proprie condizioni di vita, con la saggezza delle idee, capaci di diventare fatti concreti.
Tanto anche al Sud, con difficili condizioni di vita, soprattutto nell’immediato dopoguerra e con condizioni territoriali di diffusa povertà ed analfabetismo di partenza.
Tante anche le partenze per le Americhe; soprattutto per le Americhe del Sud dove partivano interi nuclei familiari che l’Italia, soprattutto l’Italia di periferia, negava agli italiani e/o li conservava ai territori con le proprie madri vedove bianche, lasciate a coltivare la Terra e le tante persone anziane che potevano vivere e campare solo dal sudato frutto dei campi coltivati con l’impegno di tutti i componenti dei nuclei familiari (bambini, anziani, donne madri e casalinghe).
Questa condizione sempre più umanamente dismessa, con le famiglie e soprattutto i giovani sempre più abbandonati a se stessi e rincorsi dalla crescita delle povertà diffuse, ha fatto crescere il malessere italiano, soprattutto al Sud, con la Campania, disperatamente prima, dove il Mezzogiorno vive la triste condizione di un mondo giovanile sempre più gravemente abbandonato a se stesso.
Siamo ancora oggi ad un Sud che registra il triste dramma del 60% dei giovani che non fanno nulla; che non studiano e non lavorano e che sono sempre più abbandonati a se stessi. È qui, nel povero Sud, sedotto ed abbandonato, che non si emigra più per libera scelta, ma per triste necessità.
Intanto il sofferto malessere territoriale cresce. Tanti i disagi; tanta la disumanità diffusa sui territori dalla Famiglia alla Scuola ed alla Società sempre più incapace di dare risposte credibili, soprattutto ad un mondo giovanile tristemente abbandonato a se stesso, con diffuse condizioni di malessere umano e sociale e con il sistema delle rappresentanze delle istituzionali sempre più incapace di agire per il bene comune, a partire dalle Famiglie, dalla Scuola e dalla Società più in generale.
Ma il male dei mali sempre più crescente negli ultimi decenni nel sofferto inferno meridionale, è quello della Scuola, dove, tra l’altro, cresce l’uso-abusato della lingua italiana, usata in modo sempre più improprio; in modo sempre più scorretto non solo nelle Scuole di ogni ordine e grado, ma anche nel mondo universitario, sempre meno sacro e nobile santuario dei saperi italiani, nella cultura italiana, per affrontare il futuro delle professioni e/o nel mondo del lavoro che ci impongono la capacità di padroneggiare al massimo la capacità d’uso della lingua parlata per comunicare ed insieme trasformare le proprie idee condivise e quindi in idee che diventano fatti, come prodotto della saggia capacità di insieme.
Tanto è assolutamente necessario al Futuro italiano, per evitare che le vie d’Italia vengano lastricate di mala Società e con essa di mala Scuola, mala Salute e di un altrettanto Futuro ammalato; di un Futuro tristemente negato ai valori di un’umanità d’insieme che ha assolutamente bisogno di sagge certezze. Tanto per non farsi male e così negare al Futuro quelli che verranno, sempre più orfani di certezze umane e quindi esposti a tutto il negativo possibile del Mondo.
Il primo anello della triste catena è proprio quello dei giovani, sempre meno radicati nei propri ambiti di vita, a partire dalla Famiglia alla Scuola e come tali, tristemente esposti a tutto il negativo possibile del Mondo, reso sempre più violento, più disumano, più senz’anima ed in triste solitudine; più dal Futuro negato.
Dopo tante opportune osservazioni, utili ad inquadrare il triste e nascente fenomeno del bullismo italiano, pericolosamente violento al Sud, torno alla centralità del discorso di partenza, cercando di capire e fare capire a fondo il fenomeno della triste criminalità, rappresentata dalle baby gang che, soprattutto al Sud ed a Napoli in modo tristemente particolare, sono la nuova anima del crimine che alleva ed organizza il passaggio di potere in un mondo giovane se non addirittura bambino, assolutamente senza certezze umane, dalla Famiglia, alla Scuola, alla Società.
Napoli è la città simbolo in Italia di questa mutazione genetica che fa un male da morire a tutto il suo insieme umano, negandosi tristemente al Futuro.
Tanto, succede nella Napoli che, un cinquantennio addietro era protagonista del sogno rivoluzionario del sessantotto napoletano, con radici profonde e dalle certezze di una teoria universitaria vista come l’unica strada da percorrere per cambiare il Mondo a partire da Napoli con un mondo giovane, infervorato di marxismo con le radici nell’hegelismo, alla ricerca di quella emancipazione umana possibile solo grazie all’apporto della Filosofia e della Scienza, una concezione fortemente napoletana per lungo tempo, anima dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, fondato da Gerardo Marotta.
A Napoli, come altrove e più di altrove, si andava pensando ad un’emancipazione globale, con l’anima viva dei giovani napoletani, protagonisti di un Futuro possibile, così come negli anni della Rivoluzione napoletana del 1799.
È in questo momento del falso nuovo che cambia al Sud la condizione giovanile. Cambia soprattutto a Napoli ed in qualche modo in tutte le diverse realtà italiane, dove poco saggiamente, il mondo adulto, si manifestava, senza una ragione, indifferente al mondo dei giovani che diventava sempre più, un mondo dal Futuro negato, con bambini piccoli e protagonisti abbandonati al rischio della strada, sempre più soli con se stessi.
È a Napoli, come non mai prima in nessuna altra parte d’Italia che, si riscrivono le età della vita con l’età dell’adolescenza fino a 24 anni.
Un’adolescenza che si espande, diventando adolescenza deviata, con i bambini sempre più precoci degli adulti sempre più tardivi, avendo diffusamente, come unico riferimento di vita, la strada.
È sulla strada e nella strada che tristemente cresce un mondo sempre più abbandonato a se stesso di bambini precoci e di adulti sempre più tardivi.
Così facendo si costruisce un Futuro meno adulto, con i vecchi senza figli per effetto delle culle vuote e gli adolescenti sempre più tardivi a varcare la soglia dell’età adulta, con l’anomalia dilagante da “giovani adulti”, negati al vivere socialmente insieme, mancando tragicamente l’opportunità di ingresso nei sistemi sociali.
In questi universi, siamo ormai e sempre più, in una condizione dai confini sempre più ammalati.
Quali gli effetti e le conseguenze umane e sociali per il nostro Paese dal mondo della giovinezza senza confini? Purtroppo, comportano condizioni comportamentali umanamente nuove e dalle caratteristiche sconvolgenti, con fenomeni di devianze individuali e/o di branco, aggressive verso i deboli ed i soli della società ed in formazione permanente per trasformare il proprio ruolo di bulli, branco, in bande armate, anima del malaffare e di una criminalità diffusa da antistato, considerata l’unica soluzione possibile per vivere in violazione della legge; tanto, in numero gravemente crescente, con il 60% dei ragazzi meridionali e napoletani in particolare, portatori di un sempre più triste disagio sociale che, in altissima percentuale si trasforma nelle disumane condizioni di un illecito diffuso, con un percorso di provenienza di un bullismo aggressivo e violento, poi sfociato nella sofferta opportunità di inclusione sociale nel triste e disumano Mondo della droga, della prostituzione e delle violenze quotidiane, che si negano ad una politica di coesione, necessaria a garantire anche al Sud un Futuro di umana civiltà.
La società italiana istituzionale e non, soprattutto al Sud deve saggiamente sapersi riconsiderare, recuperando prima di tutto il proprio ruolo nel rapporto istituzionale tra una generazione e l’altra ed eliminando il male oscuro di un antistato padrone che detta le sue leggi facendo un male da morire alla società nel suo insieme, con grave danno soprattutto per il mondo giovane sempre più in solitudine ed abbandonato a se stesso, tra i mille rischi delle tante negatività infestanti il cuore disumano di una società del niente che proprio non sa volersi bene, facendosi un male da morire.
Occorre un processo di rigenerazione umana e sociale, con un saggio rapporto generazionale e con la Famiglia e la Scuola saggiamente guide per il Futuro, il frutto di idee di insieme che devono diventare fatti basati su di un’etica valoriale con alla base il rispetto delle regole; tanto, partendo da un’umanità d’insieme che, oltre ai diritti, sappia rispettare anche i doveri, nel saggio rispetto di una legalità che deve essere il cammino condiviso di tutti i cittadini, saggiamente cuore palpitante di uno Stato che tutti devono riconoscere come riferimento unico del sistema di vita italiana, in tutte le sue parti antropico - territoriali.
Il bullismo inteso come supremazia sul prossimo, ha ormai superato i confini del mondo giovanile; si è diffuso e non poco, anche nella società degli adulti che, sempre più spesso, senza una ragione, esercita in modo disumano e violento, la propria supremazia sul prossimo, facendolo maledettamente soffrire.
C’è un evolversi del bullismo fortemente coinvolgente; sta, purtroppo, rientrando a fare parte di un sempre più condiviso modello culturale e di un comportamento della gente comune che narcisisticamente sente di possedere in sé una coscienza da bullo, utile a far prevalere se stessa, con un fare da clima di terrore, sottomettendo altre persone in una realtà sociale sottomessa e sempre più tristemente senza l’autorità necessaria, a tutela della legalità che, con la forza di un vero e proprio potere da antistato, viene violentemente cancellata.
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