Teatro Parmenide - “Il caso Dorian Gray” - I tre volti di Manuele Morgese
di Giovanni Mautone | BlogLa prima al Teatro Parmenide fu un successo di popolo e un successo mediatico. La seconda serata ha suscitato altrettanto scalpore poiché si trattava dell'ospite forse più importante del cartellone, Paolo Villaggio. Due serate, due successi. Ma questa era la prova del nove: a calendario avviato, un attore non così noto tuttavia di grande spessore quale risultato avrebbe conseguito? Un momento decisivo per il Teatro Parmenide, superato alla grande. Una sala piena indica un pubblico consolidato, affezionato, e soprattutto aperto e disponibile al teatro “impegnativo”, e non solo di varietà, come accade spesso nella nostra zona.
Chiamati a giudizio, i tre uomini, interpretati da Manuele Morgese, esporranno la loro “versione dei fatti”: sta a noi scegliere chi sia il colpevole, chi la vittima, come veramente siano andate le cose. È stata forse colpa di Henry se Dorian abbia deciso di stipulare un patto col diavolo? Ma lo stesso Henry, quanto ha influito sulla scelta autonoma dell'avvenente giovane? O forse Basil avrebbe dovuto discostarsi leggermente dalla realtà, per non dare la possibilità a Dorian di divenire geloso della sua stessa immagine, fin troppo corrispondente al vero? O ancora, potrebbe essere solo ed unicamente colpa del carattere ancora acerbo del giovane Dorian, che lo ha portato a mal interpretare lo stile di vita di Henry, o il grande regalo di Basil? O addirittura a non rendersi conto del peso delle sue parole, quando ha formulato il suo patto col diavolo, lasciandosi sfuggire la situazione dalle mani, fino a giungere al gesto disperato di distruggere il quadro cercando così di eliminare il male da sé stesso. Magari come spesso succede la ragione sta nel mezzo, ognuno dei tre ha avuto il suo peso nella vicenda, da cui ne esce vittorioso solo Henry, unico superstite di una strage che coinvolge anche la povera Sybil, avvenente ma inetta amante di Dorian.
Un romanzo ed un testo teatrale oscuro, macabro, quasi terrificante, ben veicolato anche dalla scenografia che accompagnava Manuele Morgese, letteralmente sommerso da drappi neri che avvolgevano l'intero palcoscenico, dall'alto fino alla ribalta. A corredo un'oscurità totale avvolge la sala, a cui sono stati negati per l'occasione persino i led che indicano il percorso delle scale, in modo tale che il pubblico viva sulla propria pelle la difficoltà, metaforica e materiale, di far luce sull'intera vicenda. Un One-Man-Show che non si interrompe per non smorzare il coinvolgimento del pubblico, rapito dalla climax prodotto dalla perfetta dizione e dalla superba interpretazione di Morgese, che alterna tre personalità diverse dimostrando una grande versatilità ed una impeccabile poliedricità.
D'altronde non siamo solo noi ad averlo notato, poiché si tratta del Direttore Artistico e fondatore della Compagnia Teatrozeta, già direttore artistico del Teatro Eur di Roma, che è stato insignito del premio Ennio Flaiano speciale per questo spettacolo nel 2009, oltre ad altri due premi nel 2006 e 2010, quest'ultimo quale miglior talento.
- 12/01/2013 -
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