PER CAMBIARE, IL PROTAGONISMO DELLA RAGIONE. NELLA CAMPANIA DEL TERZO MILLENNIO IL POPOLO SOVRANO, E' ANCORA PIU' SILENZIOSO E CONNIVENTE
di Giuseppe Lembo | Blogdi Giuseppe Lembo
Il falso potere salvifico di una “Napoli milionaria”, alla base di scelte quasi inutili se non dannose, da parte di chi la governa.
Ma così facendo, si salverà veramente Napoli?
Ci sarà un futuro possibile legato alla sola progettualità dell’impossibile? Purtroppo alla base delle tante cose pensate, non c’è assolutamente il necessario progetto dello sviluppo napoletano.
E se così fosse, quante briciole di questo fantasioso sviluppo legato a possibili fatti che non hanno alla loro base i presupposti dello sviluppo possibile, resterebbero alla restante parte della Campania che rappresenta il 60% della popolazione e gran parte del territorio, da sempre e solo sedotto ed abbandonato?
Il salvifico napoletano, così come lo pensano gli uomini che contano a Napoli, è solo una trovata pubblicitaria senza alcuna autorevolezza e/o presupposto di seria concretezza.
Ebbene che si sappia e lo sappiano anche gli incantatori di serpenti che incensando situazioni da sballo, non stanno assolutamente con i piedi per terra.
Io amo Napoli; per tanti anni è stata la mia città di studio e di lavoro; soffro per la sua deriva che si aggrava e senza discontinuità, passa di mano, cambiando tutto per non cambiare niente.
Non possiamo ancora pensare di illudere e deludere la gente napoletana che soffre e che in tanti sono ridotti così al lastrico da non avere neppure il pane da mettere a tavola.
A chi giova il protagonismo del nulla? A chi giova giocare al massacro illudendo con promesse salvifiche che non stanno né in cielo, né in terra, ma sono solo e pura invenzione di chi sa solo illudere la gente, credendo che questa e solo questa sia per Napoli e per tutta la Campania, la via giusta, la via maestra da seguire, pur sapendo che produce, oltre ai sogni, disperazione, malessere sociale e tanta rabbia che poi esplode con violenza contro tutto e contro tutti?
Non possiamo consegnare l’esercito dei napoletani affamati nelle mani della camorra; non possiamo permettere che la gomorra assoldi i disperati della Terra, perché niente di concreto si fa, per liberarli realmente dai loro mali di sempre che sono dipendenza dal potere e promesse mancate.
Cari napoletani potenti (Sindaco di Napoli, Presidente della Regione, rappresentanze politiche e di governo nazionale), riflettete ed operate concretamente senza illudere più oltre niente e nessuno.
E soprattutto rimboccatevi le maniche ed evitate di sprecare risorse preziose che servono per il pane dei tanti napoletani bisognosi di lavorare e non ad alimentare consumi e sprechi che non portano da nessuna parte e che assolutamente non fanno bene ad un mondo napoletano, campano e del Sud più in generale, da troppo tempo violentato nell’intimo e da sempre tradito, consolidando quel sottosviluppo umano e sociale che da 150 anni ha aperto le porte ad una inarrestabile fuga biblica, mai interrotta ed oggi, ancora protagonista di primo piano, soprattutto, per un mondo giovane, fatto non solo di braccia, ma di idee, di cervelli e di professioni che se ben utilizzate sul suolo campano, potrebbero cambiare a fondo la Campania ed il Sud, ricco com’è di risorse male utilizzate.
Purtroppo c’è una diffusa sofferenza familistica legata agli uomini che sono solo bravi a farsi male, senza poi saper trovare le giuste soluzioni ai tanti problemi creati dalle negatività umane che affondano le loro radici nella cultura del così è, del non c’è niente da fare e nella volontà comune di consegnarsi nelle mani dei potenti di turno, diventando loro prigionieri, essendo assolutamente privi della volontà e di quella capacità del fare che serve a ciascun uomo per costruirsi il proprio futuro.
Con la sola gonfiata e pubblicizzata autostima non si risolve niente; non si cambia niente; non si trasforma un bel niente; né le cose negative per miracolo diventano positive.
Niente di tutto questo. Se una realtà umana e territoriale confusa e disperata soffre e produce malessere, niente e nessuno può cambiarla per vie miracolistiche; i cambiamenti sono una diretta conseguenza dei comportamenti virtuosi degli uomini; questo e non altro è alla base dei possibili cambiamenti e delle vie dello sviluppo; è solo con l’impegno dell’insieme sociale e della saggezza di chi governa che si possono superare situazioni consolidate di sottosviluppo.
Napoli città dal profondo malessere, dal diffuso disagio sociale, dalla grave crisi occupazionale e dal futuro negato soprattutto ai giovani costretti ad emigrare, per puro miracolo non può assolutamente diventare un “paradiso terreno”.
Le promesse non sono fatti, né producono quei cambiamenti che da tempo si attende la gente napoletana.
Napoli di gomorra, chi l’ha resa salvifica e bella da vivere? Forse De Magistris, il nuovo Sindaco di Napoli?
In così poco tempo è veramente riuscito a fare un così grande miracolo, trasformando il volto di Napoli da inferno invivibile in paradiso godibile e da vivere?
Ma Napoli non fa forse parte di quella crisi di sistema di cui soffre l’Italia ed il Sud in particolare, dove opera un ceto politico che non gode della fiducia della gente, in quanto egoisticamente è tutto per sé ed è assolutamente indifferente agli altri che esistono solo come sudditi, come clienti, come elettori che delegano in bianco i propri eletti, fidando in quel miracolo che non ci sarà mai e che farebbero bene ad invocare San Gennaro, certamente più attento e sensibile degli uomini potenti ai tanti problemi di Napoli.
Mancano a Napoli ed al Sud leader carismatici capaci di imporsi con la loro forte personalità politica ed agire concretamente per cambiare le tante cose incoerenti ed in lunga attesa di cambiamenti miracolistici che non sono avvenuti e purtroppo non arriveranno mai, proprio perché miracolistici ed assolutamente estranei ai voleri umani.
Soprattutto Napoli e la Campania più in generale, proprio non la smettono di farsi male con le proprie mani; non la smettono di vivere concretamente la propria vita e non sognando l’impossibile.
Non la smettono di pensare a fare festa alla “Franceschiello” per compiacersi e compiacere i potenti di turno.
Proprio non la smettono di affidarsi a sogni impossibili dal cui risveglio, non può derivare altro che delusioni, amarezze e tanti, tanti problemi in più.
Napoli si infiamma per fatti che sono fini a se stessi e non hanno niente, proprio niente a vedere con lo sviluppo possibile, con il lavoro che non c’è, con le case che mancano e con quel progetto virtuoso di cambiamento fatto a più mani in cui ciascuno sappia dare il proprio contributo per cambiare il cambiabile.
È perdente e pericoloso affidarsi ed affidare il proprio cammino di cittadini e di insieme sociale a quella stella polare che non illumina di vera luce il cammino della gente, in quanto trattasi di sola luce riflessa che non può cambiare niente di niente.
E allora si continua come sempre a sognare; si continua ad essere poco cittadini virtuosi, vittime di un sistema malavitoso che governa tutto e tutti; alla fine alla gente, non resta altro che piangere; altro che, da rassegnati, convincersi che non c’è niente da fare; che così è, che così e solo così, devono andare le cose umane e non diversamente.
L’ultima fiammata di orgoglio napoletano pubblicizzata come una grande e miracolosa occasione di riscatto umano, sociale ed economico, viene dalle regate dell’America’s Cup.
Si tratta di un fatto sportivo; è solo questo e non altro; pertanto, non lo si può caricare di attese miracolistiche per la soluzione dei mali di Napoli e tanto meno dei mali della Campania, mali storici che affondano le loro radici nella notte dei tempi e sono mali di disperazione umana e sociale per la politica che non c’è, per il lavoro confusamente promesso e sempre realizzato solo come fatto assistenziale, per la diffusa corruzione e malessere di “gomorra” che tutto controlla e tutto può.
Il lavoro assistito dal denaro pubblico delle tante industrie campane mangiasoldi ormai non c’è più; sono state smantellate e mai sostituite da altre, solo promesse e mai realizzate.
Anche l’Italsider di Bagnoli, appartiene a questo mondo ormai scomparso.
Interamente chiuso e richiuso negli anni ottanta, epoca bassoliniana (ero un funzionario della regione Campania impegnato nel ruolo professionale di sociologo per la programmazione sanitaria, quando i lavoratori dell’Italsider di bagnoli protestavano alla Regione, utilizzando dei cannoni ad acqua che allagarono il palazzo di Santa Lucia, occupato dopo aver fatto uscire assolutamente indenne tutto il personale).
Allora, per calmare gli animi dei lavoratori, si promise di cambiare tutto e di dare un nuovo volto a Napoli ed alla Campania.
Era l’epoca bassoliniana in cui il Governatore Bassolino parlava di Rinascimento napoletano e si pubblicizzava l’area cantieristica di Bagnoli, coperta di ferraglie, poi rimosse con costi stratosferici, come la California dell’Italia del Sud.
Niente di tutto questo è stato mai fatto; il risultato sotto gli occhi di tutti è Bagnoli che , come trent’anni fa, ancora attende la sua rinascita, oggi fantasticamente immaginata come possibile attraverso le sole regate veliche di dell’America’s Cup.
E così, nel suo naturale percorso del potere campano, da Bassolino a De Magistris al Comune di Napoli e da Bassolino governatore della Campania a Stefano Caldoro alla Regione Campania, la storia si ripete; si ripete monotona e sempre uguale a se stessa, con una sofferenza umana in crescita e senza prospettive che possa essere trasformata in gioia di vivere così come merita Napoli e tutta la Campania, ormai ridotta a regione infelix, proprio dall’incapacità della politica e da uomini infedeli ed indifferenti al bene comune.
Aprile 2012 e maggio 2013 per Napoli e solo per Napoli, sono due date ordinariamente importanti; caricarle di straordinarietà e di attese miracolistiche per risolvere i più generali problemi dello sviluppo socio-economico, è fuori luogo ed assolutamente inopportuno.
È, per questo, un comportamento, solo fantasioso l’inneggiare all’evento e/o promettere ancora una volta situazioni da Rinascimento napoletano e per l’area di Bagnoli destinata ad alti costi per la demolizione di pontili e “colmata” dell’ex Italsider e riformare la vecchia promessa di trasformarla nella California del Sud.
Purtroppo, ad occhi aperti e senza lasciarsi prendere da sogni, c’è da dire che non ci sarà niente di tutto questo.
Anche la Regione di Caldoro come quella del Governatore Antonio Bassolino, pensa che sia giusto sognare e dare in pasto ai tanti campani in lotta per la sopravvivenza, speranze assolutamente disperate per un futuro che non sarà mai futuro possibile per cambiare la vita della gente napoletana e campana più in generale.
Se fa bene illudersi ed illudere, allora è bene che si continui così e tradendo le attese della gente, si continui a dare e solo sogni al posto delle certezze; siamo sempre e solo di fronte a fatti effimeri ed assolutamente di breve termine al posto dei bisogni reali e di soluzioni a lungo termine per cambiare la vita di una realtà meridionale, dove governa il malessere diffuso, dove comanda in modo incontrastato la camorra e dove ogni giorno, il povero cittadino è costretto a combattere con carenze gravi nel mondo della sanità che non funziona, della munnezza che è ormai in una condizione di emergenza storica (una vera e propria civiltà della munnezza), dei trasporti nel caos e dei diritti abbondantemente negati (prima tra tutti il diritto al lavoro, garanzia di primo piano del diritto alla vita).
Ci sarà con dell’America’s Cup, l’atteso miracolo napoletano?
Stando, come si conviene, con i piedi per terra, personalmente non ci credo; non ne sono convinto, in quanto proprio non convincono le attese e le promesse della vigilia.
L’America’s Cup va vissuta da Napoli e dalla Campania per quello che realmente è e non altro; se non si farà questo, le ipocrisie di sempre, saranno causa di altri e gravi tradimenti, di altre e gravi delusioni ed amarezze che possono compromettere ulteriormente il già grave e lacerato tessuto umano e sociale di una Regione in crisi, assolutamente priva di prospettive di futuro e fortemente presa dallo sconforto per il proprio vivere quotidiano che si alterna tra speranza e sfiducia.
Oggi al mondo della politica c’è da chiedere un forte senso di consapevolezza e di responsabilità; c’è da chiedere di non illudere e di non deludere più oltre.
C’è da chiedere di essere virtuosa e sapersi rapportare alla gente che deve sentirsi realizzata ed attiva protagonista.
C’è, soprattutto, da chiedere di pensare attivamente al futuro e di non essere egoisticamente impegnata a difendere i propri privilegi.
Le nuove generazioni meridionali e campane in particolare, sono drammaticamente a rischio.
Ha ragione il Presidente Giorgio Napolitano a chiedere con forza che la politica si occupi con urgenza del futuro.
La sua frase “dobbiamo dare loro speranza” è, prima di tutto, rivolta a chi deve decidere; a chi deve governare; a chi deve organizzare e programmare il futuro.
Ma va oltre e riguarda nell’intimo tutti noi che, siamo con chi ci governa, sempre più distratti ed indifferenti al futuro che verrà.
I mali del Sud e della Campania in particolare, purtroppo, non finiscono mai.
A quelli vecchi se ne aggiungono di nuovi ed in primo piano sono soprattutto mali che interessano i giovani costretti come sempre ad emigrare, facendo invecchiare al massimo la popolazione meridionale che, nei prossimi cinquantanni, si prepara a diventare un mondo di vecchi i quali hanno bisogno di maggiore assistenza e di servizi collettivi per anziani da garantire necessariamente anche nella terza età con strutture adeguate.
Per salvare Napoli, la Campania ed il Sud più generale, oggi avvizziti ed in grave sofferenza antropica, con i giovani che se ne vanno a ringiovanire altre realtà soprattutto al Nord, occorre il protagonismo di tutti e prima di tutto di chi governa i territori.
Occorre assolutamente evitare di votarsi all’impotenza; occorre studiare e trovare le soluzioni possibili, ricercando attraverso idee nuove, le idee dello sviluppo possibile capace di dare fiducia e di bloccare la fuga di tanti giovani, risorse preziose di braccia e cervelli, assolutamente necessarie per evitare la morte sicura di un’importante parte del paese che non può continuare a vivere nella sua immagine di grandezza così come sempre e solo sognata; la storia, italiana; senza la gente meridionale, i valori, le idee, la cultura ed i saperi di popolazioni assolutamente impossibile cancellare, è una non storia.
Quindi, per concludere, avanti tutta, partendo daccapo, ma con intelligenza; l’impegno e la sapienza antica che a noi campani viene dal fantastico mondo greco dei saperi eleatici e di tanti mostri sacri del nostro sapere partenopeo (Gianbattista Vico, in primo piano), possono farci da guida illuminata anche nelle difficoltà odierne, sempre che lo si voglia e si sappia coglierne intelligentemente il messaggio che ci è stato lasciato in eredità, un faro di luce necessario, per continuare ad agire per il bene dell’uomo non solo in territorio campano, ma in tutto il mondo globale a cui oggi appartiene sempre più ciascun uomo della Terra.
Giuseppe Lembo
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