UN PROGETTO PER LA CICOGNA BIANCA NEL VALLO DI DIANO
di Paolo Abbate | BlogIl Codacons del Vallo di Diano, che da tempo si distingue per la difesa e la tutela della biodiversità nel territorio, scrive ai comuni del Vallo, al Ministero dell’Ambiente, alla Regione, alla provincia e al Parco nazionale chiedendo di attivarsi, ognuno per le sue competenze, a promuovere un progetto per la crescita di una popolazione nidificante di cicogna bianca nel Vallo di Diano, rivolgendosi possibilmente alle associazioni ecologiste che intendono collaborarvi attivamente.
In Campania, rileva il Codacons, si sono avuti eventi che lasciano ben sperare circa la futura permanenza temporanea di questi splendidi esemplari.
L’evento più spettacolare è avvenuto il 14 aprile scorso, quando 120 cicogne bianche sostarono nella baia di Trentova. Erano, evidentemente, in fase di migrazione verso il Nord e si sono fermate a riposare per riprendere subito il volo; cosa che è avvenuta poco tempo dopo il loro arrivo nella baia.
Ma il fatto ancor più interessante – riferisce il Codacons- lo riporta un volontario dell’associazione Ataps-Tutela Ambiente, Salvatore della Luna Maggio. Proprio quest’anno un gruppo di 50 cicogne si è riunito in località Termini in Sala Consilina, prima della migrazione in Africa.
La sosta dello stormo è avvenuta proprio vicino al nido di cicogna che nel 1996 nidificò su un traliccio dell’Enel nella piana del Vallo di Diano, nel territorio del Comune di Sala Consilina. E da allora ciò accade ogni anno. Forse, nel lungo volo verso settentrione, in quell’anno è apparsa loro questa valle dove si stagliava improvvisa una bella piana, attraversata dal fiume Tanagro e da tanti altri canali, ancora abbastanza libera dal cemento e pertanto ricca di cibo come piccoli mammiferi, rettili, anfibi, insetti

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (denominazione originaria dell’Ente all’epoca), salutando l’evento di Sala Consilina con entusiasmo più che comprensibile, mise a punto un progetto “per la conservazione e la difesa della natura”, dato che le cicogne avevano trovato nel Vallo “un importante rifugio”.
Il progetto era di grande respiro e urgente da realizzare, perché proteggere la cicogna bianca che ritornava in Italia, e il suo habitat, non rappresentava solo una grande iniziativa in difesa della biodiversità, ma anche un fatto etico e di rispetto della natura e del suo diritto a esistere nelle sue molteplici forme di vita.
Alcune associazioni ecologiste, pertanto, presentarono la richiesta di istituire una ZPS (Zona di protezione speciale) per l’area di nidificazione. Ma i comuni interessati non si attivarono per rispondere positivamente alla proposta, malgrado il parere favorevole dell’Assesorato all’Ambiente della Regione Campania. Infatti, altri progetti erano in corso per due aree di “particolare pregio ambientale”, così come individuate dalla Comunità Montana nella Carta di destinazione d’uso del territorio (CDUT, D.C.M. n. 3 del 13-02-2003), che potevano fungere da habitat ideale per la cicogna.
Ricordiamo – riferisce l’associazione- che è attualmente in progetto individuare e preservare una zona umida nel Vallo di Diano, a cura del Consorzio di Bonifica del Vallo di Diano, per destinarlo ad habitat della cicogna. Pur tuttavia, la mera individuazione e tutela di zone umide non basta a garantire la permanenza della cicogna bianca sul nostro territorio. D’altro canto, in modo del tutto paradossale, alcune di queste aree, naturalmente presenti nel Vallo di Diano, così come già visto, sono oggi destinate ad uso industriale.
Sarebbero necessarie, pertanto, non solo azioni volte alla preservazione dell’habitat e al monitoraggio del numero di esemplari, ma anche misure di accoglienza per gli esemplari più giovani, così come fatto in Calabria dove la popolazione di cicogna ha raggiunto 150 esemplari dopo l’avvio del progetto “Cicogna bianca” della Lipu.
Paolo Abbate
© RIPRODUZIONE RISERVATA







