POVERA PINETA PER NULLA PROTETTA
di Paolo Abbate | BlogFine estate la recinzione lato cancello in ferro che immette nella pineta della Cala del Cefalo, zona protetta da norme nazionali e europee, è stata manomessa; evidentemente per permettere un facile transito di mezzi a motore nella pineta stessa e sulla spiaggia.
Questa recinzione, la cui manomissione è stata denunciata più volte al Parco, non è stata ripristinata, pertanto recentemente è stato possibile entrare nel bosco con mezzi motorizzati abbandonando rifiuti speciali pericolosi un po’ dovunque. Non è stato certamente il mare, come vorrebbe far credere qualcuno, a depositare questi ingombranti oggetti. Sono stati invece ignoti, entrati dal varco – e le impronte evidenti di pneumatici ne sono la prova – che vuoi per ignoranza, vuoi per disprezzo della res-pubblica, o forse per atti finalizzati ad aggredire il Parco naturale del Cilento con atti vandalici, per i quali si potrebbe ipotizzare un disegno di boicottaggio all’istituzione del Parco stesso.


Vi sono infatti – ma è solo un’ipotesi – probabilmente molte persone alle quali fanno gola le aree “ancora vergini” che potrebbero essere sfruttate a fini privati.
Non è passato molto tempo allorquando fu presentato un progetto di privati – poi arenatosi alla Regione anche per la decisa opposizione di associazioni ambientaliste - di allestire nella pineta chioschetti, tavolini e gabinetti chimici tra i pini d’Aleppo.
La motivazione era non solo quella di rifocillare i bagnanti dopo il bagno, ma soprattutto di permettere la sorveglianza e quindi di proteggere dal degrado la pineta.


Via dunque “vincoli e laccioli” o addirittura uscire dal Parco se si vuole la crescita e lo sviluppo. Eppure questa area protetta è l’elemento di attrazione più importante del territorio cilentano!
Allora, perché il Parco nazionale, oltre ai convegni, tavole rotonde, tagli di nastri, seppur necessari, non si organizza con una appropriata campagna capillare a sensibilizzare cilentani, e non, a difendere questa istituzione, patrimonio dell’Unesco?
Paolo Abbate
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