LONTRA, BENVENUTA AL SUD
di Paolo Abbate | BlogSicuramente pochi sanno che la lontra (Lutra lutra) esiste in Italia solo nel Parco nazionale del Cilento e in alcuni siti in provincia di Cosenza, Catanzaro e Crotone.
Nel 1985 era presente anche in Toscana, ma per cause sicuramente di origine umana si è estinta.
Questo mammifero dalle zampe palmate che abita principalmente i corsi d’acqua e si riproduce in tane ricavate in prossimità delle rive tra gli apparati radicali degli alberi, ha risentito già alla fine del diciannovesimo secolo dello sviluppo industriale e sociale responsabile di alterazioni e trasformazioni massicce degli ambienti prediletti.
Pertanto la sua distribuzione, che andava ovunque in Europa e in parte dell’Asia, si è andata assottigliando notevolmente tanto da essere inclusa nella Lista Rossa di molti paesi come specie “gravemente minacciata”.
Bisogna quindi ringraziare l’istituzione del Parco nazionale avvenuta nel 1991, che ha permesso la tutela di questa specie minacciata di estinzione.
I fiumi e i torrenti del parco scorrono in un paesaggio dominato da habitat naturali ed estese coperture forestali, in buona parte in buono stato ecologico, che sono stati in gran parte compresi in molti siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale (sebbene qualcuno ancora pretenderebbe di abolirli per permettere uno sfruttamento a fini economici) che permettono una crescita della popolazione della lontra e con essa anche alcuni habitat e specie protette quali il gambero autoctono di fiume (ormai solo nel bacino del Bussento) e la lampreda di ruscello.
Per conoscere e tutelare la lontra si è tenuta sabato 17 dicembre nell’Istituto comprensivo statale di Caselle in Pittari una giornata di informazione in cui si è presentato il Progetto Recal di “recupero e analisi post-mortem di esemplari di lontra nel Parco nazionale”.
Questo progetto, illustrato da Romina Fusillo e Manlio Marcelli, della associazione Lutria, è scaturito dall’esigenza di ricercare le cause di mortalità della lontra nel Parco nazionale. Mortalità riscontrata per investimenti stradali dovuti all’aumento della popolazione della lontra e quindi della probabilità di morte sulle strade.
Lo studio di cadaveri ricuperati permettono infatti di analizzare lo stato di salute del mustelide e nel contempo lo stato degli habitat fluviali del parco e delle aree contigue e sulle pressioni antropiche che agiscono su di essi e quindi sugli impatti che producono.
E sì, perché il parco non è purtroppo immune da contesti critici come interventi sempre più spesso abusati, come le briglie, il consolidamento e rettifiche delle sponde, le dighe, i rilasci esigui del minimo deflusso vitale, delle captazioni sorgive per fini idropotabili e i depuratori inesistenti o mal funzionanti.
Basti pensare per esempio alle secche sempre più prolungate e alle schiume sul Mingardo, ai gravi problemi del Calore e alla mancanza d’acqua in lunghi tratti del Bussento e dell’Alento. Corsi d’acqua cilentani dove la lontra trova ancora i suoi habitat favoriti. Ma fino a quando, considerato che non ci risulta alcun progetto per tutelare questi ecosistemi naturali?
Paolo Abbate


© RIPRODUZIONE RISERVATA







