Ad Agropoli la mostra “Quadri che fissano gli occhi. 1952 – 2012” di Andrea Guida
Dal 4 febbraio al Palazzo Civico delle Arti
“Quadri che fissano gli occhi. 1952 – 2012”. E’ questo il titolo della mostra di Andrea Guida che si aprirà ufficialmente sabato 4 febbraio alle ore 11.30 presso il Palazzo Civico delle Arti di Agropoli.
Alla presentazione della personale dell’artista agropolese prenderanno parte il sindaco di Agropoli Franco Alfieri e l’assessore all’identità culturale Francesco Crispino. Illustrerà le opere Adele Lagi, della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Caserta e Benevento. Modera Laura Del Verme.
Scheda Artista
Andrea Guida ha esordito a Roma verso la metà del secolo scorso, con una personale che esaltava i temi che tormentavano e tormentano il nostro Mezzogiorno d’Italia. Nel 1998, per il cinquantenario delle lotte agrarie, ha percorso i vari centri della Basilicata con una mostra itinerante sul mondo contadino e ha donato al comune di Tricarico tre opere che ricordano la rivolta dei braccianti, l’occupazione delle terre e la morte di Rocco Scotellaro. Il centro a lui intitolato, di recente ha acquisito alcune opere per l’allestimento permanente del museo.
Una delle più interessanti sperimentazioni artistiche degli ultimi anni è la sua collaborazione con il grande poeta salernitano Alfonso Gatto. A distanza di tanti anni, nella memoria di chi ha avuto la fortuna di ammirarle, rimangono scolpite le opere con le quali rappresentò il “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi. E proprio la definizione che aveva coniato Gatto per le sue opere è la traccia seguita per esporre i suoi quadri più rappresentativi, prodotti dal 1952 al 2012.
Mostre
Ha affrontato con grande sensibilità la vita e le condizioni della gente umile del nostro sud con mostre personali, all’estero (Ginevra, Zurigo, Boston, Montclaire, Lussemburgo) ricevendo ottime recensioni su riviste e quotidiani d’arte (“Le Dauphinè Liberè”, “la Tribune de Geneve”, “le Republicain Lorrain”, “Volksrcht”, “The News Tribune”). Giudizi lusinghieri dei suoi lavori sono stati dati da A. A. Koller, Smith, M. Balmuth e Ross Holloway.
In Italia, con presentazioni e giudizi critici, apparsi su numerosi quotidiani, sono opera d Francesco Russoli, Valerio Mariani, Arturo Bovi, Bruno Morini, F. P. Catalano, Mario Napoli, Alfonso Gatto, Mario Mello, ecc.
Un giudizio di Alfonso Gatto
Questo originale e solitario pittore del Cilento vive nel tempo e fuori dal tempo con un’immobilità perfetta, si potrebbe dire religiosa, di osservatore e di memorialista. Del tempo, più che le notizie e la storia credo abbia il sentimento,che è proprio dei poeti: della cronaca, che è tutta portata via dalla sua ansia di passare, egli raccoglie e ferma l’evento che dia dell’uomo, della sua famiglia d’erbe e di animali, un’immagine durevole e riavvicinata alle altre memorie che ne tramandano le effigi e il silenzio, più che la parola.
Vivendo e lavorando in due grandi città morte che vivono rivelandosi ogni giorno all’indagine e all’occhio degli scopritori, prima Paestum, poi nell’Elea di Zenone, a pochi chilometri da Marina d’Ascea, dove è nato, il pittore Andrea Guida vi ha trovato radici, più che suggestioni e soggezioni culturali: il rispetto dell’ “antico”, semmai, era all’altezza dei pensieri che andava facendo sull’uomo e sulla condizione contadina, tra la vita e la morte.
E tutto questo fuori da ogni impegno ideologico e dagli innegabili aiuti indicativi che la polemica dà semmai con la meraviglia che può suggerire la scoperta di una cultura e di un’arte interessate ai vivi più che ai morti, al non-sapere più che al sapere.
Credo che le qualità riconosciute ad Andrea Guida da altri critici (da Russoli a Morini a Bovi) sono tutte confermate e a oltranza.
Torno alle mie affermazioni iniziali: questo originale e solitario pittore del Cilento è riuscito a dare nel tempo, più che le notizie e la storia, quel sentimento di durata, di addolorata stupefazione, propria dei poeti che osservano religiosamente i fatti della vita e della memoria, la realtà e l’irrealtà insieme di un umano paese contadino.
Sono quadri che fissano gli occhi, che non ci lasciano passare invano. Dobbiamo fermarci a vederli, forse ad ascoltarli... Anche il silenzio parla, e accusa.






