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TORCHIARA: Dall’ antica colombaia volano pensieri letterari

📅 lunedì 30 luglio 2012 · 📰 LibriTorchiara

iamo a mete e speculia torchiara inverso
Credits Foto OpEd

foto autoredi Marisa Russo | Blog

Presentazione del libro ”IAMO A METE E… A SPECULIA’”

Mercoledì 1 Agosto nellaTorre Colombaia Mangoni frazione Copersito ore 20,30

Nel suggestivo antico ambiente della Torre Colombaia Mangoni della frazione Copersito, recentemente restaurato, il Solstizio d’Estate di Torchiara, programma estivo di eventi, prevede quest’anno anche presentazioni di libri. A dare il via sarà il testo di Massimo Inverso ”IAMO A METE E… A SPECULIA’”- Edizione Book Sprint-

Alla serata interverranno il Sindaco di Torchiara, Raffaello Gargano, Vincenzo Verrone, Presidente del Consiglio Comunale, e la Curatrice della Rassegna, Iris Pizza.

La copertina del testo, primo sintetico messaggio visivo del suo contenuto, è di forte comunicazione, tra il voluto e, forse, l’inconscio. Il colore primario è oro brunito, oro coperto da un malinconico velo, espressione del campo di grano mosso dal vento oscuro dell’incertezza del raccolto, lo stesso colore per il ragazzino che lo osserva, interrotto solo dal rosso dei pochi papaveri in primo piano, ritti, saldi, emergenti, fermi in una indistruttibilità imprevedibile, in un messaggio simbolico, anche inconsapevole, di grande impatto. Il campo di grano rappresenta anche l’essenzialità della sopravvivenza, della quotidianità instabile nella quale l’essere umano, già da bimbo, soprattutto in certi ambienti, era inserito. I papaveri, più rari ma che si propongono con il forte rosso della passione, sembrano esprimere quel mondo interiore, “stupefacente”, meno apparente, più nascosto, ma prepotentemente vivo e pronto ad esplodere alla prima occasione.

L’autore cilentano, che nato a Lustra risiede e lavora a Torchiara, ha tracciato pensieri poetici e non, memorie di questo territorio, della vita sua, ma simili a quelle di molti altri cilentani, non mancano sintetiche denunce dettate anche dal suo sguardo di professionista geometra.

Costumi, tradizioni, sofferenze, usi vengono rivelati con quella dolcemente musicale lingua cilentana, che credo non doveva essere tradotta in un italiano approssimativo. Per essere compreso da tutti il testo propone su una pagina gli scritti in dialetto, sull’altra una traduzione più chiara a tutti ma discutibile.

Questo breve testo esprime anche il carattere cilentano ed è molto interessante per una sua lettura psicologica.

Malinconico, grande amatore del suo Cilento, espressione forte e grave della sua terra, Inverso sembra rivelare una personalità complessa e sensibile spesso repressa, ma che può sempre esplodere, quale rosso papavero, come nella poesia “Angiolina”. Nell’età della maturità, dichiara l’autore, quando si conquista una maggiore libertà dal giudizio altrui, che spesso, soprattutto in piccoli paesi, condiziona, ha avuto il coraggio di pubblicare le sue vecchie memorie. Viene da chiedersi come è cambiata oggi la società cilentana, il carattere della sua gente. Certo la sofferenza delle privazioni è quasi del tutto scomparsa, il benessere è dilagato, conservando però una parsimonia spesso eccessiva. Molte abitudini sono state superate, senza però spesso trovare ancora una via giusta, anche l’agricoltura è stata spesso travolta da metodi moderni non ben assimilati, da far rimpiangere quelli antichi. Il carattere dei cilentani forse è cambiato poco, conserva geneticamente una malinconia, a volte una chiusura costruita nella difesa, un timore che alcuni specifici studiosi hanno attribuito anche alla morfologia delle strade insicure, dai tornanti ripetitivi, con da un lato il precipizio, alle frane frequenti, ma certamente è diffusa la difesa di valori eterni.

In questa terra stupenda, dove la popolazione è stata costretta, o ha saputo conservare il bene maggiore, una Natura ancora allettante, espressione vitale, forse nuove abitudini, nuovo vero benessere in senso lato, uno sguardo ottimista ed azioni veramente positive di una crescita alternativa alla dilagante negatività distruttiva, devono ancora essere “seminate”.

Necessita molto ancora “speculia’ ”, discernere, per poter “mete”, mietere, il proficuo, meritevole raccolto! La Cultura, la letteratura, la comunicazione sono certamente basi essenziali per far riflettere, per raggiungere una conversione fattiva. Il titolo acquista così un grande valore di incitamento verso una nuova realtà diversificata, che dia valore al passato, e proponga la qualità di vita che sarà sempre più richiesta nel futuro.

Il futuro del Cilento, trovi il suo giusto iter, non convogliato in solchi innaturali, da costrizioni imposte per imitazioni di sistemi di falsi sviluppi, non come il fiume che dà il nome a questa terra, l’Alento, citato dall’autore tristemente con queste parole:

U jumo è cambiato

A monte nu muro ‘ngiano creato

L’acqua into a nu carraro ra l’uommini creato la

Fano corre corre a nu’ carcerato

A natura ano cangiato

Le venghiare e le savine ano sceppato

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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