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CASTELLABATE: la Vetrina dell’Editoria del Sud presenta “Chiudete quelle squole” una denuncia tra il sorriso e la sofferenza

📅 venerdì 10 agosto 2012 · 📰 LibriCastellabate

libro chiudete quelle squole castellano
Credits Foto OpEd

foto autoredi Marisa Russo | Blog

Domenica 12 agosto ore 21 zona Belvedere nel giardino De Vivo

Con l’accoglienza del curatore della Mostra del libro “Vetrina dell’Editoria del Sud”, professore Gennaro Malzone, e gli interventi della Presidente dell’Università della Terza Età di Agropoli, Elvira Lo Bascio Milano e del critico d’Arte Aldo Carrozza, nel giardino del Palazzo De Vivo zona Belvedere di Castellabate, sarà presentato il libro di Luciano Castellano “ Chiudete quelle squole”- Meligrana Editore.

E’ un appello alla chiusura di quelle che non può neanche definire scuole, ma “squole” sgrammaticate, ovvero la maggioranza delle private, dispensatrici di diplomi “acquistati”. Il sottotitolo, “Diario di un prof pentito”, dà a “pentito” non il significato usualmente adottato per i camorristi che hanno condotto vita nel malaffare e quindi “pentiti” denunciano, ma invece, in modo capovolto, indica la confessione di un professore che ha agito meritoriamente, ma poi si “pente” nella constatazione del malcostume dilagante che rende vano ogni tentativo di cambiare la realtà.

In copertina, accanto a tracciate strisce pedonali per il transito nel cammino esistenziale di individui di questa società, è evidente un segnale di richiesta di precedenza per gli scolari. E’ una precedenza per l’importanza da dare alla formazione dei giovani nella loro vita scolastica che non viene rispettata e così questa società difficile continua in un deleterio cerchio chiuso, come il serpente che si morde la coda. Non si formano individui culturalmente preparati, ovvero soprattutto formati nell’onestà, nell’impegno, nella consapevolezza dei veri valori e quindi questi, divenuti adulti, costruiranno sempre più società malate ed avvilenti.

Il testo del professore Castellano nello scorrere delle pagine richiama a fatti storici, politici e di costume dell’epoca, non trascurando neanche citazioni letterarie, filosofiche ed anche da canzoni, facendo intravedere come il suo insegnamento sia stato di sguardo ampio, spesso precorrendo i tempi, così come quando richiamava gli allievi all’importanza delle immagini, efficaci messaggi sintetici, la cui conoscenza sarebbe essenziale oggi anche per decodificare i messaggi trasmessi nell’inconscio con la pubblicità visiva. Quelle “figurine”, come gli allievi, denigrandole, solevano chiamarle, oggi ingigantite si vendicano plagiandoli e facendoli correre, come zombi, verso ciò che gli interessi economici esigono!!

L’autore conduce, con una vena di ironia che, se pur amara, riesce tuttavia spesso anche a far sorridere, attraverso le sue esperienze come membro esterno e poi presidente di commissioni d’esame in Istituti privati e parificati, per le quali necessitavano, più che preparazioni da docenti, allenamenti e fiuto da investigatori. Mille infatti i sotterfugi per copiare, per far pervenire i compiti eseguiti, per giocare le carte della pietà, per ottenere, con l’aiuto dei membri interni e con le potenti raccomandazioni, quei diplomi immeritati.

(Finirà tale vendita forse solo perché oggi tali titoli di studio servono molto poco o nulla!).

Nell’avanzare della lettura però sempre più il sorriso si spegne per essere coinvolti invece nell’avvilimento dell’autore, professore in pensione, che dichiara di essere caduto nella depressione. Questo testo è’ un richiamo interessante, un grido disperato di un professore di una società che sta per essere superata….in peggio, nella quale forse nessuno più si scandalizzerà per tali situazioni di ignoranza….incapaci di prenderne coscienza, e di disonestà che diventa sempre più la norma. Se la denuncia sembra dal titolo ed all’inizio rivolto alle scuole private, poi si rivela un male diffuso ovunque, con il comportamento dei docenti delle pubbliche, membri esterni disposti a chinare il capo.

Spesso, dichiara, vi sono anche docenti troppo compiacenti perché attratti dalle avvenenze delle allieve che, ben conoscendo le debolezze maschili , espongono la “merce” ai troppo (l’autore conia il vocabolo!) ”gnoccadipendenti”!

Anche l’autore giungerà infine a capitolare, dopo le minacce armate di un delinquente che chiede promozioni, non acconsentirà, ma sarà così condizionato da rinunciare per sempre a prendere parte agli esami di maturità come membro esterno o presidente ed a difendere quindi la moralità.

Tale testo provoca varie e diversificate emozioni oltre il dolore, sopratutto a chi dalla culla ha sentito parlare dei problemi della scuola nella sua famiglia,per problemi sempre più aggravatisi. Diventa quindi denuncia di una società che s’impoverisce di menti eccellenti, che rincorrendo miraggi come beni economici, costumi facili e poteri, denigra i principali valori dell’individualità intellettuale, in uno sfrenato individualismo superficiale, in una lotta che non conduce certo ad una qualità di vita appagante.

Non sfugge, a chi è allenato anche in letture psicologiche, una profonda motivazione intrisa nell’animo dell’autore che rende maggiormente dolorosa l’avvilente constatazione. Sembra abbia molto presto tentato di superare i dolori inevitabili della vita con la passione alla cultura, con la certezza che la fortificazione per “essere” vivo, nel senso più intenso, vibrante di emozioni soddisfacenti, passa per una preparazione culturale non nozionistica, ma soprattutto capace di inculcare l’amore alla conoscenza. Traspare anche un’autocritica silenziosa ma sottile alla sua scelta di “rinunciare” al suo impegno, dopo la minaccia subita. Aleggia il pentimento per non aver trovato il coraggio di continuare, ma che ora cerca di superare con i suoi testi.

Pongo simbolicamente nella mia libreria questo testo tra due. Tra quello di mio fratello Lucio Russo ( saggista_professore ordinario all’Università TorVergata di Roma) “Bastoncini o Segmenti” Edito Feltrinelli, saggio di critica anche ai metodi nella scuola, e il divertente “Io speriamo che me la cavo” di Marcello D’Orta, dove l’ignoranza degli allievi delle elementari diventa stimolo al riso di tutti.

Castellano approfondisce e denuncia la più grave disonestà dei docenti, oltre l’ignoranza degli allievi di certi Istituti superiori, contemporaneamente però adottando per molte pagine il linguaggio umoristico capace di coinvolgere anche i non addetti ai lavori.

Non mancano dall’autore, nato a Torre del Greco e residente ad Agropoli, vari apprezzamenti per la “meravigliosa caleidoscopica Agropoli”.

Al professore Castellano che, avvilito per la sempre minore lettura di libri, scrive che “l’unica carta che si tocca quotidianamente, se non si soffre di stipsi, è la carta igienica” , diciamo di non perdere le speranze e continuare a scrivere, poiché la cultura non potrà mai essere abbandonata da chi in essa crede senza autodistruggersi e poi……..se molti abbandonano i libri cartacei (sempre più allettanti!) oggi anche on line c’è la speranza che alcuni, magari per caso, “navigando” in un mare discutibile, possano leggere anche qualcosa che stimoli la mente e la coscienza.

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