“Barbuti Festival”, in scena Filumena Marturano nel pluripremiato allestimento della Bottega San Lazzaro
Domenica 26 agosto, alle ore 21.30, per la XXVII edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, organizzata dalla Bottega San Lazzaro sul palcoscenico di largo S. Maria dei Barbuti, andrà in scena “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo, per la regia di Matteo Salsano (posto unico 10 euro).
Forte di oltre 40 repliche, portate in giro per l’Italia, l’allestimento, curato scenograficamente dalla Bottega San Lazzaro, ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, ultimo in ordine cronologico il premio miglior attrice protagonista, conquistato da Maria Guadagno (nel ruolo di Filumena) al Premio Stella d’Oro di Allerona (Rieti).
Questi gli attori: Maria Guadagno (Filumena Marturano); Domenico Soriano (Rosario Battista); Ciro Marigliano (Alfredo Amoroso); Giovanna Memoli (Rosalia Solvimene); Elena Monaco (Diana giovane); Rossella Natella (Lucia, cameriera); Pasquale Colabene (Umberto, studente); Alfredo De Simone (Riccardo, commerciante); Salvatore Acconciagioco (Michele, operaio); Mimmo Galizia (l’avvocato Nocella); Anna Maria Grieco (Teresina, sarta); Giuseppe Maria Grieco (primo facchino); ricerche musicali a cura di Pasquale Colabene e Matteo Salsano; scenografie e costumi, Bottega S. Lazzaro; tecnici luci e audio: Raffaele Sguazzo e Francesco Giunti.
Scritta da Eduardo per la sorella Titina, che lamentava come il vero successo della ribalta fosse sempre riservato al protagonista maschile, al primo attore, e mai alla donna, e portata in scena per la prima volta al teatro Politeama di Napoli nel 1946, ”Filumena Marturano” ancora oggi è la sua commedia maggiormente rappresentata all’estero. Racconta Eduardo: «l’idea di Filumena Marturano mi nacque alla lettura di una notizia; una donna a Napoli,che conviveva con un uomo senza esserne la moglie,era riuscita a farsi sposare soltanto fingendosi moribonda.Questo era il fatterello piccante,ma minuscolo; da esso trassi la vicenda ben più vasta e patetica di Filumena,la più cara delle mie creature». Nel teatro eduardiano Filumena è l’unica protagonista femminile, ed unisce sia caratteristiche storicamente considerate maschili sia femminili, e cioè senso della realtà, ostinazione, perseveranza e determinazione che, come una novella don Chisciotte, la pongono contro tutto e tutti per affermare un sogno che da lungo tempo insegue: la famiglia. Con un netto rifiuto della disgregazione familiare, in modo ossessivo, eroico e drammatico, attraverso l’orgoglioso amore di madre, ricerca ed impone quel bisogno di unità che non ha conosciuto nell’infanzia e non ha ritrovato nella sua vita, in un confronto continuo tra passato reale e doloroso e presente ideale, volendo a tutti i costi essere riconosciuta come moglie e come madre da Domenico Soriano, dai figli e dal mondo. Medea al rovescio non sacrifica i suoi figli, ma lotta per assicurare loro stabilità e dignità :Hann’ ‘a sapé chi è ‘a mamma…Nun s’hann’ ‘a mettere scuorno vicino all’ at’uommene…’a famiglia…’a casa…’a famiglia. Filumena è ignorante, analfabeta, parla solo il dialetto, ma è egualmente capace d’affermare il suo principio e di difendersi dalle disquisizioni e dai cavilli della legge opponendo esclusivamente la forza del sentimento.
Sempre domenica 26 agosto, alle ore 22.00, nello spazio di S. Apollonia, (centro storico di Salerno- via S. Benedetto), per “La Notte dei Barbuti”, rassegna parallela di teatro sperimentale organizzata dalla Compagnia L.A.A.V. con la Bottega S. Lazzaro, la Compagnia Arnolfo Petri porterà in scena “Lo specchio di Adriano”, liberamente tratto da “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar. Con Arnolfo Petri. Scene Armando Alovisi; Costumi Roberta Mattera; Effetti sonori Marco Mussomeli; Assistente alla regia Angela Sales
“Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti...".
Con questi versi scritti dall'Imperatore Adriano, in punto di morte, si chiude “Memorie di Adriano”, sicuramente l’opera più nota di Marguerite Yourcenar che - in forma epistolare – ricostruisce, in prima persona, la vita di uno dei più grandi imperatori romani. Uomo di immensa cultura, amante del bello e dell'arte, della filosofia, curioso viaggiatore, imperatore pacifico e raffinato, Adriano è raccontato dalla Yourcenar partendo dalla sua vecchiaia.
La riduzione drammaturgica di Arnolfo Petri affonda la sua lente indagatrice sulle ferite dell’anima di un uomo incapace di “sentirsi grande”. Adriano, spogliato di ogni storicismo, diventa solo un uomo come tanti, alla disperata ricerca di un modo per conciliare felicità e dovere, intelligenza e sentimento, desiderio e volontà.
Un uomo alle prese con il tramonto della vita e soprattutto con la morte, fine del dolore o inizio della felicità?







