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IL PERICOLO TSUNAMI DEL MAR TIRRENO

onda da tsunami
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martedì 11 settembre 2012
CilentoNotizie su GNews

L’attività sismica del bacino del mediterraneo e quella eruttiva dei vulcani, sia emersi che sommersi, si mantiene piuttosto attiva ed anzi tende all’incremento, in modo particolare nell’area dell’Egeo e nel bacino del Mar Tirreno, in special modo nell’area dell’anello eolico e nella piana abissale del Tirreno dove i vulcani continuano la loro attività eruttiva.

Sostanzialmente la zolla africana continua a spingere contro quella europea con lenti movimenti di assestamento sia nei fondali marini che sulla terra emersa e l’espressione più significativa dei vari scorrimenti e compressioni si manifesta attraverso l’accumulo ed il repentino rilascio di energia: il terremoto.

La pericolosità di un terremoto è determinata da molteplici fattori (intensità, durata, profondità ecc.) e conviverci significa anche adattare la vita sociale, culturale e pratica ad una serie di precauzioni e prevenzioni.

Occorre abituarsi a considerare il terremoto come tanti altri eventi (bufere, temporali, trombe marine ecc.) con una grande ma importante differenza però: non è prevedibile, ma forse probabile.

Questo perché sono note le zone sismiche e quelle maggiormente a rischio, esiste la possibilità quindi di adottare necessarie ed opportune forme di prevenzioni ed imparare già in giovane età il comportamento da tenere non solo in occasione di un evento sismico ma anche nella malaugurata ipotesi di uno tsunami.

Senza dimenticare alcuni dei cataclismi dei secoli addietro (1693 Catania, 1908 Messina) ed altri di minore ma non drammatica entità, una blanda avvisaglia di ciò che potrebbe capitare l’abbiamo avuta nel dicembre 2002 quando un maremoto di non eccessive proporzioni ha interessato le coste del Cilento a seguito del franare del versante della Sciara del Fuoco, pendici del vulcano Stromboli.

La vivacità e l’instabilità del vulcani del mar Tirreno non permettono molta tranquillità e forse sarebbe il caso di riflettere sulle catastrofi che potrebbero causare; in special modo fa paura il Marsili, il vulcano sottomarino più imponente d’Europa, nei confronti del quale anche il prof. Boschi nutre qualche preoccupazione quando asserisce che: “l’edificio del vulcano non è robusto e le sue pareti sono fragili” ed il geologo Dario Belegni aggiunge: “…ritengo che sia opportuno che si cominci a parlare anche dei possibili rischi di tsunami nel mediterraneo generati da frane sottomarine ed eruzioni vulcaniche. A tale proposito l’esistenza del vulcano attivo Marsili si sa da tempo che è un pericolo potenziale e reale sul fondo del Tirreno proprio di fronte alle nostre coste”.

E non dimentichiamo che Marsili è in buona compagnia circondato com’è da altri vulcani attivi e non meno pericolosi tra cui Vavilov, Palinuro, Magnaghi ecc., tutti potenziali attori di probabili eventi sismici o disastrosi tsunami.

I vulcani sottomarini, essendo circondati da acqua, hanno ovviamente particolarità eruttive diverse dai vulcani emersi, di cui la più importante è che la lava tende a solidificarsi molto più celermente, spesso senza raggiungere una buona stabilità nei pendii che sono quindi più soggetti a franamenti e smottamenti sottomarini.

Studiosi e fisici dell’IGM e del CNR da tempo sono impegnati in progetti, studi e ricerche sui vulcani di cui stiamo trattando e seguono con particolare attenzione ogni evoluzione di questi “mostri” del Mar Tirreno.

Solitamente nell’intera area del Mar Tirreno non mancano assestamenti e sciami sismici, la maggior parte dei quali rilevabili solo a livello strumentale (www.ingv.it) e ciò dimostra l’irrequietezza non solo del Palinuro ma dell’intera piana abissale Tirrenica.

Indubbiamente tutto ciò rappresenta un pericolo non indifferente per tutte le coste ed i litorali che si affacciano sul Mar Tirreno. Non è concreto solo il rischio sismico ma anche di eventuali tsunami in presenza di eventi di una certa rilevanza.

Senza voler fare inutili allarmismi, sarebbe opportuno che ad interessarsi della piana abissale del Mar Tirreno e della correlata cintura vulcanica non siano solo scienziati, esperti e tecnici dei vari Istituti Nazionali ed Internazionali ma anche Autorità ed Enti locali, in special modo sotto il profilo dell’informazione e della prevenzione.

Dopo il catastrofico tsunami della Tailandia sono state avanzate proposte per installare anche nel mediterraneo un sistema di allerta rapida da tsunami; è indubbio che a differenza di un terremoto, il maremoto lascia qualche modesto margine temporale ma a mio modesto avviso, potrebbero risultare in parte efficaci solo in presenza di un evento non particolarmente intenso, per le caratteristiche del Mediterraneo e del Mar Tirreno in particolare in presenza di uno tsunami di grandi proporzioni, il sistema non avrebbe spazi temporali sufficienti per poter attivare contromisure; forse occorrerà valutare altre soluzioni ma soprattutto è necessario che le popolazioni conoscano i pericoli ed imparino comportamenti idonei a ridurre, in quanto possibile, i rischi almeno fisici.

Le onde che si formano in occasione di uno tsunami si allargano ad elevate velocità ed avvicinandosi alle coste, rallentano la velocità ma aumenta l’altezza dell’onda formando così veri e propri muri d’acqua in grado di spazzare le coste ed addentrarsi paurosamente nell’entroterra.

In occasione dello tsunami del dicembre 2004 in Tailandia, una bambina inglese si è salvata solo perché a scuola le avevano insegnato che quando il mare si ritira non bisogna fermarsi a guardare l’evento o farsi prendere dalla curiosità di osservare ciò che emerge, ma allontanarsi velocemente.

Sbirciando tra le statistiche che si trovano in internet, si scopre che nel bacino del Mediterraneo

negli ultimi quattrocento anni si sono verificati circa quindici maremoti a secolo..…quello in cui ci troviamo è iniziato solo da pochi anni.

Aniello Errico

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