SPOT TIM “DISCO INFERNO”: PLAGIO, ISPIRAZIONE O SOLO COINCIDENZA?
Dovrebbe pubblicizzare una nuova tariffa telefonica ma scatena la Dantemania in provincia di Salerno. Boom di richieste per lo spettacolo “L'Inferno di Dante” nelle Grotte di Pertosa. Dal piccolo comune fanno sapere: “Lo spot non è stato girato qui, anche se sono in molti a pensarlo”
Quando la pubblicità fa bene alla cultura. Così, il nuovo spot Tim “Disco Inferno”, on air da pochi giorni sulle reti televisive nazionali, ha scatenato una vera è propria Dantemania in provincia di Salerno, per la precisione a Pertosa, piccolo comune del salernitano che da ormai sette anni ospita il celebre spettacolo “L'inferno di Dante” nelle sue famosissime Grotte dell'Angelo.
A creare l'equivoco e la suggestione è stata l'ambientazione in grotta dello spot interpretato da Neri Marcorè e Marco Marzocca, proprio come avviene per lo spettacolo, primo in Italia a sperimentare la forma del teatro speleologico. Così, alla vista dei due attori scatenati in danze infernali tra stalattiti, stalagmiti e luci soffuse sul piccolo schermo, più di un cittadino di Pertosa e dei paesi limitrofi è sobbalzato credendo di riconoscere i propri luoghi. Il fatto ha scatenato un vero e proprio tam tam online, il sito web dell'azienda ideatrice dello spettacolo è stato preso d'assalto e, in soli due giorni, sono state migliaia le telefonate con richiesta di informazioni e curiosità.
Che si tratti di ispirazione o semplice coincidenza questo nessuno può saperlo. Quel che certo è che tra le Grotte di Pertosa e la Divina Commedia il legame è sempre più forte. Se lo spot Tim ricorda le grotte, a loro volta, queste sembrano davvero essere il regno degli inferi descritto dal Sommo Poeta.
Infatti, per i conoscitori della Divina Commedia e della vita di Dante, percorrere i camminamenti della cavea naturale di Pertosa può essere illuminante e generare numerose suggestioni. Partendo dal contesto, per raggiungere le grotte ancora oggi si percorrono strade impervie e scoscese, tali da poter far dire a chiunque di aver smarrito la “retta via” e il paesaggio ricco di folta vegetazione pare corrispondere alla celebre “selva oscura”. Dante procedeva “si che il piè fermo sempre era il più basso”, ovvero in salita, e proprio su una sommità ritroviamo l’accesso alle grotte. Inoltre, diversamente da ogni altro scrittore che abbia descritto gli inferi, da Omero a Virgilio passando per Ovidio, per la prima volta Dante Alighieri fa coincidere l’ingresso con il guado di un Fiume: l’Acheronte, e la cavea di Pertosa è l’unica in Europa raggiungibile grazie a un fiume sotterraneo. All’interno, lasciano senza parole due visioni che Dante descrive perfettamente. La prima, una conformazione calcarea del tutto simile a Medusa, il mostro mitologico capace di pietrificare chiunque con un solo sguardo, e che le Erinni invocano nella Divina Commedia per impedirgli il passaggio. La seconda, nel mezzo del tragitto, ed è un vero e proprio bosco pietrificato, creato dall’unione di stalattiti e delle stalagmiti, che ricorda il luogo dove il Sommo Poeta colloca il personaggio di Pier delle Vigne. Infine, l’uscita dalle grotte coincide con uno dei punti più stretti dell’intero camminamento, tanto da sembrare proprio una “natural burella”, ed è posta di fronte a Sirio, la stella più luminosa, che tanto ricorda il verso “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.







