CILENTO: LA SACRA IDENTITA’ FEMMINILE DI QUESTO TERRITORIO DA “CILENS”
di Marisa Russo | BlogUNO STUDIO DELL’ARCHEOLOGO FABIO ASTONE ESALTA IL SUO MISTERIOSO FASCINO
Diffusa l’attribuzione dell’origine del nome Cilento a Cis-Alento, al di qua del fiume Alento, nemmeno reale configurazione geografica. Le ricerche invece dell’archeologo Fabio Astone, ritrovando un collegamento con il mondo Etrusco, danno a questo nome, e quindi a questa terra, la sintesi di quel fascino che intuitivamente la sensibilità coglie. Verrebbe da Cilens, Divinità Etrusca Femminile alla quale attribuivano il presiedere dei passaggi luce-ombre, giorno-notte e viceversa. Allora ci appare Cilens in tutta la sua bellezza nei magnifici tramonti cilentani e nelle sue chiare albe. Affascinante pensare che questo movimentato territorio, tra montagne, colline, coste, mare, tra boschi ed assolate spiagge fosse dedicato alla Dea che presiedeva al passaggio luci-ombre! Sembra ritrovare anche nel carattere cilentano, ora solare, vitale, ora malinconico, ombroso, con un forte senso della morte, una memoria genetica di quella che dovette essere una profonda influenza della Dea delle luci e delle ombre che determinava anche gli influssi esistenziali.
Quando agli inizi del primo secolo dopo Cristo Augusto organizzò in Regiones l’amministrazione dell’Italia, i nomi attribuiti furono sintesi non puramente geografiche, ma della storia, della cultura, dell’etnia delle popolazioni. Allora il Cilento venne a far parte della Lucania, a sud del fiume Sele. Il toponimo Cilento così come lo conosciamo compare per la prima volta nel medioevo, forse di poco precedente all’actus Cilenti del 1134, e strettamente associato al monte della Stella.
Molte le considerazioni dell’Archeologo Astone che ritrova origini Etrusche per questa terra, non ultima per importanza la scelta di Poseidonia per le emissioni monetali: Poseidonia, diversamente dalle altra città achee dell’Italia, adotta il peso detto “fenicio”, già usato dagli Etruschi. Ulteriori testimonianze vengono anche da ritrovamenti archeologici, sempre a Poseidonia, da collegarsi alla cultura Etrusca. Inoltre anche i nomi di diversi Centri cilentani sono riconducibili a nomi Etruschi.
Non posso in un articolo riproporre tutte le disquisizioni dell’archeologo alle quali i più interessati possono ricondursi (l'articolo si può leggere integralmente su www.academia.edu). Per la sua tesi, risulta fondamentale la scoperta nel 1877 in località Ciavernasco di Settima a Gossolengo, presso Piacenza, di un modello di fegato ovino, datato tra la fine del II secolo e gli inizi del I secolo a.C., in bronzo con iscrizioni in lingua Etrusca, preziosa testimonianza dell’aruspicina, antica disciplina divinatoria dei Tirreni. Sulla fascia perimetrale di questo bronzo è segnato l’elenco delle divinità che sovraintendevano alle sedici regioni in cui, per gli Etruschi, era suddivisa la volta celeste. Nella prima casella , insieme al nome del Dio Tinia (Zeus-Giove), compare quello di una seconda Divinità, Cilens, accanto ad un rilievo piramidale che ricorda il Monte Stella!
Chiedo allo studioso Fernando La Greca, ricercatore di Storia Romana dell’Università di Salerno, cosa pensa di questa etimologia.
«L'analisi fatta dal dottore Astone mi sembra corretta, e nello stesso tempo affascinante_ afferma La Greca_. Dai suoi studi risulta che gli Etruschi, insediati nella zona di Pontecagnano, vivevano in amicizia e in stretto contatto con i Greci di Poseidonia, e non facevano mancare la loro influenza culturale e commerciale su tutto il territorio cilentano. Essi praticavano costantemente l'aruspicina, quale arte di prendere decisioni efficaci e gradite agli dèi; gli stessi dèi erano posizionati sul territorio secondo i punti cardinali e gli elementi geografici, orientandoli con strumenti come il fegato di Piacenza. Appare credibile che essi abbiano associato il nome Cilens, una divinità femminile importante, che affiancava lo stesso Tinia-Giove, alla montagna della Stella, peraltro di forma piramidale come nel fegato di Piacenza, e protesa nel mare con il promontorio di Licosa e l'omonima isola. A Licosa, si venerava una divinità femminile che conosciamo con i nomi greci di Leucosìa (una sirena) o Leucotèa, e che potrebbe corrispondere all'etrusca Cilens. C'è anche un altro dato interessante. Il golfo di Salerno, nell'antichità chiamato golfo di Poseidonia o golfo Pestano, fra punta Licosa e punta Campanella, era protetto alle sue estremità da due divinità femminili, onorate con templi: da una parte Leucosìa-Leucotèa, e dall'altra Athena-Minerva. Un'altra testimonianza etrusca su Cilens è un rilievo di Bolsena che raffigura, affiancate, proprio Cilens e Minerva, identificate inequivocabilmente dai loro nomi in lingua etrusca, scritti sotto il rilievo. Il nome Cilens associato dagli Etruschi alla montagna della Stella dovette essere in seguito dimenticato, per essere poi ripreso nel medio evo nelle carte della Badia di Cava, forse ripescato in antichi testi ricopiati da quei monaci operosi e oggi perduti».
Ringrazio per il suo contributo il professore Fernando La Greca, ed aggiungo che credo proprio che il rilievo che cita, purtroppo con Cilens acefala, ha perso la testa, sia ancora un interessante messaggio simbolico che giunge dal tempo passato!!!! Che il Cilento abbia perso la testa, ovvero la coscienza della sua identità e quindi il senso che deve avere il suo sviluppo???
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