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MOIO, UN MUSEO DA VALORIZZARE

📅 lunedì 29 ottobre 2012 · 📰 CulturaCilento

29102012 museo moio acone 01

Nel Parco del Cilento, a qualche chilometro da Vallo della Lucania, un amico mi ha fatto scoprire un delizioso paese, la cui fondazione risale lontanissima nel tempo: Moio della Civitella, ai piedi del Monte Civitella, nell’Alta Valle del torrente Badolato. Per raggiungerlo si gode di bellissimi scorci di colline boscose integre, anche se una comoda strada, per nostra fortuna, ci accompagna a destinazione. Nel paese, pochissime persone a cui chiedere come trovare il luogo che siamo venuti a visitare, ma strade pulitissime, qualche giardino, e case piacevolmente ristrutturate.


La nostra meta è un Museo della Civiltà contadina, e la nostra guida ci sta aspettando, sorridente e gentile. Il Museo è all’interno di un vecchio convento, abitato fino all’anno mille da monaci di religione Greco ortodossa , sostituiti successivamente da altri monaci di rito latino, ed in tempi recenti abbandonato. A metà degli anni 70 del secolo scorso, quando il mondo attorno a loro stava cambiando, gli abitanti di Moio hanno avuto una splendida idea: riutilizzare la vecchia struttura, con un progetto che ha coinvolto il Comune,le scuole locali, alunni in prima persona ed insegnanti, per recuperare la storia di vita dei loro antenati, delle loro famiglie, i precedenti della loro stessa esistenza attraverso la ricerca di oggetti e suppellettili ancora esistenti, abbandonatì e dimenticatì nelle vecchie case contadine o nei locali di sgombero delle loro case, che fossero testimonianza della loro storia. Ottima idea, e gran darsi da fare dei ragazzi delle scuole, perché il risultato è un vero Museo, testimone della operosità e del lavoro, oltre che del genio che ogni essere umano rivela quando si tratta di provvedere alla propria vita ed a quella dei propri discendenti.



Ma la ricerca non si è fermata solo alle cose trovate per caso: hanno cercat0 oltre i loro ricordi, e nel Museo oggi incontriamo oggetti e strumenti ritrovati ed altri riassemblati per come dovevano essere stati, dal medioevo in poi. E allora entriamo in una camera da letto, certo dei ricchi del paese, con spalliere guarnite a sbalzo e mobili lavorati con ricercatezza; ma anche , subito dopo, in una abitazione più povera, dove il legno la fa da padrone, con zane per il piccolo e girelli per i primi passi. Con ferri per stirare , con un tavolo “fratino” semplice ma funzionale, e con appesi al muro strumenti per la cucina e per l’agricoltura. C’è, in un angolo, la testimonianza di una “evasione fiscale”: una pietra di circa 50 cm di diametro sulla quale si




poneva il grano, mentre con una seconda pietra lo si macinava, in casa, così che si potessero evitare le tasse sul macinato!

Si passa quindi nelle sale che conservano gli utensili da lavoro: il paese godeva di una buona economia da lavoro, e commerciava ad esempio per il vino, che produceva in abbondanza. C’era produzione di olive e castagne, e pascoli in abbondanza. Dunque sono stati ritrovati torchi di tutte le epoche e dimensioni, da uno gigantesco del tipo usato dai Romani a quello per pigiare l’uva sull’aia di casa. Enormi tini e piccoli strumenti da lavoro per le vigne , macine per l’olio risalenti al Medioevo. E come sempre quando attorno ad un Monastero si creavano insediamenti, si sviluppava anche la fantasia degli artigiani : ed ecco allora tutti gli strumenti adatti a trasformare la canapa, la lana ed il lino in fibre da tessere; ed ecco il fuso, gli arcolai…e il grande telaio che doveva essere faticosissimo da usare! Insomma, mi son fatta prendere la mano, ma di cose da vedere ce ne sono talmente tante che vi invito ad andare a Moio della Civitella, a conoscere i giovani che curano il Museo, attraversando questo meraviglioso territorio.



E se ci sarete la prima settimana di agosto troverete anche una “giocosa” settimana di teatro di strada, coloratissimo e divertente, in ogni angolo del centro storico. Vi accorgerete come si può valorizzare un territorio, ma anche l’unica cosa che non mi è piaciuta, e cioè un campanile/parallelepipedo che copre quasi la vista , distante sullo sfondo ,del monte Gebison e del Santuario sulla sua cima. Ma, insomma, questa è solo una piccola cosa, per sorridere – gli umani commettono tanti errori – ma potrete trovare in questo antichissimo centro del Cilento un legame con la storia, fondamentale per vivere appieno la quotidianità. E potrete, prima di tutto, prendere atto di quanta cultura possono essere veicolo per sé stessi e per gli altri i giovani, i ragazzi, se opportunamente sostenuti da adulti di mente e cuore aperti.

Un grazie al giovane Carmine Stifano, che tanto amabilmente e con tanta conoscenza ci ha guidati in questa visita a Moio della Civitella. E’ stato bello.

Anna Maria Acone


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