Petrolio in spiaggia nel Cilento Legambiente ripulisce la costa
Una tecnica innovativa mai adottata in Italia. Efficace con un impatto ambientale molto ridotto. Dal 31 luglio al 3 agosto i volontari del settore Protezione civile di Legambiente hanno rimosso una chiazza di petrolio spiaggiato sulla costa di Marina di Pisciotta, nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in provincia di Salerno. Il tutto senza asportare i ciottoli (scelta che avrebbe prodotto tonnellate di rifiuti pericolosi) e senza modificare l’assetto della spiaggia.
Sarà stata un’imprudenza o un gesto sconsiderato. Fatto sta che il rilascio delle acque di sentina (che possono contenere oli lubrificanti, gasolio, grasso e altri inquinanti) da parte di una nave di passaggio non ancora identificata avrebbe potuto provocare danni irreparabili all’ecosistema marino e costiero. “E le conseguenze non avrebbero riguardato soltanto la zona direttamente colpita ma anche quelle limitrofe – spiega Daniel Noviello, del settore Protezione civile di Legambiente – Tramite la catena alimentare la contaminazione da idrocarburi avrebbe potuto arrivare addirittura sulle nostre tavole”.
Per i danni in mare è intervenuta un’impresa specializzata posizionando nell’area inquinata panne assorbenti che hanno impedito l’ulteriore dispersione degli idrocarburi in acqua. Sulla spiagia a evitare il peggio è intervenuta Legambiente. I volontari del settore Protezione civile dell’associazione hanno ripulito manualmente o con l’aiuto di betoniere circa due metri cubi di ciottoli in soli due giorni di intervento effettivo. “Un lavoro faticoso e preciso – prosegue Noviello – che ha permesso di evitare la consueta asportazione delle parti imbrattate e l’alterazione fisica della spiaggia, perché basato sul lavaggio e sul riposizionamento dei ciottoli nello stesso luogo”.
Pulire la spiaggia con il minore impatto possibile, senza danneggiarla ulteriormente e operando in piena sicurezza. Per raggiungere questi obiettivi i volontari “specializzati” di Legambiente hanno lavorato completamente protetti con tute antiacido, maschere antigas, occhiali, stivali e due paia di guanti. “A Marina di Pisciotta abbiamo potute mettere in pratica le nostre competenze in un interveto utile e concreto – ci spiega una volontaria – Per questo, nonostante il caldo e la fatica, abbiamo lavorato con impegno per rimuovere quanto più prodotto possibile: a fine turno il nostro lavoro era interrotto sempre di malavoglia”.
Sono quasi 400 le donne e gli uomini che l’associazione ambientalista ha formato con corsi teorici ed esercitazioni pratiche per intervenire in questo tipo di situazioni. Un’equipe tecnica che sul cui soccorso possono contare le amministrazioni locali e la Protezione civile nazionale sia nelle piccole che nelle grandi emergenze .
“Purtroppo nel nostro Paese gli ecosistemi costieri sono continuamente minacciati da sversamenti di derivati petroliferi – riprende Daniel Noviello – e non soltanto a causa degli incidenti navali. Le situazioni di rischio sono provocate anche dalle ordinarie operazioni di scarico e lavaggio nei porti e in alto mare. E poi c’è l’apporto di sostanze inquinanti dai fiumi, che spesso portano in mare agenti inquinanti capaci di arrecare danno a ogni forma di vita”.
Le tecniche utilizzate per la prima volta dagli ecoattivisti di Legambiente sono anche racchiusi in un volume a disposizione di enti e associazioni interessati. Assieme al dipartimento della Protezione civile nazionale, alla Guardia costiera e all’Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare), l’associazione del Cigno ha redatto un manuale di istruzioni per effettuare operazioni di bonifica delle coste dagli idrocarburi con questo sistema innovativo.







