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TEATRO PARMENIDE - Speciale Cilento: Aniello De Vita e la filosofia eleatica in scena

📅 venerdì 26 aprile 2013 · 📰 Spettacoli-EventiCilento

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Credits Foto OpEd

foto autoredi Giovanni Mautone | Blog

Capita spesso che il teatro venga concepito come la rappresentazione di una vita parallela, un esempio che attinge dalla realtà o a cui la realtà possa attingere quando necessario mantenendo comunque una netta distinzione, sostanzialmente tra due facce della stessa medaglia. Capita spesso quindi di compiere un grosso, madornale, errore.

Ce lo insegnano in diversi modi e tempi William Shakespeare e il più coevo Andy Warhol, quando affermano rispettivamente che “Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori…” e “In futuro ognuno di noi diventerà famoso per 15 minuti”. Mai due affermazioni così distanti cronologicamente furono più congeniali allo stesso spettacolo se non mercoledì 24 Aprile quando sulle assi del giovane palcoscenico cilentano del Teatro Parmenide va in scena il Cilento con le sue canzoni, la sua storia, le sue tradizioni e il suo presente.

Un’apertura di serata che spezza la linea guida del teatro presentando uno spettacolo musicale che rende doppiamente partecipe il pubblico attraverso il testo e le note della canzone cilentana di Aniello De Vita, compianto medico con la passione della musica che al giorno d’oggi possiamo annoverare tra i primi “promoter turistici” del Cilento. Colui che sostenendo strenuamente la musica e il dialetto cilentano durante le sue esibizioni di piazza ha regalato ai posteri una serie di canzoni che raccontano di questa terra e di questa gente, quella stessa gente che tra una accurata selezione di esse ha avuto l’arduo compito di scegliere quale di questa potesse meglio rappresentare il Cilento nella sua pienezza. Grazie alla professionalità del Chorus Mediterraneo di Vallo della Lucania ed alle splendide voci dei due cantanti Giovanni e Antonietta ecco che 8 canzoni si susseguono senza soluzione di continuità prima di venire sottoposte a giudizio del pubblico, che per l’ennesima volta mette nero su bianco e firma la sua fedeltà all’intramontabile “So nato a lu Ciliendo, e me ne vando”.

Non resta allora che cedere le assi del palco allo spettacolo che seguirà, l’atto unico che anche in questo caso vede protagonista la terra del Cilento ma da un punto di vista diametralmente opposto: si tratta ora di filosofia, di tempi ben più lontani rispetto a quelli di Aniello De Vita ma che non sembrano essere poi così tanto lontani. Il titolo dell’atto è sicuramente lampante sotto questo punto di vista: “Parmenide e la coppa dei campioni”, un mix forse stridente tra la tradizione filosofica e quella calcistica che tuttavia rapisce immediatamente il pubblico in un vortice di risate che accompagnano dall’inizio alla fine questa splendida prova attoriale di Gino Cogliandro, Claudio Meloni, Caterina Salerno e Aniello Fiorillo, i quattro protagonisti della “rievocazione moderna” della dottrina filosofica del Maestro Parmenide e del suo allievo Zenone. Come possono la filosofia e il calcio trovare un punto d’incontro? Grazie ad un imprevisto, quello che occorre a Gino Cogliandro proprio pochi minuti prima che la finale di Coppa dei Campioni inizi. Segnale assente, problemi tecnici e un documentario sulla storia di Elea fanno sì che il nostro protagonista Enea si addormenti maledicendo Parmenide e la sua storia. Ma ecco che si risveglia al suono del campanello che annuncia l’arrivo di un Parmenide in carne e ossa dalle sembianze di Claudio Meloni giunto a fargli visita per mostrargli come la filosofia e la storia greca non siano poi quegli argomenti così ostici che tutti immaginiamo. E così accompagnati anche dalle parole del Maestro e dell’allievo Zenone entriamo in un mondo che da sempre ci appartiene ma che da sempre teniamo a debita distanza, quasi come se fosse qualcosa di cui non fidarsi fino in fondo. Paradossi per spiegare il paradosso (di Zenone), esempi che spiazzano per la loro assurdità ma anche per la loro acutezza e risate genuine portano lo spettacolo verso la fine non prima di aver assistito ad un’inedita versione di Parmenide chitarrista e Zenone ballerino, che accompagnando il canto della moglie di Enea stravolgono e umanizzano definitivamente le due figure dei filosofi Eleatici. Purtroppo tutti i sogni prima o poi giungono al termine, ed Enea si ritroverà di nuovo nel suo salotto con una moglie ignara di quanto accaduto nella sua mente, ma pronta ad accompagnare suo marito nella prossima escursione ad Ascea, tra una passeggiata “filosofico-storica” presso gli scavi archeologici di Velia e la degustazione di una “bella frittura di pesce che nemmeno 2500 anni fa sapevano fare così bene!”.

Un atto unico a cui vanno un plauso e un augurio di poter un giorno diventare una commedia, che magari possa fare il giro dei teatri nazionali per portare con sé i grandi nomi che appartennero a questa terra e dimostrare che non siamo solo pizza e mandolino, ma qualche volta anche intelligenza e cervello fino.

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