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Teatro La Provvidenza - Taxi a due piazze - la bigamia stressa

📅 venerdì 10 maggio 2013 · 📰 Spettacoli-EventiVallo della Lucania

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Credits Foto OpEd

foto autoredi Giovanni Mautone | Blog

Entrate, uscite, battute veloci e repentini passaggi vocali; un palcoscenico diviso in due dove tutto si sdoppia e raddoppia e dove anche l’impegno degli attori, nonché del pubblico, richiede un doppio sforzo. Ma è lo spettacolo che vuole questo, è il testo originale di Ray Cooney che mette a dura prova le compagnie che vogliano affrontare questa sfida. Una sfida accolta e ben affrontata dagli Eureka, la compagnia amatoriale più conosciuta nel nostro territorio, quella che intrattiene il suo pubblico in scena e nelle piazze. Quella che dopo 11 anni di esperienza stenteresti anche a chiamare amatoriale, vista la competenza e la sicurezza con cui calca il palcoscenico del Teatro che da anni la ospita e la supporta, La Provvidenza di Vallo della Lucania. Quella stessa compagnia che dopo averti intrattenuto per una serata ti fa pensare: peccato non esserci venuto prima! Ma tutto ciò non semplifica né riduce il doppio sforzo che gli attori hanno dovuto sostenere per portare in scena “Taxi a due piazze”, un testo che si è prestato a svariate riletture e adattamenti, uno dei quali è stato scelto e ulteriormente adattato per il pubblico cilentano.

Ritroviamo ovviamente il tassista bigamo Mario Rossi che durante una seduta di psicanalisi con la sua amica e psicologa Lucia La Contadina confessa di avere una doppia vita: oltre alla moglie Carla esiste anche una Barbara. Non sorprende tanto la bigamia dell’uomo (ahinoi tristemente diffusa, e anche da parte femminile) quanto lo stato civile dell’uomo: sposato si, ma ben due volte ed entrambe regolarmente. Una vita che si svolge quindi tra corse in taxi, vita coniugale in Piazza Risorgimento e vita coniugale in Piazza Garibaldi, con i tempi scanditi dalla fedele agendina cifrata. Ma uno slancio di eroismo e un incidente occorsi durante la notte portano Mario in pronto soccorso per accertamenti a seguito di un’aggressione da parte di una agitata vecchietta, sballando quindi tutti gli orari e mettendo a duro rischio la stabilità delle ‘sue vite’. Tra domande di rito da parte di Polizia e Carabinieri, giunti ciascuno in uno dei due domicili (nei rispettivi abiti del Brigadiere Percuoco, brillante rivisitazione del poliziotto abbigliato alla Full Monty, e della ‘Marescialla’ Ferroni, molto vicina alla parodia del Sergente Laverne Hooks di Scuola di Polizia) e tra le attenzioni e le cure delle due premurose mogliettine, per tentare di salvare il salvabile Mario potrà contare solo sull’aiuto di Lucia, al corrente di tutto e sua complice in cambio di denaro. Complice che però si troverà ingarbugliata nella stessa matassa dalla quale Mario ormai non riesce più ad uscire, al punto da venire contagiata anch’ella dalla sindrome di Pinocchio, la stessa da cui il nostro tassista è affetto sin dall’inizio dello spettacolo.

Gag esilaranti quando la telefonata tra Mario e Barbara resta aperta costringendo Lucia a spacciarsi per una contadina impicciona, facendo credere al tempo stesso a Carla di avere a che fare con un paziente piuttosto particolare pur di coprire le magagne del suo amico. O ancora quando Carla compone il numero di casa di Barbara credendo di essere in linea con il Comando di Polizia, venendo invece accolta dai rantoli di Mario, improbabile maniaco sessuale che confonde le idee alla moglie, condotta al limite della pazzia (e spacciata come tale) da tutto quello che le accade intorno. Una trama troppo intricata per poterla racchiudere in queste poche righe, che stimola risate e mantiene alta l’attenzione sino al groviglio finale, in cui solo un taglio netto del filo potrebbe portare allo scioglimento di una situazione ormai divenuta incontrollabile. Un plauso alla capacità degli attori di mantenere vivo l’interesse del pubblico, estremamente esposto al rischio di un’emicrania fulminante per via del castello di bugie che si crea battuta dopo battuta; ma soprattutto un ‘bravo’ alla concentrazione dimostrata da tutti nell’ultima scena, pervasa da un clima di fraintesi e bugie a copertura di altre bugie, che oltre a scatenare ilarità azzera qualsiasi previsione su quale possa essere la soluzione finale. Facile pensare che dopo tutto questa baraonda, e dopo che entrambi i matrimoni di Mario siano andati a finire ‘in malora’, il sentimento tra lui e Lucia sbocci come un tenero e romantico fiore a corollario di tutta la vicenda. Su questo ‘frainteso sottinteso’ gioca la chiusura, dove un abbraccio tra i due viene letto come l’ennesima presa in giro a due mogli che, compagne di sventura, si alleano per rincorrere i due protagonisti fino ai saluti finali.

E se ancora non sia chiara, la morale della favola stavolta è che anche la bigamia presenta dei difetti: se una donna può diventare stressante, figuriamoci due!

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