CILENTO: LA DIETA MEDITERRANEA PER MANGIARE SANO NON BASTA
 
           di Marisa Russo | Blog
di Marisa Russo | BlogIL TERRITORIO CONIUGHI SALUBRE AGRICOLTURA E TURISMO
NO ALLE OLIVE CHE MARCISCONO NEI TELI!!!
Il Cilento da tempo si vanta di essere il territorio dove, in particolare a Pioppi frazione di Pollica, lo scienziato americano Keys, fece ricerche sull’ alimentazione e stile di vita degli abitanti, sino a fondare in loco un Centro Studi che propose quella che è stata definita “Dieta Mediterranea”, ora Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità protetto dall’Unesco.
La sua Piramide Alimentare propone consumazione soprattutto di frutta e verdura e di olio extravergine d’oliva. Ben si sa però come una coltivazione errata dei prodotti vegetali, tra pesticidi, fertilizzanti chimici ed altro non rende certo salutari tali elementi. Il famoso olio d’oliva cilentano spesso non ha le caratteristiche decantate perché, oltre all’uso di tali elementi chimici, le olive non vengono prese dall’albero, ma con teli stesi a lungo per terra che le raccolgono quando cadono spontaneamente, quando sono troppo mature per mantenere le loro qualità organolettiche. Giacciono quindi nei teli, spesso infradiciandosi, ammassate in attesa di essere molite.
I pochissimi che si attengono alla naturalità, non facendo uso di pesticidi e raccogliendo dall’albero, non trovano, precedendo i tempi, frantoi aperti che attendono, per lo più, la maggioranza dei clienti che procedono diversamente.
Il Sindaco di San Mauro Cilento, il professore Peppe Cilento, nel documento che ha scritto, dal titolo “Modernizzazione sostenibile del Parco del Cilento”, afferma che “La stessa dieta mediterranea è diventata palestra di un esercizio verboso, retorico, inconcludente, soprattutto antiscientifico, ignorante, mentre si perdono importanti pezzi della biodiversità. L’unico testo di Keys (“Mangiar bene e star bene” del 1962), pubblicato di recente, parla male dell’olio d’oliva. Keys rettificò la sua posizione nella riedizione del 1975. Ma quando si rimettono in circolazione tutte le pubblicazioni dello scienziato americano ?”
Una possibile proposta di lavoro nasce proprio da una considerazione di Ancel Keys. 
 A chi gli chiedeva per quale motivo lui fosse rimasto nel Cilento, lui rispondeva che voleva vivere dieci anni di più, perché qui si ritrovavano l’orto ( anche con gli ulivi e gli alberi da frutto), il pane fatto in casa, il pesce azzurro. Queste considerazioni potrebbero entrare nella pianificazione urbanistica dei comuni  del Parco, con tutti i problemi connessi ( aree per gli orti adiacenti alle case dei centri storici, recupero dell’acqua piovana e riattivazione delle antiche cisterne, risemina dei cereali e dei legumi antichi, presenza dei forni in o presso le case, politica della pesca …….). 
Vuoi vedere che offrire orti salutari può servire a ad allungare la vita e a incrementare il turismo, perché questa è un’offerta che fa la differenza?”
NECESSITA DIFFONDERE LA CULTURA DELLA COLTIVAZIONE AGRICOLA SALUTARE!
“In tutti i casi-continua il Sindaco Cilento_ va rivolta la massima attenzione agli aspetti scientifici, creando un centro studi vero ( cioè dotato di libri, riviste, audiovisivi, collegamenti a internet) per la raccolta e la diffusione dei lavori pubblicati sul tema.
E poi la stessa azione educativa nelle scuole, semplice e non costosa, come mai non parte, creando una interrelazione salutistica virtuosa con i nutrizionisti del settore sanitario ?”_
L’Agricoltura che viene riproposta ovunque per uno sviluppo economico e per benefici salutari ed un diversificato stile di vita, deve trovare in questo territorio che ha conservato spazi naturali, che si propone come alternativa, un impegno giusto che non lasci all’improvvisazione di ciascuno che, abbandonati criteri antichi rispettosi della Natura sino a considerare gli eventi cosmici, quali le fasi lunari, non conoscendo regole moderne giuste, avvelena i prodotti.
Necessita studio sulle coltivazioni, preparazione diffusa che diviene richiamo anche di un Turismo specifico.
“Un piano vero per l’agricoltura-afferma Cilento_ dovrebbe essere centrato su azioni tese a integrare le piante produttive nella natura, puntando su un sistema ecosostenibile ad alta intensità di conoscenza, sulla riduzione dei costi e sull’aggiunta di valore ai prodotti.”
Durante la fase di estensione del Piano del Parco trovammo che gran parte dell’olivicoltura storica del parco è esposta tra il Nord e l’Ovest, ad altezze che partono dai 200/3000 mt. La ricerca scientifica avviata dal Parco potrebbe dimostrare che in questi ambienti le piante di ulivo hanno più marcatori antitumorali.”_
NECESSITA RESTAURO AMBIENTALE PER GLI ULIVI_
REINNESTO DI SPECIE NON IDONEE_ NO “LECCINO”, SI “SALELLA”
“Ciò impone in olivicoltura operazioni di restauro ambientale, di reinnesto di cultivars non autoctone improvvidamente impiantate ( si pensi alla cultivar Leccino, la più attaccata dalla mosca olearia, messa a dimora proprio nel centro della biodiversità del Parco !!!), che inquinano l’ambiente allevando parassiti. Senza la conoscenza delle relazioni della biodiversità si sono impiantati ulivi ( vedi Licosa) in terreni e microclimi vocati alle coltivazioni dei fichi e viceversa;
l’ignoranza ha condotto ad abbandonare ottime cultivars olivicole (la Salella), che si difendono meglio dalla mosca e dalla siccità, che producono senza alternanze, a minor costo e senza pesticidi e sono facilmente raccoglibili e sembrano presentare negli ambienti autoctoni un ottimo quantitativo di marcatori antitumorali.
La ricerca scientifica attivata dal Parco in questo campo sta cercando di stabilire quanto gli ambienti alimentino le qualità salutari delle cultivar e gli esiti sembrano molto promettenti.”_
SI RECUPERI LA COLTIVAZIONE DEL FAMOSO FICO BIANCO DEL CILENTO IN HABITAT IDONEI
“Un piano agricolo vero per un parco dovrebbe rispettare in agricoltura lo studio dei microclimi e dei microambienti, _ afferma il documento_che consentono solo in aree specifiche del Cilento la coltivazione del fico bianco, che fruttifica e si conserva in aree meno piovose.
Infatti, la piovosità media varia dagli 800-900 mm della costa alle pendici del Monte Stella, ai 1000 mm di Ascea , ai 1400 mm di Vallo della Lucania, ai 1800 mm di Sanza.
Il recupero delle antiche varietà di alberi da frutto del Parco ha lo scopo sia di contrastare l'impoverimento della biodiversità varietale, sia di riprendere e riproporre effetti salutari, sapori e profumi. Si dovrebbe creare una banca dei semi del Parco, partendo dall’esperienza messa a frutto tra Sassano e Teggiano da Nicola Di Novella. Anche l’IMPROSTA (azienda regionale) può assolvere al ruolo di conservare e ripropagare le migliori cultivars adattatesi storicamente ai vari microclimi. (Lo ha fatto per qualche migliaio di piante di Salella, ma può assumere il ruolo di rialimentare la biodiversità produttiva del Parco, visto che in passato produceva 5 milioni di piantine l’anno e ora più nulla.)
A livello comunale vanno istituiti, con contributo volontario degli anziani, i campi collezione, centri didattici di recupero, di raccolta e di moltiplicazione di varietà tradizionali di piante da frutto, che possono sfociare in campi-vivaio, dove le piante possono venire moltiplicate e successivamente valutate, anche da un punto di vista fitosanitario, per un ritorno alla produzione.”
“A San Mauro Cilento abbiamo innestato con antiche varietà locali i peri, i meli selvatici lungo le strade.”
“Questo comporta il consolidamento delle imprese agricole singole e associate, ma è tutt’altro rispetto al sistema dei consorzi di carta che imperversano ( consorzi di valorizzazione DOP, consorzi per il recupero delle integrazioni UE al reddito, consorzi di commercializzazione, ecc …. ).
Ma qual è la struttura tecnica del Parco dedicata all’agricoltura biologica e quali figure tecniche si formano in questa direzione?
Su quali tecnici si può contare per il compostaggio, che è pratica virtuosa per l’agricoltura biologica e per lo smaltimento della frazione umida dei rifiuti?
Su quali tecnici si fonda la gestione delle imprese agrituristiche, visto che l’agricoltura disconnessa dagli sbocchi offerti dal mercato turistico è impensabile nel nostro Parco?”_
Le importanti considerazioni sono tante e torneremo su questo interessante documento a conoscenza di pochi che potrebbe essere di grande stimolo per l’identità e lo sviluppo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
         Effettua una ricerca
        Effettua una ricerca
      







