Da Agropoli l'idea di un comitato anti-borbonico
"Nel 1828 - scrive Giuseppe Galzerano - il Cilento si ribella alla dinastia borbonica e chiede la Costituzione. La rivolta fu domata con torrenti di sangue e nel terrore. Gli insorti furono catturati, subirono processi farsa, patirono anni e anni di galera 'ai ferri', molti furono condannati a morte". A distanza di quasi due secoli da allora nasce da Agropoli nel Cilento, un nuovo movimento di protesta antiborbonico.
Il contesto in cui viviamo è diverso dall'epoca, e coloro che oggi vengono chiamati Borboni, non appartengono alla dinastia che per anni dominò il sud Italia, ma ad una classe politica che secondo gli "antiborbonici", sta sfruttando le ricchezze e le energie del Cilento.
La singolare iniziativa di costituire un Comitato Antiborbonico, nasce dal professore Catello Nastro in seguito alla decisione del Consiglio Regionale della Campania di ridimensionare l'Ospedale Civile di Agropoli.
Nastro, tra l'altro autore del libro "La nuova rivolta del Cilento", scritto con il professore Antonio Infante, in pieno stile risorgimentale, si affida ad un proclama per richiamare l'attenzione dei cilentani e guidarli alla rivolta contro i nuovo Borboni:
"Cilentani! - si legge nel proclama - I rigurgiti dell'antiquato ed iniquo regime sfruttatore delle ricchezze e delle energie del Cilento, i mezzadri politici con miere e mete esclusivamente personali e personalistiche atte ad innalzare se stessi, i loro arrapati rampolli di mezza tacca, la loro clientela nullafacente e prassita, i loro fattori, ignobili individui viventi alle spalle della mezzadria di una classe di lavoratori ancora sfruttata e cullata da insulse sceneggiate, ritornano, ignobili virus, a minare le basi essenziali delle conquiste di un popolo lavoratore che solo nel terzo millennio è riuscito ad ottenere un efficiente luogo di cura qual è l’Ospedale di Agropoli e del territorio circostante. Il Vicerè del Regno borbonico, nobile barone di Vallo della Lucania, ingelosito da novelli masanielli sotto le spoglie di Alfieri di progresso civile e sociale, con investimenti mirati alla rinascita della cittadina capoluogo del Cilento, come anni addietro permisero la distruzione della cittadina di Bosco, parimenti attentano alla sopravvivenza del nostro ospedale.
Cilentani! ‘La nuova Rivolta del Cilento’, democraticamente , culturalmente e pacificamente, è iniziata. Non lasciamo che l’ospedale di Agropoli venga distrutto. Non lasciamo che i principali attori della rivolta vengano incriminati come comuni malfattori. Non lasciamo che i principali attori della rivolta vengano incriminati come comuni malfattori. Non lasciamo che l’erocico Don Bruno faccia la fine del canonico De Luca. Non lasciamo che le manifestazioni assumano, a forza, un carattere violento. Agropoli, che ha visto i suoi destini modificati dagli invasori nel corso dei secoli, non può subire questa mortificazione. Evidenziamo tutti democraticamente e civilmente, la nostra protesta per il più sacrosanto diritto del cittadino: il diritto alla salute.
Cilentani! – conclude il proclama del Comitato Antiborbonico – Unitevi e fate sentire ancora una volta, in coro unanime, il vostro urlo di protesta contro i nuovi Borboni”.
 
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