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“APRI LU RIZZO E DAMME LA CASTAGNA”

📅 martedì 26 novembre 2013 · 📰 CulturaCilento

26112013 castagno
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foto autoredi Marisa Russo | Blog

SALVIAMO I CASTAGNI DAL CINIPIDE GALLIGENO_

DALLA LORO BELLEZZA ALL’ALIMENTO SALUTARE, ALLA SUGGESTIVA SIMBOLOGIA, DALLA COMUNICAZIONE ARTISTICA ALLA PROPOSTA DI UN ANTICO RITO D’AMORE

Collego Arte e Natura, in un richiamo della Bellezza di entrambe che offrono una esaltante qualità di vita, con l’immagine Pittorica di Jean_Pierre Houel che rappresenta la forza architettonica di uno stupendo esemplare di castagno di oltre 3000 anni, che si trova alle pendici dell’Etna, denominato il “Castagno dei cento cavalli”, per la leggenda ad esso legata. Si narra infatti, per la suggestiva grande forma accogliente della base, che avrebbe protetto la regina Giovanna d’Aragona ed il suo seguito durante un forte temporale!!

Nel Canto popolare cilentano, molti sono i simboli, presi dalla propria essenziale cultura agraria, per messaggi di energia erotica, forza anch’essa naturale! Alcuni autori riprendono questa tradizione, in canti “popolareschi”, come il compianto Aniello De Vita che, nella sua canzone “Gnola-gnola”, cita la struttura della “potente” castagna in una forte, naturale, richiesta di amore erotico alla “signora” del titolo, invocando: “apri lu rizzo e damme la castagna”, con chiaro significato! Quel riccio spinoso che protegge il saporito, carnoso, seme ricorda anche le difficoltà da superare per raggiungere il meglio in vari campi.

Le cure e l’attenzione devono forse aumentare per questo albero definito POETICAMENTE da Giovanni Pascoli l’insostituibile “albero del pane”, che dona un alimento, ottima fonte di potassio, magnesio, ferro, manganese e varie vitamine.

E’ tempo di castagne, di questo autunnale prodotto che evoca calde atmosfere di serate accanto allo scintillante camino, avvolti dall’esaltante profumo delle “VROLE”! I termini cilentani delle caldarroste e dei “VA’DDANI”, castagne bollite con la buccia e con un po’ di finocchietto, ricordo, me li gridarono in coro, durante la realizzazione di un mio Progetto sul tema con le scuole di Perdifumo, i ragazzi che furono coinvolti all’osservazione dei castagni, ed a tutto ciò che li riguarda, anche con ricerche di Miti e Leggende ad essi relativi,…….. con quanto entusiasmo seguivano il tutto!!

Mature in Novembre, mese dedicato ai morti, le castagne sono state considerate loro dono prezioso ai vivi, che ricordano anche le realtà nascoste da scoprire, mentre aprono i loro ricci con un taglio a forme di croce per evidenziare la bontà nascosta!

La Natura, nella sua molteplice sapienza, nel mese in cui maggiormente cadono i capelli, offre questo prodotto che riduce anche tale fenomeno con i suoi elementi.

Anche i suoni variano nei castagneti, da quello del Picchio muratore, che ama nidificare tra i suoi rami, al canto notturno dell’Allocco che, attirato dai castagni, fa riecheggiare la sua voce simile alla musica del flauto.

Vasti boschi di castagneti dal profumo tipico si trovano nel Cilento, ma da anni questi alberi sono attaccati dal Cinipide galligeno, l’insetto killer del castagno e, nonostante i Progetti messi in atto dalla Regione Campania, anche quest’anno la produzione è stata limitata con grande danno dei produttori, ma ben se ne accorgono anche i compratori, poiché anche il prodotto messo nel mercato è caro, spesso scadente e molto da scartare!

Bisogna rafforzare le difese per questi importanti alberi, dai semi fondamentali anche nell’alimentazione macrobiotica.

RACCOGLIERLE E CONSERVARLE CON LA “NOVENA”:

Ancora oggi il metodo adoperato per la conservazione delle castagne è quello della curatura, un tempo chiamata, con vocabolo che echeggia una religiosità, “novena” perché durava (non a caso!) nove giorni. La pratica consiste nell'immergere le castagne in acqua, a temperatura ambiente, per un periodo di 9 giorni. A causa della mancanza di ossigeno in immersione, i batteri presenti vengono eliminati e si sviluppano microrganismi che favoriscono una leggera fermentazione.

Possono poi anche essere congelate.

RITUALE DONO D’AMORE:

Marco Terenzio Varrone (I sec. a.C.) nel suo manuale De re rustica menziona la castagna, castanea, venduta nei mercati frutticoli della Via Sacra a Roma. Esse venivano offerte in dono dai giovani innamorati alle donne amate…..magari per cuocerle insieme, “riscaldandosi”, sul fuoco “illuminante” di un camino!

Sarebbe bello riprendere nel Cilento questo rito che, ricordando la qualità anche afrodisiaca della castagna, nell’essenzialità e semplicità del dono, richiami al valore della Natura capace di offrire e “suggerire” il meglio!

opera arperc castagno

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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