LO STUDIO - IL "PERICOLO SISMICO" NEL CILENTO COSTIERO E NEL GOLFO DI POLICASTRO
Gli studi eseguiti finora hanno consentito di individuare e delimitare le aree nel cui sottosuolo si trovano faglie attive in grado di originare terremoti di magnitudo superiore a 5,4i. Nelle immagini della prima figura, a sinistra, sono rappresentati due esempi tratti da INGV: in alto l'area epicentrale dei terremoti del maggio 2012 in Emilia Romagna (M=5,9) e in basso l'area al confine tra Campania, Basilicata e Calabria dove si è originato il disastroso evento del 1857 di M= 7,0.
Nelle due immagini a destra sono riportati stralci della Mappa di pericolositĂ sismica del territorio nazionale INGV. Come si vede dalle figure, nel Cilento costiero e Golfo di Policastro, non sono state individuate faglie sismogenetiche in grado di originare terremoti distruttivi come quelli dell'Emilia Romagna e del 1857. I terremoti avvenuti recentemente nel Cilento e Golfo di Policastro evidenziano la presenza, nel sottosuolo, di faglie attive.


Nel Cilento costiero i terremoti avvenuti hanno avuto magnitudo massima intorno a 4; nel Golfo di Policastro si ebbe un terremoto di magnitudo superiore a 5 nel 1982, in mare, tra Maratea e Praia a Mare. Le sorgenti sismiche che hanno causato danni lievi ai manufatti sono quelle dell'area epicentrale del sisma del 1857 e dell'evento del 1982 tra Maratea e Praia a Mare. L'immagine a sinistra della seconda figura illustra gli effetti macrosismici del sisma del 1857 che nel Cilento costiero variarono tra 5 e 7. L'immagine a destra illustra gli effetti macrosismici del sisma del 1982 che nel Cilento costiero variarono tra 4 e 7 mentre nella zona di Maratea raggiunsero il valore di 7-8. In base ai dati disponibili e alle conoscenze strutturali si evidenzia che il Cilento costiero e la Basilicata tirrenica sono stati interessati da effetti macrosismici massimi variabili tra 7 ed 8. Gli effetti locali di un sisma, oltre che dalla vicinanza e dalla "potenza" della sorgente sismica, sono strettamente dipendenti anche dalle caratteristiche geologico-tecniche locali e dal tipo di manufatti interessati dalle sollecitazioni sismiche. Le sorgenti sismiche più pericolose per il Cilento costiero sono ubicabili nel Golfo di Policastro dove, in base alle conoscenze acquisite sono possibili eventi di M<5,4 e nell'alta val d'Agri-valle del Melandro dove sono possibili eventi con M fino a 7,0. Nel Cilento costiero si ha una sismicità di bassa magnitudo, che possiamo definire indotta dalle deformazioni attive che attualmente interessano la parte centrale della catena, che testimonia la complessiva stabilità tettonica del Cilento. Quest’area, infatti, non è caratterizzata da faglie crostali attive in grado di causare sismi di elevata magnitudo (M>5,5). Si ricorda che le faglie attive sismogenetiche in grado di generare violenti terremoti (dal X al XI grado MCS) si trovano più ad est, tra Balvano e Lioni (sisma del 1980), nei pressi di Caggiano (sisma del 1561), tra il Vallo di Diano e l’alta val d’Agri (sisma del 1857) e da Lagonegro alla Valle del Crati e la Sila. Eventi sismici di elevata magnitudo come quello del 1857 potrebbero causare sollecitazioni ai manufatti più preoccupanti di quelle indotte dai sismi che si possono originare nella crosta al di sotto del Cilento costiero.
CONCLUDENDO, NELLA FASCIA COSTIERA AL DI SOTTO DEL CILENTO E DEL GOLFO DI POLICASTRO, IN BASE ALL'ASSETTO STRUTTURALE FINO AD OGGI RICOSTRUITA E ALLA STORIA SISMICA DEGLI ULTIMI 2000 ANNI, NON SI POSSONO GENERARE SISMI IN GRADO DI ARRECARE DANNI SIGNIFICATIVI (DALL'OTTAVO GRADO MACROSISMICO IN SU) ALL’AMBIENTE ED AI MANUFATTI.
Franco Ortolani







