Per Madre Antonietta Farani (1906-1963), la suora del perdono e dell' Ave Maria, pellegrina dell'Amore, i cui genitori Giuseppe Farani e Raffaella Milito erano di Sapri, si attende il dono d'un miracolo per la Beatificazione. La fama delle sue virtù si propagò subito dopo la sua morte, e San Giovanni Paolo II ne proclamò l'eroicità il 13 giugno del 1992. La Venerabile italo-brasiliana (nella foto), prima di diventare suora ha perdonato, e, da religiosa, ha sparso perdono, imitando Gesù! La Superiora generale delle Passioniste, dopo la sua morte, affermò: " Suor Antonietta è stata la grazia più grande concessa da Dio alla fondazione del Brasile!".
Visse una fanciullezza serena ed agiata fino ai sei anni d'età; poi, dopo la morte prematura del padre, titolare d'un commercio ben avviato, la sua famiglia fu ingannata dagli zii paterni, con la complicità di avvocati consenzienti, e patì la miseria. La mamma Raffaella, dignitosa e forte, non si lasciò comunque andare. Antonietta entrò un giorno nella casa degli zii Angelica e Nicolino e donò loro il suo perdono. Tornando a casa, alla madre che non aveva perdonato i suoi parenti, disse: " Mamma, oggi ho sperimentato il Paradiso, il Paradiso del perdono!". Questa la sua storia, che Vi racconto, animato dalla passione di cronista, sicuro che Vi commuoverà.
Divenuta maestra, comincia ad insegnare a 15 anni, sostenendo economicamente la famiglia. Ripreso in mano il problema della proprietà, torna in possesso degli immobili, ricavandone una discreta somma. Rinunziando ad alcune, buone possibilità di matrimonio, inoltre, decide di diventare suora Passionista. A 20 anni, inizia la vita in convento. Le vengono affidati incarichi di responsabilità che ricoprirà dal 1929 fino alla morte. Nel mese di maggio del 1963, è eletta Superiora provinciale. Un tumore maligno al cervello, però, la rende completamente cieca e la conduce alla tomba il 7 maggio dello stesso anno.
La devozione al Crocifisso dà il tono alla sua dimensione spirituale. Come maestri, prende San Paolo della Croce e San Gabriele dell' Addolorata. Così scrive alla mammma, dopo essere entrata da poco in convento: " Stabilirò la mia dimora sul Calvario, abbraccerò la Croce, là passerò i miei giorni!".
Assiste i moribondi, come una dolce madre e sorella; addirittura, veglia da sola, prima della sepoltura, i morti abbandonati.
La chiamano anche la suora dell' Ave Maria. La vergine Maria, che lei amava, diffondendo la sua devozione con tutti i mezzi, era, infatti, parte della sua vita.
Questa giaculatoria le piaceva in modo speciale: " Gesù, che tanto mi ami, fà che io ti ami sempre più!".