Vernissage ANTONIO D’ACUNTO al VINILE - SALERNO
Forme avveniristiche ed arcaiche che plasmano la materia
SALERNO – Un sax di terracotta smaltata e vinili in creta per l’installazione dell’artista Antonio D’Acunto, ispirata al Vinile- Cibo Vino Musica, il locale nel cuore della city cittadina, che si conferma sempre più punto di riferimento per gli appassionati di jazz. Il maestro ceramista sarà protagonista domenica 8 marzo alle ore 18 del nuovo vernissage di Parète – Artisti al Muro, il segmento del Vinile dedicato all’arte, con un cartellone delle mostre promosso in collaborazione con la Fornace Falcone.
Forme avveniristiche e arcaiche al contempo con la propensione a dare luogo ad una zoologia fantastica, archetipica, emblematica. L’opera d’arte diventa un’impronta tangibile che nasce dalle mani sensibili del genio di D’Acunto, artista di Vietri sul Mare, classe 1964, che svolge l’attività di vasaio presso il suo laboratorio di ceramica a Molina di Vietri. Allievo del maestro Carmine Carrera, ha partecipato a varie mostre collettive in Italia ed in Europa, tra cui la mostra “Tauromachia” nel 2008.
La forza della simbologia degli animali di D’Acunto pervade la materia e si estrinseca nella figura del cavallo, con il suo universo immaginifico, che ricorda il bucefalo di Alessandro Magno, esemplare mitico, indomito e regale. Le luci degli smalti si infrangono lungo le linee del dorso curvo, sinuoso. La sperimentazione cromatica diventa metafora del sogno, ma anche specchio di luce e dell’anima. Il cavallo di D’acunto si snatura fino a suggerisce una doppia interpretazione: l’equitazione che, attraverso la tecnica, si fa arte, mentre il tatto equestre nel contatto con l’animale si associa alla mano creatrice di un fine “vasaio”. L’arte diventa, così, attraverso le sue diverse sfaccettature, sublimazione dell’amore. Il ceramista affonda nell’argilla e porta in superficie la vita: una vita plasmata dalla materia, divenendo parte di essa, essenza. D’Acunto narra il suo mondo onirico, il suo mare popolato di strani animali, luoghi incantati, componendo partiture puramente immaginative e sognanti, risolte nei termini di un linguaggio di belle invenzioni formali e del tutto estranee alle contaminazioni esistenziali.
Di seguito il link di un video che mostra il maestro al tornio:







