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Montecorice, fra passato e presente

📅 domenica 8 marzo 2015 · 📰 CulturaCilento

08032015 pierpaolo piccirilli
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foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

Il Comune di Motecorice (da “Monte dei corvi”) negli ultimi decenni ha cambiato radicalmente la sua immagine. Tante sono le costruzioni sia sul litorale che nell’area interna. Una sorta di tentativo di conservazione urbanistico-strutturale è prioritariamente riscontrabile nell’entroterra. Agnone, oltre ai mutamenti accennati, legati anche alla fascia costiera complessiva, si è dotata di una adeguata realtà portuale. Le località interne del Comune di Montecorice conservano ancora intatti i loro centri storici e le loro tradizioni. Apriamo una finestra sul passato: La denominazione “Montecorice”, compare nei documenti storici per la prima volta poco dopo il mille, nel 1034 nella dizione "Mons coraci de Cilentum" per poi rifiorire nel 1043 per fornire indicazioni intorno la Chiesa di Sant'Angelo ubicata sul monte detto “dei Corvi”; tale chiesa fu donata da Guai Mario e Giusulfo, principi longobardi di Salerno, al monastero di Sant'Arcangelo di Perdifumo. Verso la fine dell’ XI secolo la Chiesa intitolata a Sant'Angelo era già cenobio e si arricchiva della presenza di quattordici nuclei familiari alle sue dipendenze dediti alla coltivazione dei suoi appezzamenti terrieri. Nel 1083 fu riconosciuto come "Obedientia" di Sant'Arcangelo. Nel 1634 la peste determinò la fine del Borgo dei Montanari e la decimazione degli altri centri dell'allora comune di Ortodonico.

“Le campagne circostanti, ancora coltivate in parte, erano l’unica fonte di guadagno, insieme ad un mestiere oggi in via d’estinzione: la lavorazione dello sparto, dal quale si ottengono corde resistentissime, i libani, utilizzati per la pesca. I piccoli appezzamenti di terra sono sede di una antica ed interessante edilizia rurale, frutto della libertà goduta dai coloni nei secoli passati: essi potevano costruirsi una casa col diritto di successione. Infatti nella zona vigeva da tempi remoti un particolare contratto agrario, il pastinato, introdotto dagli abati del Monastero di Sant’Angelo di Montecorice. Quivi, ad opera soprattutto dell’abate Pietro Pappacarbone, nell’XI secolo, era stata applicata integralmente la riforma monastica di Cluny voluta da Gregorio VII. Il termine pastinato deriva dal latino pars-donare, cioè donare una quota di terra. Con alterne vicende questo tipo di contratto è rimasto fino ai giorni nostri ed il significato riaffiora nel termine dialettale parzunaro che indica il colono a mezzadria. Il lungimirante abate aveva intuito che una riforma era possibile solo se avesse tenuto conto della realtà socio-economica in cui doveva essere applicata. Egli portò questo Monastero ad un alto grado di prosperità spirituale e materiale” (Emilio LA GRECA ROMANO, Antonio DI RIENZO, Amedeo LA GRECA: I Borghi del Cilento, Cilento Ricerche 1985).

L’area comunale di Montecorice si distingue per la notevole ricchezza naturale. Molto noto è il bosco sito in località Ripe Rosse con una estensione di circa 100 ettari coperta in prevalenza da pini d'Aleppo. Suggestiva da qui si presenta la paronimica del Tirreno e della verdeggiante distesa naturale incontaminata.

Le frazioni mantengono gelosamente la tipica struttura medioevale, accentrando la struttura ecclesiale o nobiliare alle dimore degli abitanti. Suggestivi si rivelano alcuni vicoli dei borghi interni obbligatoriamente percorribili dai soli pedoni. Di pace poi si costituisce, distante dal periodo estivo, l’amena Agnone, adagiata sulla costa cilentana, a un tiro di sasso dalla marina di Acciaroli. Qui, a breve tratto, si scorge, opponendo lo sguardo alla marina di “Laczarulo”, la pittoresca insenatura di San Nicola ai piedi delle protettive “Ripe Rosse”. Lungo i torrenti che solcano il territorio comunale (Rio Lavis e Rio Roviscelli) si scorgono ancora i ruderi di numerosi mulini ad acqua; e sulla collina che sovrasta Montecorice domina, quasi intatta, la struttura di un vecchio mulino a vento, che testimonia la passata ricchezza nella zona gestita dal Monastero di Sant’Angelo. I ruderi di esso si possono ancora scorgere presso alcuni casolari in località “Madonna delle Grazie”.

Qui, fra questa rosa di frazioni, costituita da Agnone, Ortodonico, Cosentini, Zoppi, Case del Conte, Rosaine e San Nicola, si può andare per Musei e Monumenti. Meritano attenzione due strutture storiche il “Palazzo Marchesale” e la “Torre di Ortodonico”. La tappa obbligata è poi quella del Museo della Civiltà Contadina. Museo ubicato nel centro di Ortodonico, nelle immediate vicinanze della Torre Medievale. “Il Museo, riferisce il Sindaco Piccirilli, è nato nel 1975 ed è ubicato in un antico frantoio, il museo descrive la vita quotidiana delle genti del Cilento, attraverso i loro mezzi di lavoro e sopravvivenza. Gli oggetti esposti sono in sezioni che visualizzano i diversi aspetti del mondo contadino, i vari cicli produttivi, i costumi, le tradizioni, il folclore e la religiosità. I cicli produttivi meglio rappresentati sono quello della trasformazione olearia e quello della sistemazione e coltivazione dei terreni collinari impiantati ad oliveto. Degno di nota è il progetto di coordinamento tra i 4 musei rurali del Cilento (Ortodonico, Morigerati, Moio della Civitella, Roscigno) che ha come scopo l'organizzazione di una singolare iniziativa, denominata La Via degli Antichi Sapori, volta alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse umani e culturali…” Il tratto di strada che lega Fornelli a Cosentini presenta poi un’altra preziosità storica, si tratta dell’antica Chiesa Madre di San Salvatore di Socia del XII secolo. Si rappresenta centro di spiritualità delle frazioni del Comune di Montecorice che formano la Socia (Fornelli, Ortodonico, Zoppi e Cosentini) ed è sede della più antica Confraternita del Cilento fondata nell’anno 1577. I quattro borghi, se pure ovviamente hanno perso oggi l’unitarietà amministrativo-religiosa, secondo la logica della organizzazione della società remota, conservano ancora, comunque, una forte omogeneità religiosa formando un’unica parrocchia.

Ma, dopo questo tuffo nel passato, prendiamo la via della casa comunale e incontriamo il Sindaco. Pierpaolo Piccirilli, classe 1969, svolge la professione di avvocato nelle materie civilistiche e commercialistiche, dal maggio 2012 è il Sindaco del Comune di Montecorice. Un tocco di originalità, occorre riconoscerlo, ci ha colti, con gradevole sorpresa, quando questi si dispone con l’indirizzo di saluto alla cittadinanza, negli spazi on line riservati all’amministrazione. Mentre si delinea col proposito di una salutare intesa dialogica con i suoi conterranei si sente, infatti, sollecitato a un colloquio ancor più diretto e confidenziale e, certamente più efficace, sul suo profilo facebook. “Tutto nasce ovviamente, precisa il Sindaco, dal bisogno, in una minuta realtà come la nostra, di far sentire il cittadino sempre più vicino alla sua istituzione ottenendo in maniera diretta ed immediata tutta una serie di informazioni sulla gestione dell’Ente e sull’organizzazione dei vari servizi..” L’attuale Consiglio Comunale si costituisce di un folto schieramento di maggioranza: Pierpaolo Piccirilli, Francesco Russo, Domenico Petillo, Rinaldo Maffia, Giancarlo Carmine Margarucci, Gianni Funiciello e di un paio di membri di opposizione: Ivan Chiariello e Raffaele Del Mastro. Il Comune di Montecorice dista dal capoluogo regionale campano 126 Km e 70 Km dall’Autostrada Salerno – Reggio Calabria, uscita Battipaglia. Si arriva in questo paradiso dalla costiera cilentana anche tramite il percorso della Strada Statale n° 267 a circa 3 Km dalla marina di Agnone.

Il Comune, con riferimento precipuo alla località costiera, vanta il ripetuto conferimento della Bandiera Blu d’Europa. Il riconoscimento più recente, legato alle verifiche del 2013, attesta la qualità del mare, delle spiagge e dei servizi diffusi in tutta l’area di pertinenza.

Il monitoraggio dettagliato condotto dall’ARPAC, ( Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania), ha fornito una classificazione complessiva di assoluta eccellenza in tutte le aree di balneazione del comprensorio di Montecorice: da Radice molo sottoflutto a 200 metri su Rio Lavis (Agnone), da 200 metri sud Rio Lavis a 200 metri nord Punta Zamaro (Punta Capitello); da 600 metri est Porto San Nicola (Tempa Rossa), da Rio dell’Arena a Lo Scoglio (Vallone Arena).

Attualmente, in prossimità della stagione estiva, l’amministrazione del Comune di Montecorice è attivamente impegnata nella gestione dei lavori di adeguamento infrastrutturale ed attrezzaggio del porto di Agnone, nelle eliminazione urgente delle condizioni di pericolo lungo il tratto di costa tra l’abitato di Agnone ed il Porto, nella messa in sicurezza delle caldaie degli edifici scolastici e della sede comunale, nella disposizione della estumalazione ordinaria e nella traslazione dei resti mortali da eseguirsi nel cimitero comunale di Montecorice. Queste e altre attività, di spessore ancora più ampio ed eventualmente di maggiore interesse, segnano il governo di Montecorice; la borgata che oggi, nel volgere della Quaresima, scandisce il suo tempo di pace fra cortili e androni, mentre resta depositaria della ricchezza di modelli culturali e peculiarità colme di memorie.

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